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Anno che viene, anno che va (1)

di Francesco de Luca

 

Nonostante la natura sia indifferente a noi, noi non siamo indifferenti alla natura, e la avvolgiamo di premure e insieme la oltraggiamo.
E tuttavia, quando il sole manifesta coi suoi raggi di rimpossessarsi lentamente del cammino lasciato, giunto allo stremo col rigore del freddo, a noi uomini ignari, desiderosi di trovare procedure dotate di senso, a noi uomini, il naturale decorso dell’astro solare spinge a raccogliere in uno sguardo riassuntivo il vissuto e a prefigurare interventi correttivi. Alla propria azione, alla propria visione, agli intenti.

Questo moto interno si è avviato anche in me e provo perciò a esternare queste considerazioni. Per le quali chiedo ai lettori bontà nel leggerle mentre io bado a centellinarle in modo appropriato affinché l’inizio dell’anno non sia greve a causa mia.
Sono considerazioni socio-politiche che trattano la situazione di Ponza.

La struttura logico-linguistica è quella del monito. Ma non si cada nel tranello di considerarle ‘perle si saggezza’. Ne hanno soltanto l’apparenza (forse nemmeno quella) perché in verità sono evidenti segnali di inquietudine (la mia, è chiaro). Che non riesco ad esplicitare se non in questa forma.

Prima riflessione: non lasciamoci prendere dallo sconforto.
La delusione per come l’evoluzione dello ‘stato politico’ dell’isola è stata, ed è tuttora, viva. Negli ultimi anni c’è stato uno scollamento progressivo fra coloro ai quali abbiamo dato mandato di rappresentanza amministrativa e il corpo attivo degli elettori. E’ stato sottolineato più volte su questo Sito. Ci si è allontanati, ma rimane intoccata la fiducia che questa Amministrazione sia espressione della comunità isolana.

Se si nota la mancanza di unità e compattezza questa è da addebitare anche alla nostra incapacità di far primeggiare gli aspetti comuni per cui ci si raggruppa. E’ un nostro difetto (dei ponzesi), sempre evidenziato. L’individualismo ponzese lo si riscontra in tutte le analisi riguardanti la comunità. Di solito il giudizio è negativo perché la comunità deve trovare ogni volta agganci per instaurare solidarietà, giacché quelli precedenti sono stati distrutti dalla foga ‘individualistica’.

Ne ho scritto tante volte e non lo rinnego. Strumentalmente, direbbe qualcuno, insinuando che questo mio intervento nasconda una sorta di stampella all’attuale Amministrazione. Non mi sono pentito d’essere un elettore di questa Amministrazione, così come non ho mai inveito contro le voci dissenzienti. Credo nel ‘metodo democratico’ per cui mi piace che ci sia contrasto nelle opinioni.

La riflessione attuale vuole mettere a fuoco come l’individualismo possa rappresentare aspetti positivi, in un concerto di opinioni. A patto che non sia viziato da preconcetti di parte, evidenti e affermati.

La verità non la possiede nessuno, ma chi usa l’arma del ridicolo contro chi gli è contrario mostra i segni evidenti di ‘personalizzare’ il contrasto, tipico comportamento di chi non vuole/sa stare al gioco democratico. Sono le idee quelle che devono contrastarsi perché le persone sono tutte dotate di pregi e difetti. Tutte. E gli uni e gli altri (pregi e difetti) sono  incarnati nella storia del soggetto, nella sua vita, in ciò che ha fatto e che fa.

Noi ponzesi abbiamo visto medici, avvocati, maestri, marinai, nullatenenti e proprietari, tutti sul Comune. Avrebbe dovuto essere il ‘bene comune’ il loro impegno etico e politico. Perché questo è l’impegno, etico e politico, di ogni amministratore. Altri non ve ne devono essere. Di conseguenza questo è il metro di giudizio per la scelta da chi farci amministrare, e per valutarne l’operato.

Per cui termino: non facciamoci prendere dallo sconforto.

Seconda riflessione: confidiamo di trovare nel corpo sociale della nostra comunità esponenti degni di operare amministrativamente per il ‘bene comune’.
Tenterò di esplicitare argomentazioni a conforto di questa tesi in un prossimo intervento.