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Il balletto del dissalatore

la Redazione
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Bene! La sentenza del Tar ha rigettato il ricorso del Comune contro Acqualatina. Un ricorso impostato male e gestito peggio, tanto da sembrare una messinscena, così “per far vedere” che l’Amministrazione cercava di assecondare le aspirazioni dei fornesi ad essere trattati come cittadini portatori di diritti.

Considerato che con queste premesse – chiarissime a chi ha seguito la vicenda -, si sapeva già che sarebbe finita così, perché il Comitato Samip si è costituito in giudizio, in posizione che in linguaggio giuridico si dice ad adiuvandum, cioè al fianco del Comune?

Semplice! Conosceva le pecche con cui era stato preparato il ricorso e sapeva che il Tar sarebbe stato impietoso col Comune di Ponza che non si era presentato alle Conferenze di Servizio quando c’erano decisioni da prendere o da contestare. Del resto l’avvocato Scipioni non si è presentato in tribunale, la mattina del 4 novembre, perché, probabilmente sapeva che era perfettamente inutile.
Il Comitato ha consultato uno studio legale, diverso da quello a cui si è rivolto il Comune, che ha individuato, nella  presenza in causa del Comitato, una strada per far sentire ancora la sua voce. Ma non il 4 novembre, quando pure ha parlato, come dice la sentenza, ed  ha ottenuto  il riconoscimento da parte del giudice ad essere parte in causa. Parlerà in un altro ricorso che adesso è autorizzato a fare.

Questo è per spiegare lo stato delle cose. Adesso andiamo a capire le posizioni nella diatriba su “dissalatore sì-dissalatore no”.
Intanto la questione, messa in questi termini, è malposta, perché il Comitato Samip non dice no al dissalatore; dice che se il dissalatore si deve fare, si faccia, ma non a Cala dell’Acqua e per tanti motivi. Quelli legati all’ambiente – che Acqualatina dice che non esistono – sono lampanti. Ma c’è di più.

Sia che si faccia il dissalatore provvisorio, sia che si faccia direttamente quello definitivo (che a detta di Acqualatina sarà interrato e non farà rumore), il progetto cozza con l’impegno della stessa Acqualatina a completare la rete fognaria delle Forna col suo depuratore che dovrebbe essere collocato proprio a Cala dell’Acqua. Mettere vicini dissalatore e depuratore non è proprio il massimo. Sappiamo che, però, Acqualatina sta rivedendo la situazione con un nuovo progetto che dovrebbe portare fogne e depuratore fornese al porto. A parte il fatto che l’impegno delle fogne doveva essere soddisfatto già da tempo, si va a creare una situazione in cui il dissalatore a Cala dell’Acqua si farà, mentre le fogne vedranno la luce chissà quando. E perché mai? La penale, per il dissalatore non fatto, Acqualatina potrebbe essere costretta a pagarla e anche piuttosto salata, invece per le fogne, dove c’è un impegno col solo Comune di Ponza, non corre rischi.

Da tener presente che il dissalatore dovrà funzionare comunque con l’energia prodotta da una centrale e, a Cala dell’Acqua, c’è stata una lotta per la centrale provvisoria posta nella miniera che rischierebbe di essere vanificata; anzi, siccome sarebbe insufficiente, verrebbe potenziata, almeno fin quando quella di Monte Pagliaro non diventa definitiva e aumenta la sua potenza, facendo arrivare energia anche giù a Cala dell’Acqua.

Ma oltre al problema ambientale, c’è il grande problema che il dissalatore posto lì uccide definitivamente la speranza dei fornesi di ottenere il territorio della miniera bonificato e inserito razionalmente in un piano regolatore.
Forse non è un caso che, come leggiamo nella sentenza, quella zona è stata descritta nel ricorso del Comune come “zona rurale vincolata” e il giudice accoglie la posizione di Acqualatina in merito al fatto che il dissalatore “non comporta il cambio di destinazione d’uso” prevista dal PRG “né la variazione dello strumento urbanistico”. Eppure sappiamo che questa zona è stralciata dal Prg, e fare il dissalatore significa vincolare per sempre l’area alla presenza dell’impianto.

A questo punto sorge spontanea la domanda: quando accadrà che i fornesi potranno decidere di una parte del loro territorio, martoriato prima dalla Samip e poi dall’incuria delle Amministrazioni ponzesi che hanno lasciato quella orrenda piaga a cielo aperto senza riuscire, in oltre 40 anni, a risanarla? Naturalmente per tutto questo e altro ancora, il Comitato Samip chiede che il dissalatore venga fatto altrove.

Ora la gioia di Vigorelli per la sentenza è comprensibile: è stato lui a volere sia l’ingresso di Acqualatina a Ponza sia la procedura del dissalatore a Cala dell’Acqua e non dimentichiamo che aveva idea anche di farci il porto turistico. Tutto questo senza chieder nulla ai ponzesi e senza metter mano al PRG come sarebbe stato giusto fare. E poi, detto tra noi, l’arrivo a Ponza di Acqualatina non ha fatto piacere a nessuno. Molti sono i disservizi e forse sarebbe utile fondare un Comitato ad hoc che talloni Acqualatina continuamente perché rispetti i suoi doveri e i diritti dei cittadini.

E l’attuale Amministrazione? Non ne parliamo. Non solo ha assunto un comportamento suicida verso Acqualatina, ma ha tenuto un comportamento sprezzante (come definirlo altrimenti ?) verso le richieste del Comitato Samip per un confronto pubblico con la cittadinanza. Certo c’era l’emergenza Covid, ma durante l’estate ne sono stati fatti di incontri pubblici per altre motivazioni e al chiuso. Un’Amministrazione propensa ad ascoltare i suoi concittadini poteva ben organizzarla all’aperto e con tutte le regole previste.

Il Comitato non si ferma a dire “no”. Propone come localizzazione del dissalatore la zona industriale di Monte Pagliaro: l’acqua da attingere sarebbe più pulita  e la salamoia potrebbe essere sversata in zone più profonde dove più facilmente può essere spazzata dalle correnti. Senza contare la vicinanza della Centrale. Certo Acqualatina ritiene la zona poco adatta per una serie di motivi che vengono declinati come impatto ambientale tremendo, ma che in realtà vogliono nascondere costi maggiori.
Le proposte del Comitato vanno anche oltre con un eventuale progetto di realizzazione di cisterne di acqua piovana e cisterne di raccolta dell’acqua prodotta dal dissalatore da mettere in rete. Ma ancor di più, forse era il caso di dare uno sguardo al dissalatore mobile che non avrebbe impegnato alcun lavoro a terra e avrebbe potuto evitare il danno ambientale alle nostre coste lavorando in alto mare.

E’ troppo tardi? Acqualatina ha urgenza di fare il dissalatore definitivo al più presto. Pensiamo allo sgombero delle barche di qualche settimana fa, barche che è pur vero che stavano su zona demaniale e dovevano essere tolte, ma per anni non sono state disturbate. Come mai proprio adesso? E’ la fretta di Acqualatina.

Non sappiamo se e quando il Comitato Samip farà il suo ricorso e se questo può sospendere i lavori, ma se la cittadinanza ritiene giusta la posizione del Comitato, può unirsi ai suoi componenti e far sentire una sola voce come accadde per la chiusura della miniera in quel lontano 1976.

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