Bosso Rita

Una foto racconta (19). Mario di Frontone

di Rita Bosso

 

Statevi zitti, per favore! È da ieri che questa foto mi perseguita, emersa da un sito che non conoscevo. Sapete, io non capisco nulla di fotocamere, di obiettivi e di tempi di esposizione, avrei bisogno di qualche minuto di silenzio per riflettere, per comprendere il motivo di questa fissazione.
Sarà per la cromìa ridotta all’osso, un “brigio” sintesi del grigio dei basoli e dei beige e marrone di abiti, faccia e porte? Sarà per il bianco accecante della calce, data con precisione dalla base e sino ad “altezza d’uomo” (anche se la calce viene data dalle donne), non ancora aggredita dalla riga verde di umido? Sarà per la manona di Mario che batte il tempo sulla coscia, o per quelle tre rughe profonde, o per l’espressione quasi accigliata sfoggiata adesso che non c’è nessuno in giro?
Vorrei capire ma voi continuate a vociare, a distrarmi.

Ti sento, Maria; sei seduta dietro agli scuri della tua stanza da letto, al 43 di corso Carlo Pisacane già corso Principe di Napoli già corso Farnese; reciti filastrocche, ricordi aneddoti. Sai raccontare, tu, e hai una voce trillante, giovane; morirai centenaria senza aver conosciuto il tono grave della vecchiaia. Non mi sono mai stancata di ascoltarti però adesso avrei bisogno di una piccola pausa, giusto il tempo di soffermarmi su questa fotografia; niente da fare, tu racconti e racconti e racconti.

Due porte più avanti stai tu, Anna, seduta sulla sedia messa di traverso, il tuo trono, che ti consente di sostenere schiena e braccio sfruttando, rispettivamente, il muro e la spalliera; con la tua voce placida mi spieghi che ti chiamano “Anna Pappetta” perché continuavi a chiedere la pappetta anche quando eri grandicella; e ridi, di una bella risata grassa. Appoggiato al muretto tuo marito Colonnello fa finta di tenere d’occhio il suo gozzo blu ormeggiato al piano di sotto, in realtà non si perde una sillaba. Tuo figlio Peppino, affacciato alla finestra del mezzanino, sorveglia i movimenti del porto. Anna, a te che non sei permalosa posso chiederlo: chi ha avuto la geniale idea di appioppare ai tuoi figli il nomignolo di “fratelli Saddam”? Riuscire a sintetizzare in due parole la placidità orientale, il colorito olivastro, la rotondità, il narghilè perennemente acceso: è un marchio DOC o DOP? Come dici, non sai cosa significhi marchio DOC e DOP? Non sei la sola a non saperlo, Anna cara; ha a che fare con la Staggione, con la Reggione, concetti troppo difficili per me e per te. Neanche tu vuoi saperne di tacere, di “mutarti” come dicono gli alunni in DAD.

Figuriamoci se “Mutati!” potrei dirlo a te, Mario. Sei sempre il primo a salutare, ossequioso, cordiale, con la tua voce cavernosa. Parli sempre in italiano, se hai una bottiglia in mano è perché il vino buono è quello con le tre effe (Fieno-Faraglioni-Frontone) e tu, non a caso, sei Mario di Frontone. Altra Doc, ma di quella vera.

***

Nota della Redazione:
Una foto può essere un contenitore di ricordi, emozioni, momenti di vita.
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