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La “Resistenza dannunziana” a Roma nel 1943 – ’44di Fabio Lambertucci . Continua la rivisitazione di Fabio Lambertucci, attraverso libri e giornali, d’epoca o più recenti, di personaggi e di aspetti poco frequentati dalla storiografia ufficiale, ma emblematici di un’epoca.
Il principe Gabriele Cruillas, figlio segreto di D’Annunzio, capo delle “Camicie Verdi” Anche se la storiografia resistenziale maggiore l’ha dimenticata, è esistita e ha operato a Roma nel 1943-44 una singolare “Resistenza dannunziana”, promossa e comandata dal principe abruzzese Gabriele Cruillas (Francavilla 1897 – Roma 1978), quinto figlio mai riconosciuto dal poeta soldato Gabriele D’Annunzio (1863-1938).
Come il padre (1), Gabriele Cruillas odiava i nazisti tedeschi: a Roma dalla metà del settembre 1943, con le sue “Camicie Verdi” (forte di otto generali, trenta colonnelli e cinquemila soldati) li combatté strenuamente, collaborò con il Fronte Militare Clandestino Romano (Fmcr) del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo (1901- 24 marzo 1944, martire delle Fosse Ardeatine) e creò un servizio di controspionaggio. Gabriele Cruillas (1897-1978) Tuttavia, il 14 luglio 1944 i Servizi segreti inglesi dopo, pare, una telefonata di Winston Churchill, più diplomaticamente lo fecero uscire di prigione. Da “Il Messaggero” del 6 giugno 2018 Chi era stato prima Gabriele Cruillas lo ha raccontato con dovizia di documenti, per la prima volta, lo storico e studioso Franco Di Tizio (Francavilla al Mare 1948) nel suo saggio del 2016 Gabriele Cruillas – il figlio non riconosciuto di Gabriele D’Annunzio (Ianieri edizioni, Pescara). Scrive la giornalista culturale e scrittrice romana Paola Sorge, italianista e germanista, studiosa di D’Annunzio, nella recensione al volume intitolata “Il figlio segreto del Vate”, apparsa sul “Venerdì di Repubblica” del 1° aprile 2016: Copertina del saggio di Franco Di Tizio e autografo di Gabriele D’Annunzio Eppure, questo “spavaldo patrizio di spada e penna” che gran parte dei suoi contemporanei illustri, tra cui il re e Mussolini, considerarono sempre figlio del Vate, che al padre somigliava anche fisicamente, fu dai posteri negletto, bistrattato, dimenticato. Anche dalle numerose biografie del poeta uscite fino a oggi in cui su di lui si trova un’unica, risibile notizia riferita da Guglielmo Gatti nel ’60 e ripresa poi, senz’ombra di sospetto, da tutte le biografie successive: il padre del secondo figlio avuto dalla principessa Maria Gravina Cruillas di Ramacca durante la sua convivenza con D’Annunzio, era il mesto e non certo affascinante stalliere e domestico della principessa, Rocco Pesce. In realtà, quando Gabriele Cruillas nacque, il 2 maggio 1897 a Francavilla al Mare, D’Annunzio non lo riconobbe ufficialmente per ragioni di convenienza. Che Bebe, così Gabriele era chiamato in famiglia, fosse figlio del poeta è tra l’altro confermato da Renata, l’altra figlia della Gravina, che nelle lettere a lui indirizzate, parla sempre di “nostro padre”.
Renata, la Sirenetta, volle andare a vivere con il padre quando l’altezzosa principessa, che da tempo frequentava gente losca, si mise addirittura a gestire una casa di tolleranza prima a Firenze, poi a Roma. Quasi una telenovela. In tutto questo non cessò mai di scrivere: per un suo poema Il Cantico d’Italia, fu definito “forte novissimo poeta”, seguirono due romanzi, le novelle in francese scritte per il cinema e vari saggi, tra cui L’Estetica generale della cinegrafia sonora. Tutto scritto in uno stile impeccabile anche se ridondante, com’era allora di moda. Il grande giornalista, scrittore e partigiano di Giustizia e Libertà (GL) Giorgio Bocca (1920-2011) nella sua Storia dell’Italia partigiana (Laterza, 1966) nel capitolo “Roma non insorge” così invece scrisse: “I capi militari non sono in grado di controllare le organizzazioni nelle cui pieghe va già insinuandosi la borghesia fascista che vorrebbe piegare la cospirazione ai suoi fini propagandistici. Già si parla di una fantomatica ma non per questo meno significativa legione dannunziana, organizzata sulla carta, in battaglioni, compagnie, squadre, con migliaia di aderenti che indosseranno “al momento buono” la camicia verde (trasformismo coloristico di quella nera) per occupare armata manu la capitale e mantenere al paese le conquiste del fascismo, anche l’Impero e impedire la rinascita di una democrazia corrotta.
(1) Paola Sorge nel suo saggio del 2013 “Eleganza e Voluttà in Gabriele D’Annunzio” (Carabba, Lanciano, Chieti) ha rivelato che il poeta nel 1933 aveva in progetto un secondo volo su Vienna con intenti anti-hitleriani poiché aveva già intuito il pericolo nazista per l’Austria. Aereo del volo su Vienna dell’agosto 1918 di Gabriele D’Annunzio (Museo Storico dell’Aeronautica Militare Italiana a Vigna di Valle, Bracciano, Roma; foto di Fabio Lambertucci) Due immagini dal libro fotografico sulla liberazione di Roma: “4 giugno 1944. La liberazione di Roma nelle immagini degli archivi alleati. Ediz. illustrata (Italiano), di Due foto dal film “Il cattivo poeta”, con Sergio Castellitto nel ruolo di Gabriele D’Annunzio.
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