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La democrazia secondo Odifreddi (e Ambrosino)

Riceviamo in Redazione da Vincenzo Ambrosino

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Ampia citazione e parziale sintesi del libro di Piergiorgio Odifreddi La democrazia non esiste. Critica matematica della ragione politica” (Rizzoli, 2018)

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Dopo i fatti di Capitol Hill molti chiedono di blindare la democrazia messa in pericolo, dalle orde barbariche sovraniste ed estremiste di destra. Io penso al contrario che la democrazia è da tempo che ha perso la sua spinta propulsiva per garantire ai popoli un futuro. Questa tesi è stata sviluppata da Piergiorgio Odifreddi in un suo libro, “La democrazia non esiste”
V. A.

Il libro parte dalla definizione di Democrazia, cioè“ governo del popolo”
E si risponde: “Definizione ambigua perché può essere interpretata come attiva e passiva. Per il popolo governo del popolo significa “noi siamo il popolo e vogliamo governare”. Per i politici “noi siamo il governo e vogliamo governare il popolo”.
E di questa ambiguità fanno uso e abuso i leader politici che quando parlano di democrazia fanno intendere a chi sente, la prima accezione ma in realtà applicano e abusano della seconda accezione.
Il trucco che usano i politici è la demagogia con la quale trascinano il popolo nella democrazia: per imporre il loro pensiero.
Se ci fosse una vera democrazia sarebbe il popolo a trascinare i governanti a fare i loro diretti interessi”.

La politica  per essere comprensibile agli elettori deve avere un  linguaggio politico accattivante e rassomiglia molto a spot pubblicitari.
Scrive Odifreddi: “
Cosa significa usare gli spot televisivi per fare la politica? Significa usare un linguaggio pubblicitario e riportarlo alla politica. Non ci dimentichiamo che Berlusconi è arrivato alla politico da padrone di Mediaset”.
Ridurre la politica in spot è una cosa molto pericolosa e tende a banalizzare qualsiasi discorso.
“Famoso lo scontro Nixon – Kennedy che si tenne negli anni Sessanta. Si svolse sia in tv che alla radio. Molti ancora non avevano la tv che era in bianco e nero. Nixon per i radioascoltatori risultò vincitore perché più esperto, ma Kennedy era giovane e bello e vinse alla tv. Stesso dibattito stessi contenuti. Kennedy vinse quelle elezioni per un 100 mila voti in più e vinse con i brogli elettorali fatti dal sindaco di Chicago e dalla mafia”.

Una volta c’erano meno spot pubblicitari I politici avevano capito che bisogna parlare un linguaggio specifico: dare l’impressione di avere grandi contenuti senza dire nulla. Per esempio Aldo Moro nel 1959 coniò una espressione che grida vendetta al matematico, “le convergenze parallele”. Mettere insieme due cose in contraddizione fra loro per dire che la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista pur essendo inconciliabili ideologicamente convergevano su alcune questioni per governare il paese.

Tangente, in matematica è una retta che passa in solo punto da un corpo. Tangente nel gergo politico: è una mazzetta pagata alla politica per un favore.
Arnaldo Forlani disse quest’altra frase storica per spiegare le tangenti ai partiti: “Contributi riconducibili a condizionamenti costrittive”.
Queste sembrano delle stupidaggini e viene quindi in mente il rapporto che c’è tra la stupidità e la politica. Napoleone Bonaparte disse: “In politica la stupidità non è mai un handicap, perché i politici devono piacere alla gente. La gente è stupida, per cui se il politico è stupido è avvantaggiato”. 

La delega in bianco ai politici
Adesso poi c’è l’opinione diffusa che i partiti, i politici, del nostro voto ne fanno l’uso che vogliono. Infatti quando uno dà una delega in bianco resta tale.
Quello che si promette in campagna elettorale non viene mantenuto. “Per esempio i 5 Stelle hanno cambiato due volte il loro programma prima e dopo le elezioni. Poi non parliamo del contratto elettorale o meglio dell’impegno preso con gli elettori che gli hanno consentito in base a quel programma un vasto consenso: carta straccia!”
C’è un teorema chiamato “dell’elettore mediano” di Duncan Black (1948) che dice: “Quando le preferenze di un elettore si distribuiscono in maniera lineare (questo candidato lo preferisco al primo oppure al secondo e al terzo) le caratteristiche tendono a convergere su quello che preferisce l’elettore medio”. Questo concetto vale anche in economia: in questo caso si parla di compratore medio.

Questo porta al paradosso dei due gelatai: siamo in una spiaggia lineare e arrivano due gelatai. Qual è la posizione razionale perché sia ottimale per tutti e due vendere in una spiaggia lunga 1 Km? Sarebbe quella di mettersi a 250 metri da due bordi in modo che ognuno copra 500 metri. Per cui nessun bagnante farà più di 250 metri per comprare il gelato. Quindi la concorrenza è al centro.
E infatti è questa la convergenza al centro che si vede alla fine delle campagne elettorali. Questa concorrenza va bene quando i concorrenti sono due, come succede negli Stati Uniti, nei sistemi bipolari di democrazia avanzata.
Succede però che molta gente non va a votare perché non ha senso votare “per un gelataio o per l’altro che stanno tutti e due al centro” non cambia niente: è una scelta che si fa sul “mi piace quello con 50 denti o quella con la barba curata”.

I dati: tra il 1946 e il 1979 sulla percentuale dei votanti è stata costante e sempre di poco superiore al 90% (che vengono chiamate percentuali bulgare ma erano italiane), ma quel sistema prevedeva alternative. Negli anni 80  c’è stata una prima flessione. Negli anni 90 in poi quando c’è stato il maggioritario la percentuale è cominciata a scendere. Nel 2013 ha votato il 70%. Alle regionali del 2014 in Emilia andò a votare solo il 38% All’europee del 2014 il 57%; quelle elezioni Renzi le ha vinte con il 40%. Renzi esultò: “abbiamo il 40% non è mai successo che la sinistra abbia preso questi voti”. Nessuno gli ha fatto notare però, che in valore assoluto Veltroni aveva preso più voti di lui, infatti il 40% del 57% è poco più del 20%.

La dittatura della maggioranza
John Adams il secondo presidente Usa  con un’espressione, presa da Tocqueville che poi diventò famosa disse: “Attenzione, che la democrazia è un sistema strano che può portare con sé delle caratteristiche negative“. Lui non pensava che potesse andare a votare solo una minoranza, si preoccupava però che anche se tutti fossero andati a votare e che qualcuno prendesse la maggioranza assoluta comunque poi non tenesse conto del fatto che ci fossero delle minoranze e quindi la democrazia diventasse una dittatura della maggioranza.
Questo è quello che succede: i governi spesso se ne fregano di minoranze che non li hanno votati.

I filtri tra il popolo e la vera democrazia
Innanzitutto prendiamo consapevolezza che ci sono tutta una serie di filtri tra il popolo e i governanti. Quindi diciamo che non c’è democrazia, quindi non c’è governo del popolo.
Da chi viene annacquato, filtrato, incanalato il governo del popolo?
Dai partiti, dal Parlamento, dal governo e dai presidenti della Repubblica.
Sono almeno 4 filtri che si pongono tra il popolo e la realizzazione di ciò che vuole il popolo.
Primo fra tutti i partiti, i politici con il loro linguaggio (politichese) e lo strapotere dei segretari dei partiti.
Noi abbiamo l’illusione di votare dei parlamentari ma in realtà votiamo solo dei partiti: sono i partiti che fanno le liste e queste sono bloccate.
Non c’è democrazia quando sono i partiti a governare e lo vediamo in questi giorni di consultazione per il governo. Gli elettori sono spariti e si parla solo dei leader di partiti.
A questo punto non sarebbe più facile decidere che i segretari di partito pesano quanti voti sono stati dati ai loro partiti? Ma al contrario questa farsa poi va mascherata dalla ritualità della democrazia.

Non c’è democrazia nella rimozione degli astenuti
Non c’è democrazia nella rimozione degli astenuti e delle schede bianche. Molte persone vanno a votare perché credono che votare sia un diritto e anche un dovere ma poi avendo un astio nei confronti dei politici votano scheda bianca o nulla.
“Che fine fanno queste schede bianche e nulle? Scompaiono perché non servono. Non si tiene in conto che il 25% delle persone non hanno espresso la loro preferenza. Se fosse un sistema veramente democratico che cosa succederebbe in Parlamento: il 25% delle poltrone dovrebbero rimanere vuote, solo il 75% dovrebbero essere occupate. Però le leggi dovrebbero passare con gli aventi diritto soltanto il 50% dei seggi di cui il 25% sono vuoti. In questo caso un partito per poter governare dovrebbe avere una maggioranza ben più alta del 50%+ 1 dei votanti. E invece si fa il contrario, si fanno le leggi maggioritarie.”

Legge truffa
“Nel 1953 quando furono fatte per la prima volta si chiamavano con il loro nome, si chiamavano leggi truffa erano però molto meno truffaldine di quelle di oggi. Perché quelle di oggi pur chiamandosi maggioritarie permettono a quelli che prendono una minoranza di voti di avere una maggioranza di seggi.
L’ultima legge ha avuto un po’ di decenza: ha dato la maggioranza ad una coalizione che superava il 40%, ma la legge che ha costituito il parlamento dal 2013 al 2018 – incostituzionale secondo una sentenza della corte costituzionale – permetteva al partito di maggioranza relativa, cioè al partito che prendeva un voto in più del secondo, magicamente di ottenere la maggioranza dei seggi per esempio alla Camera.
Il partito che prese la maggioranza fu il Pd. Il Pd nel 2013 prese il 29,5% dei voti, Forza Italia prese il 29,1% (non c’era nemmeno 1 punto di percentuale di differenza). Questa differenza diede al Pd la possibilità di prendere la maggioranza dei seggi.
Come si chiamano questi fenomeni in fisica: che piccole differenze producano grandi effetti? Si chiamano caotici. Caos scientifico fatto da queste leggi”.

Non c’è democrazia in cambiali in bianco a scadenza quinquennale senza alcun vincolo di mandato 
Si eleggono delle persone che non hanno nessun obbligo nei confronti di chi li ha votati. Possono passare da un partito all’altro (tra l’altro li si chiama responsabili – NdA).
Non c’è democrazia nei cambi di casacca dei voltagabbana che costituiscono l’unica vera maggioranza assoluta nel parlamento. Nei governi tecnici imposti dall’alto.

Montesquieu: “Lo spirito delle leggi”
Prima della rivoluzione francese agli inizi del Settecento (1738) Montesquieu pubblicò il suo libro “Lo spirito delle leggi”: fu lui ad individuare i tre poteri dello Stato: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario. E una delle caratteristiche previste da Montesquieu era che questi poteri dovevano essere separati. Questo significa che il legislatore fa le leggi, l’esecutivo le esegue e il giudiziario giudica che queste leggi vengano eseguite nel modo giusto.
Come è possibile che i poteri legislativi e esecutivo dal 1946 possano essere separati se al governo ci sono ministri che sono parlamentari, cioè che coprono due funzioni che dovrebbero essere separate? Sono legislatori che votano le leggi che come governo dovrebbero applicare. Addirittura oggi è il governo che fa le leggi che presenta al Parlamento. C’è uno stravolgimento.
Il governo non solo propone le leggi ma le propone a volte imponendo il voto di fiducia.

Renzi e Berlusconi, due campioni della governabilità
Gli ultimi due gruppi che hanno governato, il Pd con Renzi e Forza Italia con Berlusconi,addirittura hanno pensato di stravolgere questa separazione dei poteri mettendo insieme nel legislativo e nell’esecutivo addirittura il  potere costituente,

C’era una volta la Costituente
Dalla Rivoluzione Americana la Costituzione la fa l’Assemblea costituente che deve essere l’espressione del popolo nella sua interezza. Quindi le Assemblee costituenti devono essere costituite con un sistema proporzionale puro, perché tutte le differenze ideologiche devono essere rappresentate.
“La Costituzione nel 2006 di Berlusconi (poi bocciata) e quella di Renzi nel 2016  andata a Referendum  e ovviamente bocciata anch’essa; comunque  in tutte e due le situazione l’elettorato si è sentito scavalcato. Queste modifiche alla Costituzione sono state fatte dai governi che le hanno imposte alle loro maggioranze parlamentari. Nel caso di Renzi addirittura con il voto di fiducia”.
“Pensate quanto erano democratici i rivoluzionari francesi che nella Costituzione – che fu approvata nel 1793 – misero un articolo che diceva “i deputati costituenti non possono essere candidati né eletti nelle elezioni legislative”.  Cioè coloro che avevano partecipato alla stesura delle regole del gioco non potevano partecipare al gioco perché erano incompatibili. E invece oggi siamo arrivati che un governo impone al Parlamento di fare una sua riforma costituzionale con il voto di fiducia”.

Il vero quarto potere
Ormai la democrazia è sparita. Montesquieu parlava dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, ma ce n’è un altro oggi, di potere. “C’è il quarto potere. Costituzionalmente si pensa che il quarto potere sia quello di controllo, vi sono la Corte costituzionale, la Corte dei conti, che controllano quello che fanno gli altri poteri, per esempio se si volessero fare delle Costituzioni senza interpretare il popolo, forse dovrebbe essere almeno la corte costituzionale a farlo al contrario lo fa il governo”.

Ma il vero quarto potere [descritto bene nel film famoso di Orson Welles “Quarto Potere”“Citizen Kane” (1941)- NdR] all’epoca, inizio ’900, era la stampa: ora sono i media. La stampa, la televisione, i social media. In realtà questi sono un vero potere e sono un potere che spesso sostituisce e calpesta il potere giudiziario. “Oggi i processi si fanno sui giornali. In televisione ci sono le arringhe, vengono emesse le sentenze sempre di colpevolezza, sono tutti pubblici accusatori, si raccolgono le prove senza averne nessun diritto calpestando i diritti di una equa giustizia che solo il tribunale può garantire.
La stampa ha diritto di fare una intervista a chi vuole essere intervistato, ma se uno non vuole l’intervista deve essere rispettato o no? Non si fanno così i processi. Ci sono i giudici che devono fare i processi.”
Oggi la stampa che dovrebbe controllare è diventata un potere, certo non al servizio del popolo.

Quinto Potere
Ma soprattutto anche la stampa è sottomessa al Quinto Potere del quale si parla poco ma è quello essenziale, ed è il denaro in mano al nuovo capitalismo internazionale.
“Oggi forse ci interessiamo poco della politica perché sappiamo che i vari padroni sono i padroni. I magnati della finanza, i banchieri: la banca centrale europea. E’ successo con Napolitano, che è un uomo anziano, Presidente della Repubblica, eppure sui social media qualcuno gli ha augurato la morte. A nessuno si augura la morte, ma valutiamo quello che è stato fatto da Napolitano, per esempio nel 2011. Quando un governo liberamente eletto (sia pure con tutte le leggi maggioritarie del caso che già facevano ribrezzo) ma comunque quelle erano le regole del gioco. Quel governo è stato scalzato dal Presidente della Repubblica perché c’è stato un diktat della banca centrale europea”. 

La banca centrale europea che cos’è? L’Europa che cos’è?
“L’Europa non è uno Stato, è una coalizione di Stati, c’è un mercato comune, la Banca Centrale ovviamente non è eletta ma nominata dagli organi europei: per quale motivo una banca può avere il potere di scalzare un governo eletto? Per quale motivo una banca europea può avere il potere di imporre ad uno Stato come la Grecia delle trattative che vanno contro – in quel caso era il volere popolare… vi ricordate questa terribile vicenda del debito greco in cui la democrazia è stata proprio calpestata… per due volte al popolo greco è stato richiesto di dare un parere in un referendum dove c’era da dire solo un sì o un no e per due volte: il popolo greco ha detto: non vogliamo trattare con la troika! – e che cosa è stato fatto dal governo Tsipras (che poi è stato eletto per non trattare?) E’ stato fatto il contrario. E allora dov’è la democrazia?

La democrazia ha partorito aberrazioni
“Certo abbiamo scoperto che c’è la demagogia, c’è il populismo, quando i politici si appellano ai sentimenti più biechi e più volgari dell’elettorato per farsi eleggere per altri motivi. C’è l’oligarchia, cioè il potere di una piccola parte della popolazione che governa e tutti gli altri la maggioranza che assiste impotente. C’è la partitocrazia che governa. Notate che i partiti agli inizi non c’erano. Nella Repubblica statunitense nelle prime due legislature si eleggevano soltanto i deputati e si eleggevano in piccole circoscrizioni perché dovevano essere rappresentanti conosciuti dall’elettorato per cui esprimevano direttamente il sentimento dell’elettorato. Addirittura c’è stato un emendamento che non è mai passato, che cercava di capire quando dovevano essere grandi i collegi elettorali per non snaturare questo rapporto che ci doveva essere tra elettore ed eletto. I partiti subito dopo si sono formati anche negli Stati Uniti, sono diventati gruppi di potere secondo le leggi della teoria dei sistemi: i gruppi (in generale) nascono per le motivazione più svariate ma poi finiscono per diventare gruppi che hanno – se non unico – con l’obiettivo principale dell’auto preservazione. E questo è quello che succede nel governo, nei partiti. nelle associazioni, il rischio è quello di cominciare ad essere autoreferenziale.
Bisognerebbe fare come disse il presidente Mao: fare una rivoluzione permanente.” 

La democrazia confligge con i diritti
Eppure eravamo convinti che la democrazia era il luogo in cui i diritti venivano  tutelati.
Odifreddi  riprende il teorema di Amartya Kumar Sen, Premio Nobel 1998, filosofo sociale importantissimo: ha dimostrato che democrazia e diritti non vanno d’accordo.
“Il diritto fondamentale che viene tutelato nelle democrazie occidentale è quello di proprietà; siamo in un sistema capitalistico quindi il diritto di proprietà è fondamentale. Infatti non è un caso che Trump e Berlusconi sempre continuano a battere su questa cosa. Per esempio Berlusconi ce l’ha con i 5 stelle perché sono gente senza soldi che vogliono togliere i soldi e le proprietà a chi ha –  andando contro il diritto di proprietà – per  dare a chi non ha.
Pensate a come è distribuita la ricchezza nel mondo. Il rapporto Oxfam ribadisce che l’1% della popolazione mondiale circa 70 milioni su 70 miliardi  possiede tanto quando il rimanente 99% della popolazione mondiale. La ricchezza è distribuita in una maniera così diseguale che una piccola parte del mondo possiede quanto la rimanente.
Ora la de democrazia dovrebbe essere la volontà della maggioranza? Il 99% è molto più della maggioranza. Ma se provassimo  a fare un referendum in cui si dicesse: espropriamo la ricchezza di quel 1% e distribuiamola al rimanente 99% in modo che il 99% raddoppi il proprio reddito. Volete raddoppiare il vostro reddito o no? Questa è la democrazia: il volere popolare che va contro il diritto di proprietà del 1%”.

Qualcosa dobbiamo ricominciare a fare come cittadini del mondo. Comandano in pochi e per i loro interessi personali; sono stati svuotati di contenuti i parlamenti da politici e partiti che recitano parti scritte da quei pochi. 

Video da YouTube della durata di 1 h 32 min a Foligno Scienza (2 maggio 2018)

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