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La notte che Maradona non mi fece dormiredi Enzo Di Fazio . Non sono un tifoso di calcio né ho una particolare predilezione per questa disciplina sportiva. Perché il Napoli? Ritornando al mondo del calcio, sarà capitato a tutti di avere una squadra del cuore e dei giocatori simbolo da imitare quando si comincia a dare qualche calcio al pallone (e chi non l’ha fatto… per strada, nei vicoli, sul piazzale della chiesa o sul campetto del collegio). (dal libro la Domenica del Villaggio di Luciano De Crescenzo) Il mondo del calcio napoletano ha sempre sofferto questa distanza dal nord; era parte anch’essa di quella economica e, sotto certi aspetti, ancora più pesante andando a colpire la sfera delle emozioni legate ai momenti di distacco dalla quotidianità non sempre priva di difficoltà. (dal libro la Domenica del Villaggio di Luciano De Crescenzo) Sono due giorni che questo idolo perenne è scomparso e i notiziari e i quotidiani non sanno cos’altro dire per cercare di spiegare il coinvolgimento emotivo che travalica il mondo del calcio e riguarda non solo i napoletani e gli argentini.
Maradona arrivò a Napoli agli inizi di luglio del 1984, dopo una serie di avventurose trattative tra il presidente Ferlaino, il direttore tecnico Juliano e i manager del Barcellona. L’operazione fu portata a termine grazie all’appoggio del sindaco di Napoli Vincenzo Scotti e all’intervento del Banco di Napoli con il suo presidente Ferdinando Ventriglia che si fece garante, con una fidejussione, di una buona parte degli obblighi assunti dalla società Calcio Napoli con il contratto. Questo venne firmato domenica 30 giugno, ultimo giorno ritenuto valido dalla Lega Calcio per il tesseramento del giocatore, dopo un’interminabile riunione, protrattasi fino a notte fonda, tra i vertici del Banco di Napoli e i dirigenti della squadra. Quella domenica mi trovavo a Napoli e, guarda caso, in un albergo di piazza Municipio, alle spalle della Direzione Generale del Banco di Napoli che aveva l’ingresso principale da via Toledo. Mi trovavo lì perché il lunedì, il giorno dopo, dovevo presentarmi agli orali del concorso a funzionario di direzione. Più sopra c’erano i quartieri spagnoli, il cuore più caotico e arrabbiato di Napoli, che nelle vicende della squadra trovavano il modo di riscattarsi da una vita di difficoltà e di privazioni. E tutti scesero in strada, invadendo via Toledo, piazza Municipio e piazza Plebiscito invocando Maradona. Il Napoli non aveva i soldi nemmeno per comprare le cambiali – lo scrive Luciano De Crescenzo nella Domenica del Villaggio, un libro ricco di fotografie uscito in occasione del primo scudetto – e il prezzo da pagare per avere Maradona era di 7,5 milioni di dollari, qualcosa come 14 miliardi di lire. Dove andarono a prendere i quattrini, pur considerando il patrimonio di Ferlaino messo a garanzia?
Un napoletano avrebbe detto e lo direbbe ancora oggi: Ci ha mise ‘a mane Maradona! 2 commenti per La notte che Maradona non mi fece dormireDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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…da uno striscione appeso su un muro in Argentina: “Non importa cosa hai fatto della tua vita Diego, ma cosa hai fatto delle nostre”.
E potrebbe bastare.
Vorrei ricordare che nel 1952 fece grande scalpore l’acquisto da parte del Napoli dell’asso svedese Hasse Jeppson. Fu Achille Lauro a condurre la difficile operazione, che costò la cifra di 105 milioni di lire, enorme per quei tempi. E già allora Jeppson venne nominato ‘O Banc ‘e Napule” (89 gol in cinque stagioni).
E un ricordo anche per il brasiliano Dino Da Costa, che fece grande la Roma di un tempo ed è morto il 14 novembre scorso a 89 anni.