di Luisa Guarino
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Conservo come una reliquia il biglietto dell’unico spettacolo teatrale al chiuso cui ho assistito dopo l’estate, domenica 13 settembre, e ogni tanto lo accarezzo con lo sguardo: si tratta di “Non svegliate lo spettatore” interpretato da Lino Guanciale e ispirato all’opera di Ennio Flaiano. Gianluca Cassandra, direttore artistico del Teatro Moderno di Latina, con lungimiranza e con parecchi sforzi, aveva pensato di recuperare questo titolo fuori abbonamento della stagione 2019/2020, rimasta incompiuta.
Non mi era sembrato vero “tornare alla normalità” di una poltrona in sala: il biglietto era piuttosto caro, ma, e lo dico oggi ancora con maggior convinzione, lo avrei pagato anche il doppio. Una volta in platea mi sono guardata intorno: con tutta la comprensione per organizzatori ed esercenti che hanno visto pubblico e guadagni ridotti a un terzo, confesso di non essere mai stata meglio assistendo a uno spettacolo, a parte l’onnipresente mascherina: nessuno spettatore dietro e nessuno davanti, se non alternato e sfalsato; e soprattutto nessuno accanto, senza promiscuità e braccioli da condividere.
Ho sperato fosse il segnale della ripresa. Del resto dopo la stagione estiva ero tornata anche al cinema: a settembre avevo visto tra l’altro il film del momento “Tenet” (da decenni annoto in un taccuino ciò che vedo al cinema) e poi altri film in ottobre, ultimo dei quali per la cronaca “Un divano a Tunisi”.
Si sono poi succeduti i Dpcm che hanno fissato la chiusura a fine ottobre, poi a novembre e poi ancora ai primi di dicembre. A seguire… il nulla. Proprio in questi giorni in cui il colore delle nostre regioni rischia di diventare sempre più caldo, qualcuno ipotizza non so in base a quali ottimistiche considerazioni anche zone “bianche” in cui cinema, teatri e sale da concerto possano tornare a ospitare gli spettatori.
Appelli e sottoscrizioni si susseguono da ogni parte, dall’Agis in poi, ma chissà con quale seguito. Intanto la voglia di spettacolo, e di teatro in particolare, cresce dovunque. In ambito televisivo, Rai5 assolve più di sempre al suo compito di faro culturale proponendo opere liriche, concerti ad altissimo livello (da segnalare in particolare quello di giovedì 21 gennaio, in cui l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano e con la partecipazione di Stefano Bollani, eseguirà musiche di Mozart), classici del teatro greco, di quello shakespeariano e molti altri.
Su RaiTre si è invece appena conclusa la breve rassegna “Ricomincio da Rai3”: quattro magnifiche serate realizzate negli spazi del Teatro Sistina di Roma condotte da Stefano Massini e Andrea Delogu, che hanno permesso agli spettatori di rivedere nomi affermati in tutti i campi del panorama teatrale, insieme a talenti più giovani e/o meno conosciuti, di grande bravura e originalità.
E’ stato davvero un grande regalo che mamma Rai, grazie a quella terza rete affidata di recente a Franco Di Mare, ha fatto agli spettatori, specie a quelli come me e tanti altri che soffrono per una grave crisi di astinenza teatrale. L’esperimento, perché tale è stato, pare abbia registrato ampi consensi, anche oltre le previsioni della vigilia: e chissà che fra non molto il suo format venga ripreso.
In alternativa… consideriamo solo la riapertura di sale teatrali e cinematografiche: con mascherina, distanziati, sanificati, lasciando tutta la tracciabilità possibile (nome, cognome, spettacolo visto, in che giorno e a che ora), ma finalmente soddisfatti e più sereni.