Confino Politico

2021. Ottant’anni dal Manifesto di Ventotene (1941-1981)

di Tonino Impagliazzo

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Quest’anno si celebra l’ottantesimo anniversario della pubblicazione del Manifesto di Ventotene “per un’Europa Libera e Unita”. Il Manifesto, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con il contributo di molti intellettuali durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, venne pubblicato clandestinamente per la prima volta nel 1944 da Eugenio Colorni che ne scrisse personalmente la prefazione.
E’ oggi considerato uno dei testi fondanti dell’Unione Europea.
Tonino Impagliazzo ricorda, in due puntate, i momenti in cui venne elaborato e alcuni passaggi importanti degli anni successivi scaturiti dalla sua diffusione.
la Redazione

 

Il  Documento  

Il progetto “per un’Europa Libera e Unita”, ben presto chiamato Manifesto di Ventotene costituisce una delle guide politiche più lucide negli anni della lotta al nazifascismo nel percorso della ricostruzione repubblicana e sarebbe diventato, poi, uno dei testi sacri del “federalismo europeo”

Gli autori del Manifesto, Spinelli, Rossi e Colorni, vollero raccogliere le proprie riflessioni sul futuro dell’Europa del dopoguerra ed orientarono il loro progetto al rilancio di un’Europa nella forma federale, includendo coraggiosamente la limitazione delle sovranità nazionali perché ogni sinedrio meramente  diplomatico di stati sovrani avrebbe incluso un ritorno di fermento ai temi della nazionalità e della patria  che avevano determinato in Europa il ritorno a nuove guerre, alla dissoluzione dell’equilibrio sociale ed alla instabilità economica.

Nel 1941, nel confino di Ventotene, maturò una sola via d’uscita dalla tragedia ricorrente del vecchio  continente: superare l’idea della sovranità nazionale e avviare la costituzione di un‘ Europa federale tra le nazioni europee.

Il carattere della lotta civile (partigiana), assunto dall’ ultima guerra mondiale in Europa, ha visto consolidarsi l’unione delle forze vincitrici e delle nazioni vinte, introducendo quel processo analogo con cui  l’America, dopo la guerra di secessione, costituì l’unità federale.

Sarà  Ernesto Rossi, nel momento più drammatico della guerra incombente, a far notare:
– che la via sarà probabilmente assai più tortuosa;
– che vi saranno abbozzi di “legami federalisti” fra i vari stati e tentativi contrastanti  per superare le sovranità nazionali;
– che la rinuncia alle colonie fasciste e prefasciste dovrà essere la linea nuova della politica estera
– e che la battaglia contro tutte le indulgenze al protezionismo o alle autarchie economiche dovrà considerarsi la nuova frontiera del federalismo europeo.
Il documento (Il Manifesto) segna la fine del comunismo e del culto dello Stato di cui si era nutrita tragicamente la storia e propizia il ritorno alla democrazia, alla libertà ed alla tolleranza.

Le parole di Umberto Terracini nella lapide ai quartieri dei confinati antifascisti in Ventotene ricordano le virtù umane e civili di coloro che, accettando lo spirito del perseguitato sotto la dura repressione del regime autoritario, resero dignità alla Repubblica ed alla democrazia restaurata.

La  diffusione  del  “Manifesto”  

Il testo del Manifesto è il risultato di un ampio dibattito, durato alcuni mesi, con Eugenio Colorni  e la moglie Ursula Hirschmann nella casa  che affaccia su Piazza Castello, con Ernesto Rossi  tra i fondatori e principale animatore del Circolo “Giustizia e Libertà” dislocato in via Roma (adiacente al Bar dei confinati) e del “Partito d’Azione”, e con  Altiero Spinelli che, nel 1927 condannato a dieci anni di carcere e poi al confino politico,  venne  liberato nel 1943 mostrandosi lucido sostenitore del federalismo europeo.

Ventotene, 1940 – I padiglioni dell’ex Città confinaria

Ventotene 1942 – Altiero Spinelli con le sorelle Gigliola e Fiorella

 Ventotene 1940 – Eugenio Colorni ed Ursula Hirschmann con le figlie Silvia e Renata

Ventotene – il portone d’ingresso della casa ove abitava Colorni

Nell’anno 1937 Altiero Spinelli  uscì dal PCI, dopo una tormentata riflessione sull’ esperienza dello Stato sovietico. Attraverso la lettura di Alexander Hamilton (uno dei padri fondatori della Costituzione Americana del 1787) e dei federalisti contemporanei (Luigi Einaudi e Lionel Robbins) e  dei teorici moderni della “ragion di Stato”, approdò al “federalismo Europeo”.  Per questa idea si impegnò fino alla morte avvenuta in Roma il 23 maggio 1986.

Il Convegno di  Milano del 1943  e la nascita del  MFE (Movimento Federalista Europeo)

  1. Spinelli ed un nutrito gruppo di federalisti clandestini, nell’anno 1943 fondarono a Milano (casa Rollier) il MFE, che sviluppò la sua azione politica a partire dalla resistenza dopo l’ 8 settembre 1943, rimanendo sotto la guida di A. Spinelli (fino anni settanta) e poi di Mario Albertini fino alla morte (1997)

Il MFE, grazie alle sue capacità di analisi della problematica della “unificazione europea” ed alle capacità pratiche di mobilitazione dell’ opinione pubblica e delle forze politiche ed economiche-sociali interessate all’unità europea, svolse un ruolo indiscusso di leadership sul piano sovranazionale  della lotta per la costruzione dal basso dell’unità europea.

Milano 1943 – Rossi, Spinelli e Einaudi

La Relazione di Norberto Bobbio, tenuta a Milano il 21 ottobre del 1973 in occasione del 30°  anniversario del MFE, traccia un inquadramento di eccezionale lucidità delle tesi elaborate dal MFE nell’ambito del dibattito politico e culturale della resistenza.

Norberto Bobbio, nella sua relazione, ha soprattutto ricordato che l’idea della federazione europea si trasformò con A. Spinelli per la prima volta in un concreto programma politico. In altre parole istituì un nesso organico fra una chiarificazione teorica, estremamente lucida e di grande respiro e le precise indicazioni strategiche ed organizzative che guidarono l’azione del movimento politico, per giungere al federalismo sovranazionale. In sintesi, vengono recepite le tesi fondamentali del socialismo liberale di Carlo Rosselli, le tesi socialiste, chiarite ed integrate in modo magistrale dall’introduzione di Eugenio Colorni e quelle democratiche (nella versione della socialdemocrazia e del Pci) le quali imposero al documento la base ideologica diretta e indiretta della spinta emancipatrice e universalistica  dell’illuminismo.

Dichiarazione  di  Schuman  (09-05-1950)

La  Dichiarazione di Schuman del 1950 costituisce  un primo documento nel processo di “unificazione europea” sviluppatosi sulla base delle Comunità Europee, scegliendo il metodo dei piccoli passi attraverso successive conferenze intergovernative .

In realtà Schuman, con questa Dichiarazione, seppur contiene alcuni embrioni federali, concesse  eccessivo spazio alle resistenze delle classi politiche nazionali e pose sotto l’ombrello della classe politica dei governi la “Costituzione degli Stati dell’Unione”.
Sulla base  di questa prima opzione e sotto l’ombrello del protettorato politico-militare americano al tempo stesso, si sono ottenuti alcuni risultati politici (di seguito descritti in maniera sintetica) e siamo giunti fino allo storico passaggio della “Moneta Unica Europea”.

L’elezione di Spinelli al Parlamento Europeo.

Spinelli nel 1976 fu eletto al parlamento europeo come rappresentante del  parlamento italiano e il 14 febbraio 1984, con le prime elezioni a suffragio universale e dirette, ottenne il miglior risultato dell’azione da Lui condotta nel Parlamento Europeo, con  il voto dello stesso parlamento, a favore del “Progetto di Trattato che istituisce l’Unione Europea”.

Il ritorno a Ventotene

Spinelli ritorna a Ventotene nel 1978, con un gruppo di federalisti e dirigenti del MFE, per dibattere e selezionare la scelta più idonea in previsione delle prime elezioni europee a suffragio universale. C’era da scegliere se il  movimento dovesse rimanere “movimento di opinione”, diventare un partito politico o associarsi ad un partito già presente nel Parlamento italiano. Il dibattito si svolse nel salone centrale dell’edificio scolastico  comunale, in via degli Ulivi, e prevalse  la linea di rimanere  “movimento federalista”.

 

[2021. Ottant’anni dal Manifesto di Ventotene (1941-1981) (continua)]

 

2 Comments

2 Comments

  1. vincenzo

    12 Marzo 2021 at 18:06

    Caro Tonino, certo per la piccola isoletta è un onore e un orgoglio tenere a battesimo il sogno dell’Europa Unita.

    Ma la costruzione reale – non quella teorica, ideale e socialista scritta nel Manifesto di Ventotene – è stato un vero esperimento portato avanti e finanziato da personaggi che avevano fini, ideali e interessi opposti a quelli socialisti.

    Il risultato lo abbiamo sotto ai nostri occhi.

    Spero che tu voglia mettere in luce, continuando il tuo discorso, del tradimento del Manifesto di Ventotene. L’Europa sognata a Ventotene non è l’Europa della Troika.

  2. Tonino Impagliazzo

    16 Marzo 2021 at 20:14

    Vincenzo,
    l’ idea di “Federazione” trova origine nel pensiero Illuministico (periodo di radicale e violento sconvolgimento sociale, politico e culturale – occorso tra il 1789 e 1799) e trova la sua prima attuazione nella Costituzione degli Stati Uniti d’America (ratificata nel 1779, che definisce i poteri, le clausole del commercio, le milizie statali e le relazioni tra gli stati) .
    Nel 1941, Spinelli, Rossi e Colorni, durante il confino politico nelle isole, superando il pensiero Leninista sovietico e maturando l’idea di una “Federazione Democratica degli Stati Europei” integrarono il documento (Manifesto di Ventotene) con i valori della “sussidiarietà e della complementarietà“ come obiettivo politico primario.
    Carissimo, in un mondo sempre più globalizzato non saprei immaginare una soluzione dei problemi planetari con il ritorno alle autonomie delle piccole territorialità.

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