di Tonino Impagliazzo
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Nell’articolo Pertini, i giovani di Ventotene e il progetto di Falomo (leggi qui) avevo raccontato di un incontro indimenticabile durante il quale erano state gettate le basi per la realizzazione, a Ventotene, del progetto di ristrutturazione di un immobile, dislocato nelle vicinanze dell’ex Città Confinaria dei Cameroni, da utilizzare per coltivare la conoscenza e la diffusione dei principi espressi nel Manifesto per un’Europa Libera e Unita oltre che come luogo per custodire la storia e la memoria del confino politico sulle isole.
Qui racconto di cosa ne fu di quel progetto.
T. I.
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Soddisfatti per l’accoglienza che il Presidente della Camera Sandro Pertini ci aveva riservato, uscimmo dallo studio personale e commentammo positivamente l’emozione dell’uomo, grato e compiaciuto per aver incontrato un gruppo di isolani, rispettosi della storia e dei valori che il fascismo non ebbe a garantire.
L’iniziativa progettuale, intrapresa da un gruppo di giovani associati in Cooperativa, fu considerata dal Presidente la formula giusta per un itinerario in linea con la tutela dei luoghi e verso coloro – i Confinati politici – che avevano dedicato la propria vita alla salvaguardia dei valori della giustizia sociale, della democrazia e della dignità umana.
Giungemmo alla stazione Termini e prendemmo il primo treno destinato a Formia. Nel percorso di ritorno da Roma fu un chiacchiericcio continuo, intercalato di commenti sugli obiettivi indicati dal progetto e sulla opportunità, forse anche suggerita dal Presidente della Camera, di integrare l’iniziativa con il riutilizzo di “un camerone della Città confinaria” da restaurare e destinare a ricordo e memoria del “Confino Politico sulle Isole“.
Arrivati a Formia, in albergo mangiammo una pizza “in collegialità” ed il mattino seguente raggiungemmo il porto per l’imbarco sulla M/n Mergellina diretta a Ventotene.
Nel fare i biglietti ci accorgemmo di un annuncio che, posto all’esterno della biglietteria della Soc. di Navigazione SPAN, al Molo Vespucci, recitava così: “L’Amministrazione Provinciale di Latina, concede al Comune di Ventotene la somma di Lire 178.000.000,00 per la demolizione dei cameroni ubicati nella “Cittadella Confinaria” in zona Granili”.
Furono per noi momenti di stupore e scoramento che non avremmo mai immaginato, ci tenemmo stretti e l’incredulità si trasformò presto in rabbia.
Dopo circa un anno – era il 2 giugno del 1978 – venne inaugurato a Ventotene un monumento, dono dell’ANPI di Perugia e dell’Amministrazione Provinciale di quella città, a ricordo dei confinati deportati. Il monumento venne posto nell’area dell’ex cittadella carceraria e sulla stele in marmo fu incisa un’epigrafe dettata da Umberto Terracini.
Nella breve chiusa cerchia delle sue scogliere battute dal mare, Ventotene, umiliata dalla dittatura a luogo di confino politico, ospitò
nel ventennio fascista, circondandoli di rispettosa tacita simpatia, migliaia di perseguitati di ogni parte d’Italia, molti dei quali furono designati, dopo la liberazione e la democrazia instaurata, a sommi incarichi e dignità nella Repubblica. Ricordando e esaltando le virtù umane e civili che ne reggevano lo spirito sotto la dura repressione del regime autoritario gli abitanti dell’isola custodiscano alla nazione rinnovata queste sopravanzate rovine degli squallidi acquartieramenti dove i confinati antifascisti, malprotetti dall’inclemenza delle stagioni, cospirativamente autogovernandosi condussero la loro vita di sacrificio e di studio preparandosi alla lotta per un’Italia rinnovata nella libertà.
Nell’ottobre di quell’anno, ricevetti da Roma, dal dott. Maccanico, una telefonata con la quale mi veniva riferito che il presidente Pertini (eletto a luglio del ’78 Presidente della Repubblica) voleva notizie sull’esito del progetto.
Con dispiacere lo informai che “i Cameroni dei Confinati Politici erano stati tutti abbattuti” e che il Demanio di Latina non era disposto a concedere in uso alla Ventotene-coop-tourist l’immobile individuato dal progetto. Riferii, nell’occasione, che non avevo ritenuto opportuno informare il Presidente dell’accaduto per non arrecargli dispiacere.
Trascorso il 1978 non ci furono sviluppi fino al 1983.
Anno in cui una lista Civica locale, capeggiata da Ziccardi e rafforzata dalla presenza di Beniamino Verde, ci vide vittoriosi. La rabbia antica, in quel pomeriggio di giugno dell’anno 1983, si trasformò in lacrime.
Passa il tempo e arriviamo al 1990 quando, a meno di un anno dal “50° Anniversario del Manifesto di Ventotene”, fummo ricevuti a Roma, il sottoscritto ed il sindaco Verde, dal Ministro delle Finanze on. Rino Formica il quale, di concerto con la dirigente Generale del Demanio dello Stato dott.ssa Spils, si fece carico di sottoscrivere un accordo (documento interlocutorio) per la cessione al Comune di Ventotene dei “Beni demaniali” dello Stato, tra i quali c’era anche la ex Caserma della Milizia di Via Granili, ad un prezzo prestabilito e minimo.
Beniamino Verde e Rino Formica
E proprio il ministro Formica, in occasione di un suo viaggio a Ventotene per la Celebrazione del 50° Anniversario del Manifesto per un’Europa Libera ed Unita (era il 1991) confermò che la Dirigente Generale Spils aveva trasmesso al Dirigente Provinciale Cimmino la nota del Ministro ed era in attesa del completamento degli atti.
Sembrava fatta ma nel 1992 ancora un’amara delusione:
Circa otto mesi dopo la celebrazione del “50° Anniversario del Manifesto di Ventotene”, la Guardia di Finanza chiese alla Intendenza di Finanza – sez. Demanio di Latina – l’utilizzo del cespite di Via Granili, ex Caserma della Milizia, per esigenze istituzionali.
E’ doveroso ricordare, che negli anni 1941/45, i Cameroni dei Confinanti, adiacenti alla ex Caserma della Milizia, avevano ospitato circa 820 Confinati Politici, mentre nella ex Caserma della Milizia avevano alloggiato 78 militi. Alla data della richiesta della Guardia di Finanza (1992), erano presenti sull’isola per le funzioni istituzionali e per le necessità di Locamare-Ventotene solo quattro/cinque Finanzieri.
Fu allora che maturò in noi il convincimento che quei locali avrebbero avuto una diversa destinazione.
Ci rendemmo conto così come il timore di non farcela stesse diventando reale. E fu anche il momento in cui le parole del Presidente Pertini “ragazzi resistete” caddero tristemente nel vuoto e il sogno di realizzare la “cittadella confinaria” si ridusse ad una lapide scritta da Umberto Terracini mentre la ex caserma della milizia cessò definitivamente dall’essere pensata come luogo della memoria del confinato sulle isole.