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“Ponza, sentinella del Tirreno”

di Federico Galterio

 

Federico Galterio, già docente di scuola media nelle scuole di Ponza centro e in quelle di Le Forna negli anni scolastici 1980-1982, ha conosciuto l’isola sotto molti punti di vista, scolastico in primis, ma anche sociale, familiare, ambientale e storico. Nella sua pubblicazione ‘Ponza, sentinella del Tirreno‘ del 1981, nella premessa promise a se stesso che avrebbe iniziato a fare ricerche, escursioni, studi del dialetto, interviste ad anziani e giovani, scattare foto per arricchire la sua conoscenza personale ma, soprattutto, contribuire all’avanzamento culturale e sociale dei giovani a lui affidati e che l’hanno seguito in quelle lontane escursioni in orario pomeridiano. Un ricordo vivo che nel tempo ha originato un legame profondo con Ponza e che l’hanno portato a rivisitarla con l’immaginazione ogni qual volta da Scauri dove vive si sofferma a mirare il filo dell’orizzonte oltre il quale c’è Ponza della sua giovinezza. Galterio, nuovo collaboratore del sito, ci offre alcune pagine di quella lontana, ma memorabile esperienza.
Per presentarlo il primo capitolo della pubblicazione “Ponza, sentinella del Tirreno”
La Redazione

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Cenni storici

A circa 40,20 di latitudine Nord e 10,15 longitudine Est di Greenwich, si incon­tra l’isola di Ponza, la “sentinella del Tirreno”, che controlla le rotte di Messina-Napoli-Genova.

Essa è circondata da altre piccole isole: Palmarola, Zannone, Gavi e Ventotene. All’isola Omero dette, forse, il primo nome: “Eea”, da Eos, un nome dell’Aurora; in greco, invece, fu chiamata “Το νησί της Εέας” ed in arabo “Bunsah“. Dopo Omero venne­ro altri leggendari, come Apollio, Strabone e Virgilio che la chiamarono l’isola di Circe.
Nel libro di Giovanni Boccaccio essa è vista come un porto dimenticato da tutti, perché distante dalla terraferma. Era considerata un posto dove gli abitanti erano pigri e si lasciavano affascinare dalle fanciulle. Le leggende ci dicono che la maga Circe trasformò gli uomini in animali e le donne in sirene, perché dovevano svolgere un determinato lavoro: attirare i navigatori per farli cadere in trappola. Circe, per regnare da sola, uccise il marito e fuggì con il carro del Sole nell’isola di Ponza.
Omero racconta che Ponza era la dimora della maga Circe, la quale voleva trat­tenere Ulisse e la sua truppa.

Era luogo di domicilio per quelli che avevano commes­so reati contro lo Stato, per le donne indesiderate e per i cristiani perseguitati.

Molti secoli dopo divenne, per un periodo, luogo di penitenza per i nemici dei Borbone.
Nel periodo fascista era diventata luogo di confino per alcuni uomini politici avversi al regime che era al potere.
Vi dimorò anche Giulia, la figlia di Augusto, che, poi, fu portata in una villa di Ventotene, perché implicata nelle congiure contro la sua ma­trigna, Livia Drusilla.

Tra i primi popoli che sbarcarono a Ponza si ricordano i Romani, i Sanniti, gli Etruschi, i Greci, gli Osci, gli Ausoni (o Aurunci), i quali colonizzarono Ponza con il nome di “Terra del Sole e Terra del Lavoro”.
Nel 312 a.C., quando veniva chiamata “Pontia”, era popolata dai Volsci che avevano come centro Privernum, a cui face­vano da cornice altri piccoli centri collinari: Roccasecca dei Volsci, Pisterzo, Prosse­di, Maenza, Roccagorga, Sonnino.
I Volsci sfruttarono le grotte naturali già esistenti e se ne costruirono altre in strati asciutti. L’isola si poteva considerare una base navale per fermare i commer­cianti stranieri. I popoli romani furono i primi a costruire i condotti d’acqua, i due acquedotti (l’uno dalla Cisterna della Dragonara e l’altro da Cala d’Inferno fino a S.Antonio).

Si sono registrati anche esempi di grande coraggio ad opera dei martiri S. Silve­rio e Verneau.

Con un salto nel tempo si arriva nell’anno 6 d.C., quando nacquero i mona­steri benedettini. Molte volte l’isola fu presa di mira dai Saraceni, prima nell’813, e, più tardi, nell’845, anno in cui non si riuscì a fermare il loro attacco massiccio. Fu­rono le Repubbliche marinare di Amalfi e Gaeta a farli ritirare.

L’isola attraversò un periodo infausto anche per i benedettini che non volevano più mettere piede nell’isola. Fu il Duca di Gaeta a costruire monasteri ed a spingere i monaci a restare nell’isola. Essa era una mèta da molti desiderata: molti volevano il dominio sull’iso­la e nel Tirreno. Quando la repubblica marinara di Genova si indebolì, Ponza fu conquistata dai pirati che avevano molti nascondigli nelle grotte naturali, che si tro­vavano a fior d’acqua ed erano comode per poter effettuare trasporti vari.

Nel mare di Ponza il 24 giugno 1300 la flotta navale di Ruggero sconfisse la flotta navale di Corrado Doria.
Nel 1400 le isole pontine passarono sotto il dominio della Chiesa. Il 7 agosto 1435 Alfonso V D’Aragona, re di Sicilia, fu sconfitto nelle acque dell’isola e fu fatto prigioniero nella battaglia denominata “battaglia di Pon­za”. La battaglia durò 10 ore consecutive, durante la quale furono fatti prigionieri tutti gli abitanti di Ponza, che, ovviamente, si spopolò. Il nipote Ottavio tentò di ri­popolare l’isola, prendendo famiglie provenienti da Parma. Anche Carlo III cercò di ripopolare Ponza e Ventotene, ma questa volta con famiglie provenienti da Ischia e da Torre del Greco.

Il 26 giugno 1875 Carlo Pisacane ed altri suoi Patrioti sbarca­rono a Ponza per liberare i detenuti; il 25 luglio 1943 Ponza ospitò per 11 giorni Benito Mussolini; prima ancora aveva ospitato anche molti detenuti politici, tra cui Sandro Pertini.

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