Ambiente e Natura

Epicrisi 321. Del Covid che prima o poi andrà via

di Enzo Di Fazio

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Il mio pettirosso, sì… quello che ogni anno viene a “villeggiare” da me da novembre fino a marzo inoltrato, sembra non preoccuparsi per niente della terza ondata della pandemia.
Ogni mattina saltella di qua e di là passando dai rami dell’ulivo a quelli del lentisco e del mirto per tuffarsi, poi, a capofitto tra le cortecce che ho distribuito sotto un solanum rantonnetii (il nome me l’ha suggerito l’amico botanico Sandro), un arbusto nato e cresciuto spontaneamente che si sta preparando ad una rigogliosa produzione di innumerevoli fiori viola.

Va lì dopo che una coppia di merli, per cercare cibo, ha messo disordine là dove il giorno prima mia moglie aveva pulito e messo ordine.
Il pettirosso cerca con pazienza e con speranza, tra la terra rimossa, dei vermetti come, mentre scrivo, sto facendo io nel cercare tra gli articoli pubblicati nella settimana appena trascorsa quelli che riguardano Ponza e che possano darmi uno spunto per costruire questa epicrisi.

Per la verità non ce ne sono molti ma abbastanza per poter dire che la settimana dell’isola è ruotata tutta intorno alla pandemia che con le incursioni improvvise che la caratterizzano e le paure che si porta dietro, ha pervaso la quotidianità della nostra comunità entrando nei pensieri e sotto la pelle di tutti. E a farne le spese c’è anche San Silverio dei pescatori al quale per la sua festa alle Forna, ricorrente nell’ultima domenica di febbraio, si è potuto tributare solamente il doveroso saluto dei fornesi e delle autorità.


C’è grande preoccupazione per i tanti casi di contagi che si sono verificati negli ultimi 15 giorni e c’è il timore che il virus possa ulteriormente diffondersi. Ma qualcosa di buono non manca. Non dobbiamo disperare.
La situazione è all’attenzione degli amministratori i quali, pur muovendosi tra le immancabili polemiche politiche, qualcosa stanno facendo per evitare il disastro.
Dopo le prime vaccinazioni effettuate l’1e il 2 marzo  agli ultraottantenni, agli addetti ai lavori ed ai soggetti a rischio, è partita la richiesta alle autorità sanitarie governative, regionali e provinciali di effettuare una vaccinazione di massa, e  di farla sulle isole prima che inizi l’estate (l’azione è portata avanti assieme al sindaco di Ventotene)


Molto dipende dalla disponibilità di vaccini e dalla possibilità di effettuare la vaccinazione anche presso gli ambulatori medici.
A livello nazionale ci si sta muovendo in questa direzione. E’ di ieri la notizia (la riprendo da Repubblica) che sette milioni di vaccini arriveranno in Italia entro marzo e ad aprile, con la prima fornitura di Johnson & Johnson saranno 30 milioni. Per la somministrazione ci si avvarrà della Difesa e della Protezione Civile per arrivare anche nei piccoli centri.
Questo sotto l’aspetto operativo, con un contributo qualificato del dottor Francesco Carta sulle cure che vengono praticate e sui medicinali somministrati (nel commento al suo stesso articolo).
Ma sotto l’aspetto emotivo cosa accade in un ognuno di noi quando questo maledetto invisibile nemico si insinua tra le persone che conosciamo, i nostri cari, fino ad arrivare alle persone con cui abbiamo contatti quotidiani?
E’ innegabile che il virus ci ha cambiato la vita, imponendoci molti limiti tra i quali i più sofferti, dal punto di vista umano, sono sicuramente l’impossibilità di stare insieme, l’incontrarsi come prima, lo stringersi la mano o l’abbracciarsi


Sarà sempre così? No, sono sicuro di no, perché credo nella ricerca e nella capacità umana di risollevarsi. E’ già successo; e tante volte da quando abbiamo cominciato ad abitare questo mondo.
La pandemia ci ha riservato tanti cambiamenti, costati il più delle volte sacrifici, ma forse ci ha dato la possibilità di ritrovare anche alcuni valori perduti, come ad esempio quello di ricominciare a parlare con i figli costretti alla clausura tra le proprie mura di casa (per chi ce li ha ancora attorno) recuperando il ruolo della famiglia.
Altro valore importante che sta emergendo è quello dell’amicizia cui spesso si accompagnano la forza e l’esternazione del pensiero, cose che trapelano dal racconto che Francesco Carta, da uomo e da medico, fa delle sue esperienze quotidiane
Toccante  quello che dice Francesco di Nicola che, ammalato di Covid, pensa che non potrebbe farcela e si preoccupa di cosa scrivere per il commiato da lasciare ai familiari
Non c’è nulla da fare, là dove sta passando il Covid rimane paura, sofferenze, a volte anche morte, ma rinasce la solidarietà. E poi sta accadendo, quasi in tutti, un’altra cosa. Sarà la solitudine, sarà il tempo che si ha a disposizione, sarà la paura del futuro per cui per allontanarlo si pensa al passato, ma accade spesso che riaffiorano i ricordi che, selezionati sempre tra quelli belli, si traducono in un sostegno al presente ed un riempimento, come fanno anche le letture, del vuoto che spesso lo caratterizza.


Un esempio viene fuori dal bellissimo diario di bordo di Martina (1) e (2) che durante l’isolamento scelto per rispetto del prossimo, ritorna nella casa dei nonni paterni e riscopre, grazie ai mandarini che trova nella spesa che le ha procurato la zia com’erano quei luoghi con il portone di legno staccato due dita da terra e il braciere acceso al centro della stanza in cui la nonna buttava una scorsa di mandarino per profumare l’ambiente.
E’ ricco di particolari il diario di Martina con riferimenti al momento attuale, fatto di incertezze, attese (le vecchiette che aspettano di vaccinarsi) e volontà di riscatto, ma anche di bellezze come la vista su Palmarola e i tramonti dell’isola.

Non a caso ho citato la bellezza che ricorre spesso nelle cose che proponiamo e che, inevitabilmente, utilizziamo concettualmente come pietra miliare per difendere il nostro patrimonio naturale da saccheggi e speculazioni.
Ed il Covid con i fermi imposti spesso ci porta a contemplare la bellezza, concetto che può essere percepito in maniera diretta, immediata, semplice come succede a me con il pettirosso o, elaborato, come fa Sandro, attraverso un processo di avvicinamento e di approfondimento letterario che può riservare anche l’amara scoperta del brutto o del dolore che a volte contiene.
Ho pensato, nel leggere gli articoli di Sandro [La ricerca della bellezza (1) e (2)], ad alcune piante e alcuni pesci molto belli ma velenosi come l’oleandro o il pesce scorpione

Dicevo prima di come le letture riempiono i vuoti delle giornate con cui spesso dobbiamo fare i conti a causa delle clausure da Covid.

Questa settimana il sito ne propone diverse e per tutti i gusti.
Franco De Luca con la sua capacità di pescare nella tradizione popolare con Comme sona ‘sta santa cocozza mette a confronto tre generazioni: la sua, a cavallo del cambiamento isolano, quella della zia appartenente ad un mondo che non c’è più e quella della nipotina cui è riservato un futuro pieno di incertezze.


Da uno scritto sempre di Franco, Le cale raccontano…, percepisco il disagio di una generazione, quella degli anni ’50, che ha dovuto rivedere continuamente, per le vicende politiche che hanno attraversato l’isola, sogni ed aspettative.
Giuseppe con l’interessante rubrica I ponzesi visti da… questa settimana ha proposto un racconto di Luca Goldoni, risalente probabilmente agli anni 60/70, quelli del boom economico.
Ne esce una descrizione  dei ponzesi colorita e poco edificante, ma forse, come evidenzia Giuseppe nella presentazione, Goldoni non riesce a distinguere gli isolani dagli ospiti.

Come affezionati lettori di Repubblica da cui prendiamo sovente spunti ed articoli non potevamo non segnalare l’addio di Corrado Augias al giornale dopo venti anni di collaborazione.

Poi c’è un gruppo di articoli di vari argomenti:

– Un’interessante disquisizione, proposta da Bruno Santoro, sulla trasformazione subita dal Ministero della (Pubblica) Istruzione. L’abolizione della parola “pubblica”, spalancando le porte al settore privato, ha inciso, nella forma come nei fatti, pur nel rispetto del diritto di ognuno di scegliersi la scuola da frequentare, sulla capacità dello Stato di farsi totalmente carico dell’educazione dei cittadini.

– Uno studio, presentato in tre puntate (1), (2) e (3), dello storico Adolfo Gente sul luogo di nascita di Ponzio Pilato, con richiami al ruolo avuto dal governatore della Giudea nel momento di giudicare il Cristo.

– Un pezzo di storia, La battaglia di Lanuvio, che riguarda la città in cui vive il nostro amico-redattore Sandro Russo.

– Un racconto tra mitologia, arte e vita vissuta ne Il toro, Europa, Io e… io di Patrizia Maccotta.

Mi sono riservato come chiusura dell’epicrisi i due articoli che riguardano Abraham Lincoln, per l’attualità di questa figura politica carica di significati e per i richiami alla desolazione della guerra, di tutte le guerre.
Entrambi gli articoli trattano dell’abolizione della schiavitù, l’atto più importante compiuto dal 16° Presidente degli Stati Uniti.
Emilio Iodice parla del momento storico in cui Lincoln realizza la sua “rivoluzione” evidenziando il coraggio e la tenacia dell’uomo politico.
Gianni Sarro, esperto di cinema, fa un’analisi del film di Steven Spielberg imperniandola sulla narrazione cinematografica e sull’uso della parola.

Nel leggere i passaggi che parlano di guerra istintivamente il pensiero è andato a quello che sta accadendo in questi giorni in Birmania e alla morte della giovane Deng Jia Xi, meglio nota come Angel, di appena vent’anni, rimasta vittima per  un colpo d’arma da fuoco alla testa durante le proteste contro il colpo di Stato. Sulla maglietta che indossava c’era scritto “Andrà tutto bene”. Angel è diventata l’icona della resistenza contro il regime dei generali e per la liberazione di Aung San Suu Kyi, presidente (Nobel per la pace 1991), destituita dopo che lo scorso 8 novembre la Birmania l’aveva scelta per guidare la nazione verso la democrazia. Angel è stata vittima del proprio coraggio.

Deng Jia Xi (Angel per tutti) in un momento della manifestazione contro il regime
(foto presa dal web – Corriere.it)

A lei va il mio pensiero in occasione della Giornata internazionale della donna che si celebra  domani 8 marzo. A tutte le donne il mio augurio di non perdere mai la forza di avere coraggio.

 

La foto di copertina è di Silveria Aroma (NdR)

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