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La mia America. Il punto di vista di Emilio Iodice

di Emilio Iodice

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Sollecitato dagli amici della Redazione, pur sommerso dal lavoro e con poco tempo a disposizione, volentieri espongo – anche se in maniera succinta – i miei pensieri su quanto sta accadendo in questi giorni in America.
Emilio


Nel mio libro, Future Shock 2.0, scritto una decina di anni fa, avevo previsto che alla fine del 2020, dopo una pandemia ed un crollo economico, avremmo visto qualcosa di simile a quanto è successo il giorno dell’Epifania a Washington, DC.
È solo l’inizio.

Gli Stati Uniti dovranno affrontare “anni di piombo” mentre gli estremisti di estrema di destra continueranno il loro assalto alle istituzioni democratiche.
Oggi è Trump a guidarli. Domani sarà qualcun altro.

La democrazia è in pericolo perché gli americani, così come le persone che vivono in società democratiche, la danno per scontata. Ho spiegato questo pericolo nel mio Saggio su Mussolini e ho tracciato parallelismi con la sua epoca e la nostra.
Il mio ultimo libro, Il Comandante in Capo, è un bestseller mondiale perché parla di leader che prendono decisioni difficili in un clima di libertà.

L’America ha bisogno di agire rapidamente per sopravvivere come società libera – al mio modo di vedere – secondo queste linee di condotta:

  1. Rispettare lo stato di diritto. Tutti i responsabili dell’assalto al Congresso dovrebbero essere perseguiti a partire dal Presidente: immediatamente.
  2. Il nuovo governo di Washington deve comprendere la rabbia dei milioni di seguaci di Trump e trovare un modo sensato per affrontarli e dialogare.
  3. Un’economia molto forte, con massicci lavori pubblici, fornirà lavoro a tutti gli americani e aiuterà a risolvere alcuni problemi sociali, supportando in tal modo anche l’economia globale, dopo la pandemia.
  4. Modificare la Costituzione degli Stati Uniti per eliminare il Collegio Elettorale e avere le elezioni presidenziali con il voto popolare.
  5. I social media devono agire secondo un codice etico che viene adottato da aziende come Google, Facebook e Twitter o essere soggetti a una regolamentazione governativa più forte, pur non violando la libertà di stampa.
  6. I profondi problemi sociali dell’America, in particolare il razzismo e il crescente antisemitismo, devono essere recepiti dal popolo e affrontati dal governo, non solo per legge ma, soprattutto, con l’esempio.

Questi pensieri sono solo alcune delle cose che dobbiamo fare per preservare la libertà negli Stati Uniti e nel mondo.

La libertà ha bisogno di essere coltivata, protetta e rafforzata ogni giorno.
In caso contrario, ci verrà presto sottratta.

 

4 Comments

4 Comments

  1. Rosanna Conte

    8 Gennaio 2021 at 07:44

    Ottimo, Emilio! Il problema è nell’idea sbagliata che la libertà e la democrazia siano conquiste definitive di cui non preoccuparsi più. Invece sono conquiste da sostenere e alimentare quotidianamente con la “sorveglianza” sui punti deboli prevenendone lo sfascio. L’osservazione costante dei fatti, una loro lettura corretta, che prevede anche un cambiamento delle nostre idee, mettendoci sempre in discussione, potrebbe essere di aiuto. Occorre più che mai quell’autonomia genuina che non è facile trovare in una società appiattita sui facili giudizi espressi con superficialità sui vari network.

  2. vincenzo

    8 Gennaio 2021 at 09:59

    Beata democrazia che inizia e finisce con il voto e l’elezione di rappresentanti.
    Sono democratici i paesi in cui si vota; sono antidemocratici i paesi in cui è negato il voto.

    Ma non basta.
    Sono democratici i paesi che eleggono attraverso le elezioni i loro rappresentanti, ma questi devono rispettare la Costituzione.

    Ma negli USA i governi e i presidenti cambiano; i governi-ombra gestiti principalmente dalla CIA restano sempre al loro posto e fanno la politica interna ed estera degli Usa almeno da 70 anni.
    In 70 anni ne abbiamo visto di cose combinate dagli Usa nel mondo con presidenti repubblicani e democratici.

    Pensate un po’ voi, nel paese in cui c’è lo spionaggio, il controspionaggio, le tecnologie informatiche più evolute capaci di contare i peli (diciamo del naso) ad ogni cittadino del mondo… in questo apparato militare tecnologico, quattro vaccari entrano e bloccano il Congresso?
    Bella questa cosa! Da crederci sul serio!

  3. Enzo Di Giovanni

    8 Gennaio 2021 at 13:58

    Caro Emilio, condivido in pieno, sia nei toni, che nella sostanza!
    Caro Vincenzo, il problema è proprio quello a cui credere! Anni di complottismo hanno sdoganato l’idea che qualsiasi cosa si dica contro il potere costituito sia vera: per cui i quattro vaccari sono agenti pagati da Soros, come si legge su certi siti…
    La verità – perché esiste e di solito è molto più semplice di un pensiero contorto – è che “le cose combinate” stavolta non sono state rivolte contro un governo di un paese sudamericano o arabo, ma contro il cuore dell’America. In sostanza Trump ha favorito un’azione terroristica contro se… stesso, o perlomeno contro ciò che dovrebbe rappresentare.
    Il che non la rende meno grave, anzi…

  4. Tano Pirrone

    11 Gennaio 2021 at 16:33

    Caro Emilio,
    appena avuto notizia certa dei fatti, ho preso… dito e tastiera (“carta e penna” è quasi andata ormai!) e ho cominciato a scriverti. Per chiedere, informarmi, anche stare vicino, perché il vulnus era profondo, e la vicinanza colma la piaga e lenisce il dolore. Poi – sempre nel terrore che il melodramma sopraffacciasse la tragedia – ho lasciato perdere. Ora Sandro Russo mi ha avvertito che avevi pubblicato un articolo sull’argomento – nel frattempo la situazione si è decantata ed affiorano con chiarezza le trame dell’ ”incidente”, le responsabilità, i ruoli.
    Spiaccicata contro un muro, l’ombra di un uomo che non avrebbe dovuto esserci. In una democrazia sana quell’uomo non sarebbe dovuto arrivare ad essere un “Comandante in Capo”, come tu ami ripetere; ora ho capito che non è retorica, ma richiamo alla radice vera della democrazia, che si fonda sulla selezione dei capi, sulla loro formazione e sui curricula faticosamente costruiti. Uomini nati come funghi, alle prime piogge autunnali, grazie molto spesso a ricchezze mal guadagnate, in una democrazia sana dovrebbero rimanere là dove sono, sotto gli alberi, nella terra; spesso, ancor meglio, nelle patrie galere, per le fin troppe prevaricazioni, le profonde ferite alla legalità.
    Non mi soffermo sul concetto che la democrazia è fondamentalmente controllo, confronto e contraddizione dialettica. La staticità è il territorio della morte della democrazia: essa vive, appunto, di dialettica e di confronto; di rispetto e di autocritica.
    Quando si arriva al punto in cui si è arrivati in questi giorni negli Usa non resta che mettere in discussione le proprie origini, fare i conti con il proprio passato (che lì sta sepolta la causa antica, il malloppo incancrenente): dire basta ad un passato che fu quello che fu per ragioni storiche. Non c’è più nessun Griffith che possa cantare la Nascita di una Nazione in quei termini in cui la cantò centosedici anni fa. Il selvaggio West fu. Non può più continuare nel 2021. Il West è stato conquistato, gli indiani sconfitti e la loro razza praticamente estinta, come i bisonti. Il candido cotone non ha più bisogno del bel contrasto col nero così nero dei negri, né delle grandi mani dei mandinghi.
    Lo dice la psicanalisi che bisogna scavare e tirar fuori le ragioni profonde, nascoste a noi stessi in noi stessi. E in funzione di ciò ripensare alle relazioni sociali e ai modelli organizzativi: tempestivi, trasparenti, efficaci. Le armi non possono più essere affidate ai cittadini perché possano difendersi: ci vuole lavoro, educazione, rispetto degli ultimi, equità sociale.
    Quando il popolo francese donò a quello statunitense la Statua della Libertà, che dal 1886 si erge simbolicamente nella Liberty Island creò un legame di solidarietà ed amicizia, non solo fra Usa e Francia, ma fra America ed Europa. Ed è questo il retaggio che noi, noi tutti, europei ed americani, dobbiamo assumere come compito storico. La statua era la promessa tacita che gli States facevano ai milioni e milioni di emigranti che arrivavano in nave dall’Europa, attraccando ai moli della Ellis Island, poche centinaia di metri più in là. La promessa dev’essere mantenuta: libertà, possibilità per “tutti”, giustizia, democrazia.
    Trump e il mondo di tenebre che gli sta dietro nulla hanno a che vedere con ciò: sono nemici della democrazia e della modernità e quindi, sicuramente, nemici miei e tuoi, caro amico Emilio.

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