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Repubblica regala la poesia
– di Raffaella De Santis – da la Repubblica del 26 febbraio 2021
Da oggi sabato 27 in edicola la collana curata da Maurizio Cucchi.
“I versi ci insegnano che il mondo è più bello di come appare. E la profondità non è solo per gli eletti, va ritrovata”.
La capacità di captare sentimenti di Alda Merini; il canto formidabile di Neruda; la semplicità e l’ironia di Wislawa Szymborska.
I poeti ci avvicinano alla vita, alle sue contraddizioni, ai significati nascosti. La poesia sfida sempre la banalità, anche quando non lo dà a vedere: può farlo con parole semplici o ricercate, usando simboli o espressioni crude, parlando di amore o di morte, mettendo in scena mostri o cieli luminosi. Maurizio Cucchi, curatore della collana La grande poesia in regalo da domani con Repubblica, da poeta lo sa: «La poesia ci insegna che il mondo è molto più bello e complesso di quanto sembra. Ci spinge ad andare in profondità, a scoprire che non tutto è riducibile all’immediatezza, che esiste la durata. A volte ci vuole pazienza, ma poi la poesia dischiude sorprese, mette in moto idee». Che qualcosa duri oltre l’istante di un clic sembra già avventuroso: «Anche per questo i poeti sono importanti, sono loro i custodi della lingua, oggi svillaneggiata orribilmente. Sono i poeti a difendere una visione più articolata dell’esistenza. Mi piace spesso citare una frase del poeta milanese Delio Tessa: riconosco e onoro un solo Maestro, il popolo che parla. Peccato che oggi il popolo abbia smesso di parlare». Forse però si può ripartire da qui: forse l’impoverimento lessicale può stimolarci a riscoprire la poesia. È la speranza di Cucchi: «Bisogna fare in modo che il popolo torni a essere creatore di linguaggio. Anche a questo servono i poeti. Non è vero che la profondità è solo per gli eletti. I nostri nonni, anche quelli contadini, la conoscevano, poi purtroppo se ne è persa traccia».
A ogni età si può imparare a godere della poesia, senza timore reverenziale, perché ogni poeta ha la sua chiave di accesso e ogni lettore trova la sua strada: «Questa collana è un lavoro collettivo che restituisce un’opera potente alla quale chiunque può avvicinarsi, anche chi normalmente non legge poesie». Il consiglio di Cucchi, che ha curato le introduzioni dei sedici libri, è avvicinarsi alle poesie come fossero un quadro, «guardando prima l’insieme e poi soffermandosi sui particolari». Si scopre così che ogni voce è inconfondibile. «Abbiamo scelto di iniziare con García Lorca. È una poesia possente. L’emozione di un canto aperto in cui la parola si spende anche violentemente». Per capire Montale, premio Nobel nel 1975, bisogna invece «stare attenti ai dettagli, alle improvvise aperture di senso dentro la quotidianità». Baudelaire è senza dubbio tra i più amati. Ha incarnato il mito del poeta maledetto ma secondo Cucchi non è lì, in quel ritratto genio e sregolatezza, che dobbiamo cercare: «La sua poesia è piuttosto nelle piccole cose, in quei momenti trascurabili della realtà in cui emerge la vita: una donna che passa in una strada di Parigi, un sorriso e uno sguardo infelice colti al volo, intorno la città».
Ogni poeta diventa allora l’interprete di un personale atto di fede verso il potere della parola: «la capacità di captare i sentimenti» di Alda Merini; «il canto formidabile» di Neruda; «la semplicità e l’ironia» di Wislawa Szymborska; «il rapporto tra la parola e il silenzio» di Giuseppe Ungaretti; «l’immediatezza dell’amore» di Hikmet; «la capacità di testimoniare la realtà» di Pier Paolo Pasolini; «il realismo che si apre a una dimensione simbolistica» di Arthur Rimbaud; «il viaggio alle origini della nostra cultura» di Konstantinos Kavafis; «il miracolo dell’esistenza in versi» di Emily Dickinson.
Se la poesia è nella curiosità per ciò che esiste, è una scelta giusta quella di non trascurare il presente: «Ci è piaciuto affiancare autori del passato e autori viventi, a conferma che la poesia è tutt’altro che morta, anzi è viva e molto seguita». Si prenda a esempio una poetessa come Patrizia Cavalli, che dagli anni Settanta a oggi non ha mai smesso di attirare un numero incredibile di lettori. Secondo Cucchi uno dei segreti della sua popolarità è nel saper raccontare la quotidianità «anche in termini aspri e energici»: «Chi l’ha detto che la poesia deve trattare solo temi eterei? Può invece essere ruvida e guardare le fratture della realtà». O può farsi «portatrice di una sorprendente razionalità», come nel caso di Valerio Magrelli. La collana ospita voci tra loro molto diverse: «Da una parte la grazia naturale e il tratto elegante di Vivian Lamarque, dall’altra la tensione verticale di Milo De Angelis, dove trovano posto l’emozione e il dolore dell’esistere».
Dietro ogni poesia troviamo la nostra vita, anche quando si nasconde per non farsi vedere. Per questo non bisogna avere timore a dire, come fa Cucchi, una cosa semplice e vera: «Chi legge questi libri potrà scoprire, se non lo ha già fatto, che la poesia fa bene e aiuta a crescere».
Immagine di copertina. Illustrazione Di Gabriella Giandelli