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I ponzesi visti da… (1). Montanelli

di Giuseppe Mazzella

Credo sia un esercizio utile leggere e ripensare quanto espresso dai “forestieri” sulle nostre isole e sulle abitudini e i comportamenti di noi concittadini. Una pratica salutare per non prenderci troppo sul serio e allo stesso tempo osservarci con maggiore attenzione e valutarci in profondità. Ovviamente non sempre i giudizi saranno positivi. A giocare saranno le circostanze della visita, la stagione dell’anno, il personaggio con le sue idee e la sua sensibilità.

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La testimonianza che voglio proporre oggi è quella di Indro Montanelli di mezzo secolo fa, che capita a Ponza in occasione delle festività di San Silverio, per poi visitare anche Palmarola. L’impressione è che il giornalista appare un po’ disorientato e forse anche infastidito, dai rumori e dalla folla festosa, senza riuscire ad entrare nello spirito degli isolani, ma fa alcune riflessioni che restano vive nonostante il tempo trascorso.
E’ il 1969, la sua fama di grande giornalista si sta arricchendo con quella di storico-divulgativo e la sua storia in progress ottiene un sempre più vasto successo, suscitando però la reazione e l’acredine delle baronie universitarie.

Montanelli osserva, guarda e in punta di penna, con la solita maestria, racconta tutto con un po’ di distacco, senza però alla fine riuscire a sottrarsi alla bellezza omerica delle nostre isole.

I brani sono tratti dal diario, pubblicato postumo, nel 2009, a cura di Sergio Romano (I conti con me stesso, Diari 1957-1978, Rizzoli).

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Ponza, 18 giugno – Sono capitato in quest’isola proprio per la festa di San Silverio, suo protettore. Per celebrarla, riducono questo paradiso a un inferno di botti e luminarie. Una fanfara stonata e discorde passa e ripassa all’infinito per l’unica strada del paese. E’ la prima volta che vedo dei suonatori incapaci di andare al passo perfino sui loro propri ritmi. La grancassa ha due inservienti: uno che la regge, e un altro che ci picchia sopra. La sera, su un soppalco si alternano i più famosi “urlatori” del momento. Per tutta la notte si sparano i mortaretti. I più felici sono i cani di cui Ponza brulica. Credendo che si sia aperta la caccia, corrono all’impazzata sulla spiaggia. A finanziare queste feste, sono i ponzesi emigrati in America che a Ponza tornano solo da morti dopo aver investito gran parte dei loro soldi in sontuosi loculi del cimitero. Depressi si nasce. E lo si resta anche coi quattrini.

“Palmarola, 19 giugno – A Palmarola, scoglio deserto, un ponzese ha deportato anni fa un caprone protervo. Avrei voluto vederlo, ma invano l’ho cercato arrampicandomi su queste balze. Le grotte sono stupende, la solitudine assoluta. L’anno scorso il mio amico Zorzi, che faceva la pesca subacquea in un fiordo incassato tra le rocce, trovò un’americana che, prendendolo per un cavernicolo locale, volle un’avventura con lui, sulla spiaggia”.