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Perdersi

di Francesco De Luca

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Non ho dottrina né sapienza. Quello che produco è quel poco che traggo dalle mie vicende in rapporto con le fantasmagoriche e frastornanti pulsioni del mondo circostante. In cui come un granello sono inserito. Senza saperne perché.

Sento trasporto verso chi condivide con me la sorte della vicinanza affettiva, territoriale, culturale. Mi deprime costatarne l’ingenuità con cui si dà mandato ad  ‘estranei’ di condurre il nostro cammino civile, mi gonfia d’orgoglio spartire le eredità culturali della nostra gente, e vorrei che le bellezze della nostra isola, di cui siamo usufruttuari a tempo determinato, fossero il contenuto quotidiano del nostro colloquio isolano.

Purtroppo le condizioni sociali in cui ci ha scaraventato la pandemia portano il rischio di  ‘perdersi’  fra le incombenze della necessità. Anche in questi tempi in cui gli occhi dei bambini sono più brillanti e quelli di chi ci è vicino chiedono silenziosamente condivisione.

Non perdiamoci, amici. Abbiamo l’occasione di dare concretezza al nostro essere una comunità. Cogliamola, e manteniamo il contatto culturale, paesano, isolano, manteniamolo vivo.
Trasvalutiamo la casualità del nostro esistere e di essere Ponzesi, in un atto di volontà. Luminoso come raggio di sole.