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Capri. Second look (2). Quasi un fotoraccontodi Sandro Russo . Tra i messaggi privati ricevuti dopo la pubblicazione della prima parte di questo reportage qualcuna ha riguardato il titolo. Alba ad Anacapri. Belle giornata di metà ottobre. Ischia all’orizzonte Dopo colazione e sulla via dell’appuntamento del mattino la difficoltà maggiore di questi tempi è trovare un giornalaio aperto. In programma per oggi trasferimento con mezzo del trasporto urbano a punta Carena (v. mappa nella prima parte dell’articolo) e di là un altro “classico” del trekking caprese: il sentiero dei Fortini. E’ un sentiero, magnificamente tenuto, che segue il profilo della costa – punteggiato di fortificazioni (inglesi) piuttosto rudimentali – e si snoda tra la macchia mediterranea. Lungo il percorso sono state apposte delle targhe di ceramica con le informazioni di base: storiche zoo-botaniche e geologiche. Faro di punta Carena in lontananza, mentre si prosegue lungo la costa (foto di Marco Marini) Lungo il percorso anche i resti di qualche “caldara” semidiroccata; a corredo la spiegazione di cos’erano le caldare e della fine che hanno fatto i marmi che ricoprivano le sontuose residenze romane (capresi e non solo: anche il Colosseo era ricoperto di marmo bianco finito in calce!): Quando si dice sentiero ben tenuto non è tanto per dire: nei punti più difficili sono predisposte protezioni adeguate. Vegetazione dell’ultima foto: le macchie più scure sono di erica; gli arbusti verde glauco sono Anthyllis barba-jovis (Fabaceae). Foto di Marco Marini Statice reticolata o Limonium (a Ponza: erba di S. Silverio), Crithmum (finocchio marittimo) e Helicrisium italicum (elicriso) Cammina cammina… il sentiero si congiunge alla strada provinciale (asfaltata) che porta al sito per la discesa alla famosa Grotta Azzurra. E qui mi dissocio dal gruppo che tre-quattro per volta viene trasferito sui barchini per entrare nella Grotta, dire Oooh! e tornare indietro. No comment sul prezzo e sull’esperienza. Per il pomeriggio il programma prevede il trasferimento in seggiovia al Monte Solaro con ritorno a piedi. Le immagini che seguono sono prese dalla stazione a monte. I Faraglione e Capri paese; in fondo all’isola, al di là di un braccio di mare, punta Campanella Sempre nel pomeriggio mi ritaglio uno spazio per una visita alla villa S. Michele, di Axel Munthe (1857-1949), già visitata l’altra volta, ma sempre piacevole da rivedere. Il libro ‘long seller’ di Axel Munthe del 1929; neIIa foto la copertina della mia copia, ed. Garzanti, del 1974 Una bacheca a villa S. Michele, con una rappresentazione delle lucertole blu dei Faraglioni (leggi qui) La Sfinge all’estrema punta di villa S. Michele, con vista su Marina Grande e su punta Campanella Nel pomeriggio con più tempo a disposizione tutti approfittano – ciascuno per suo conto, secondo interessi e preferenze – per bighellonare per il paesino. Anacapri è molto curata e ben tenuta, senza la pretenziosità della gemella isolana. Ho apprezzato molto la cura del verde con piante inconsuete e fioriture propiziate dal clima quasi tropicale. Due immagini di Thunbergia grandiflora (Fam. Acanthaceae) Cocculus laurifolius (Fam. Menispermaceae) Phaedranthus buccinatorius (Fam.Bignoniaceae) Un’altra piante sorprendente, vista a Capri (ma non fotografata), sulla stradina per Villa Jovis, è un grande albero di mango (Mangifera indica – Fam. Anacardiacee), con tanto di frutti. E siamo all’epilogo. Terzo giorno sull’isola con il trasferimento da Anacapri a Capri e tutte le visite d’obbligo che avevamo lasciato indietro dai giorni scorsi. Ruderi di una delle sei cisterne che rifornivano d’acqua villa Jovis Campanula garganica tra i ruderi di villa Jovis Capri, villa Lysis fatta costruire ai primi del ‘900 dal barone Jacques Fersen, in stile neoclassico (Liberty). In alto, le colonne ioniche rivestito di tessere di mosaico dorato; sotto, il Belvedere Vista sui Faraglioni dall’Hotel Punta Tragara (cinque stelle) e (sotto) ultimo sguardo sui faraglioni: si sta rannuvolando e il tempo minaccia pioggia Lento ritorno alla “piazzetta” e discesa a piedi per la lunga scala che conduce al porto, evitando la funicolare. Su tutto la simpatia dei residenti, da secoli adusi all’ospitalità, sempre sorridenti (sotto la mascherina) e pronti alla battuta. [Capri. Second look (2)- Fine]
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