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Polvere di sognisegnalato da Sandro Russo . In un mio racconto-saggio di diversi anni fa citavo un raccontino di fantascienza (o per meglio dire di fantasy) che avevo letto da qualche parte senza riuscire a ricordarne l’autore né la fonte. È stato strano ritrovarlo – rivisitato e ‘montato’ con maestria – in questo racconto di Carlos Ruiz Zafón pubblicato ieri l’altro da la Repubblica, che non potevo non condividere con i lettori del sito. Zafón. I miei fantasmi L’autore dell’”Ombra del vento” è morto lo scorso anno a soli 55 anni ma ha lasciato l’ultima raccolta di storie per i suoi lettori. Eccone una. La donna di vapore Non l’ho mai confessato a nessuno, ma trovai l’appartamento per puro miracolo. Laura, i cui baci sapevano di tango, lavorava come segretaria per l’amministratore di condominii del primo piano. La conobbi una sera di luglio in cui il cielo ardeva di vapore e disperazione. Io dormivo alle intemperie, su una panchina della piazza, quando mi svegliarono due labbra che mi sfiorarono. A dire il vero, dopo tre anni in prigione, avevo perso il senso dell’olfatto, e la faccenda delle voci che trasudavano dalle pareti non era una novità. Laura saliva da me quasi tutte le notti. La sua pelle fredda e il suo alito di nebbia erano le uniche cose che non bruciavano in quell’estate infernale. All’alba, Laura si perdeva giù per le scale, in silenzio. Durante il giorno, approfittavo per dormicchiare. I vicini di scala avevano quella cortesia mite che conferisce la miseria. Contai sei famiglie, tutte con bambini e vecchi che sapevano di fuliggine e terra smossa. Il mio preferito era don Florián, che viveva proprio sotto di me e dipingeva bambole su commissione. Trascorsi settimane senza uscire dall’edificio. I ragni tracciavano arabeschi sulla mia porta. Donna Luisa, quella del terzo piano, mi portava sempre su qualcosa da mangiare. Don Florián mi prestava riviste vecchie e mi sfidava a domino. I bambini della scala mi invitavano a giocare a nascondino. Per la prima volta nella vita mi sentivo benvenuto, quasi amato. Tutti i capitoli della mia vita iniziano con questa frase. Corsi giù per le scale fino all’ufficio dell’amministratore per cercare Laura. Quello che trovai furono un attaccapanni e mezzo palmo di polvere. Salii a casa di don Florián. Cinquanta bambole senza occhi marcivano nelle tenebre. Percorsi il palazzo in cerca di qualche vicino. Corridoi di silenzio si ammucchiavano sotto le macerie. «Questa proprietà è chiusa dal 1939, giovanotto» mi informò l’ingegnere. «La bomba che ha ucciso gli abitanti ha danneggiato irrimediabilmente la struttura.» Volò qualche parola. Credo di averlo spinto giù per le scale. Stavolta, il giudice si sfogò per bene. I vecchi compagni mi avevano conservato la branda: «Alla fine, torni sempre». Da la Repubblica del 6 febbraio 2021 – Traduzione di Bruno Arpaia;
Il libro
Immagine di copertina: Mario Sironi (1885-1961). Paesaggio (non solo) urbano (1921). Fondazione Cirulli 1 commento per Polvere di sogniDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Grazie per la pubblicazione del testo del canto (stamattina) e grazie anche per lo stupendo racconto di Carlos Ruiz Zafòn
Divoro e adoro i suoi libri…
Dopo Ken Follett è il mio autore preferito.