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E ‘o mare va

di Francesco De Luca

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Questo brano fa da premessa… è cantato da Murolo

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“Provo accoramento nell’ascoltare questa canzone. In questi giorni che trascorrono nella noia di una pioggia affliggente, ammorbati dall’ossessionante aggiornamento sulla trasmissione della pandemia, non mi sfiora la mente l’essere tacciato di ‘incallito nostalgico’ se vado trovare barlumi di vita attiva nel ricordo, Specie quello intrattenuto col mare nudo. Nudo sì, nudo come quando lo facemmo quel giorno che il ponente fresco ci impedì di fare il bagno nella  cala del Porto, a Palmarola. Stavamo cogliendo, insieme a due compagni, l’opportunità, mai più avvenuta, di consumare una settimana da soli, ospitati in una grotta.

La spiaggia era proibita dalle onde che le si fracassavano contro. Valicammo allora la cresta della Forcina e ci portammo nella cala ad est. La giornata aveva il sole velato, ma noi dovevamo scaricare l’esuberanza dell’adolescenza. Eravamo le sole presenze sull’isola. Il mare bolliva in lontananza e in noi bolliva la frenesia di poter osare. Arrivati nella cala giù, lì soltanto era innaturalmente calmo perché al riparo.

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Ci spogliammo e ci tuffammo. Per il gusto giovanile di sentirci giovani. Lo si è una sola volta nella vita e non lo si avverte. Quando ciò avviene le esperienze si imprimono con una forza maggiore. Quasi perenne. Sensazioni ineguagliate. Sensazioni? E quali?

Confesso… la nudità nel bagno a mare non tocca mete esaltanti. Non ricordo d’aver provato orgasmiche sensazioni corporali. E’ il contesto nel quale l’esperienza è avvenuta, quella pulsa ancora vivezza. Un mare acceso di sprazzi bianchi avvolgeva l’isola, lontana da ogni contatto. L’estate abbelliva il tutto con un sole tenue ma pur sempre di luglio. Noi divenuti granelli, in un microcosmo, in bilico fra cielo e mare.

E allora perché accoramento? Fra le tante ne privilegio una, quella di aver perso con gli anni e negli anni la  ‘naturalità’  a vantaggio dell’umanità. Sostanziata in particolare da necessità culturali, impellenze sociali, impegni economici, debiti relazionali. Tutta la vita, dopo, l’ho spesa rincorrendo una ‘umanità’ rampante”.

Mi lascia questa memoria un settantenne. Viso chiaro, anima pure. Gli rimanga intatto l’entusiasmo!