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Capri. Second look (1)

di Sandro Russo

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Naturalmente ero stato altre volte a Capri, una gita mordi-e-fuggi con la famiglia, da ragazzino; poi una gita scolastica dove tutto si fa, meno che attenzione al posto che si è andato a vedere.
Una decina di anni fa, mosso da un interesse prevalentemente botanico ci sono stato a febbraio, per la fioritura di una pianta endemica (mitica) di Capri: la Lithodora rosmarinifolia. Quell’esperienza – D’inverno per isole. La ricerca del blu” è già stata raccontata (in due puntate: (1) [1] e (2) [2].

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Passano gli anni, cambiano interessi ed amici e il successivo viaggio a Capri è con un gruppo di trekking, per una permamenza di tre giorni. Durante la quale vedo con gli occhi (e capisco con le gambe) che Capri è un’isola verde, perfetta per il trekking – con il valore aggiunto di scenari incomparabili, come solo le isole offrono – per quanto solo da poco riscoperta in questa dimensione.

“Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo”, diceva il saggio cinese. E trattandosi di una meta intorno a Napoli il rito propiziatorio è la colazione (…’nu bbabbà, ’na sfugliatella e cappuccino) fuori al bar, sul piazzale della stazione.

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Da lì, il tragitto in autobus non è lungo per l’imbarco al molo Beverello. E qui sorge una prima curiosità, presto risolta dall’impagabile Wikipedia:
“Situato nel cuore della città partenopea, proprio di fronte al Maschio Angioino, è chiamato così per le colline che da Pizzofalcone vanno a mare e che furono dette “Bibirellum” per la notevole quantità d’acqua; da cui anticamente, forse anche una sorgente per attingere acqua: piccolo bevere, beverello”.

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Partenza dal molo Beverello – In viaggio: Capri di prua – Approdo di Marina Grande

Una volta a Capri, sul piccolo porto dell’isola si forma il gruppo, ci si libera dei bagagli (trasportato dai mezzi alle residenze previste ad Anacapri), e si va…

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Perfetta e razionale la logistica di Capri che come altre isole scoscese ha dovuto fare i conti con una topografia impervia. La stretta lingua del porto (a Marina Grande) funge da punto d’incontro e smistamento; di qui parte la strada per i due comuni dell’isola, la funicolare (fin dal 1905) o in alternativa un’erta scalinata che porta a due passi dalla piazzetta di Capri.

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Colpo d’occhio dal belvedere di arrivo della funicolare. Davanti e in basso il porto; alle nostre spalle “la Piazzetta”

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Foto in alto: parte del gruppo sulla piazzetta, dalle scalinate della Chiesa – Sotto. Interno della Chiesa (costruita nel 1688 e ultimata nel 1697; dall’impianto simile a quella di Ponza) – In basso, il campanile con l’orologio/simbolo (foto di Sabrina Silani)

All’arrivo della funicolare, la Capri che tutti conosciamo, la piazzetta e i vicoli adiacenti: una esposizione dei più famosi marchi internazionali. Intorno a questa vetrina scintillante, per Vip e curiosi, altri vicoli e abitazioni per i comuni mortali.
Un caffè, una visita alla Chiesa che insiste sulla stessa piazzetta (con il campanile separato da essa: lunga storia)… ma i rudi camminatori spregiano (?) le lusinghe mondane e si avviano alla dura scarpinata in programma per la giornata.

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A poche centinaia di metri dal Centro stacca il più classico dei percorsi per il trekking a Capri: ’u passetiello. Altro non è che il sentiero – parecchio ripido, da aiutarsi con le mani in certi punti – che si inerpica nel centro boscoso dell’isola – un bosco misto, prevalentemente di lecci, ma anche di altre essenze mediterranee – e porta ai contrafforti del monte Solaro (589 metri). Era anticamente, prima della strada carrabile, l’usuale via di collegamento tra Capri e Anacapri. Poi è stato declassato a sentiero per cacciatori e mulattiera, ma in alcuni punti è troppo ripido anche per i muli.

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Immaginiamo le donne che la percorrevano con le ceste in testa e il pensiero va a simili percorsi visti a Ischia e a Procida. Anche a Ponza, tra il Porto e le Forna in altri tempi, o al sentiero che dal Porto (Sant’Antonio) sale al monte Guardia e poi scende già verso il Fieno. Anche quella i contadini che lavoravano alle vigne la facevano tutte le mattine. E la fanno tuttora!
E ancora… tra gli abitanti di Capri e Anacapri (Capri di sopra) si raccontano le stesse inimicizie storiche che sono esistite tra Ponza e le Forna.

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Lungo il percorso del Passetiello (foto di Marco Marini)

Comunque, tra pause e mugugni si supera l’ultima erta/strettoia, di esta selva selvaggia e aspra e forte…
Il sentiero propriamente porta da Capri al monte Solaro, ma visto il monte e salutatolo – Ciao monte! …sarà per l’indomani -, deviamo verso Anacapri, e usciamo a riveder le stelle
E che stelle! Vista sul mare e sui Faraglioni:

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Sotto di noi la baia di Marina piccola (foto in alto); sotto: progressivo spostamento dello sguardo verso sinistra (le due foto sottostanti)

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La tappa intermedia sulla strada per Anacapri è l’eremo di Cetrella (chiuso, non è giorno di apertura). Ma ci si consola presto con un parco pranzo e sontuosa vista (…di gran lunga meglio di un sontuoso pranzo con scarsa vista!)

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Vista dei Faraglioni dall’eremo di Cetrella; sguardo a destra (2^ foto); sguardo a sin (3^ foto)

Dopo la pausa pranzo, iniziamo la discesa verso il centro abitato di Anacapri, non senza un’occhiata – nei dintorni dell’eremo – ad un piccolo e inaspettato boschetto di castagni con una piccola produzione che dà luogo ogni anno a una Sagra della castagne (assaggiate: sono piccole ma dolci).

Si abbandona il bosco e il percorso verso il paese avviene attraverso una vera stradina, più larga e ben curata, in parte a gradoni; ai lati si cominciano a vedere proprietà recintate e coltivate.

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Piccole proprietà contadine recintate lungo la strada: un cassone per l’acqua, dei gigli di S. Candida (Amarillys belladonna) – Sotto, delle caprette a bordo strada

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Iniziano anche le case e non troppo lontano, sopra di noi, si vede la seggiovia che da Anacapri porta al monte Solaro.

Per tutto il percorso non ho usato i bastoncini da trekking, comuni a molti del gruppo. Sono abituato a cercare, all’inizio di ogni camminata, un bastone di appoggio ed equilibrio che sostituisco lungo il percorso, fino a che non ne trovo uno più adatto, cui poi rimango fedele per tutta la permanenza. Quello che ho adottato in questa escursione era un grosso stelo di ferula (Ferula communis), leggero e resistente.

Per stradine sempre più agevoli e spaziose torniamo al consesso civile. Rimettiamo le mascherine e entriamo nel centro abitato di Anacapri.

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Targa lungo la strada, all’ingresso di Anacapri, proveniente dal bosco

Scendendo, lasciamo villa San Michele (già di Axel Munthe) sulla destra e siamo in paese. Sullo slargo di piazza Vittoria, denso di bar e posti di ristoro, un cameriere saluta uno del gruppo che conosce… Poi ci vede sfilare (siamo una ventina):
– Ahè… ce sta pure Mosè! –
dice quando mi vede passare con un bastone diverso dagli altri (…impareggiabile gusto napoletano per la battuta!).

Da adesso in poi, relax. Attraversiamo il paese lindo e accogliente per prendere possesso delle nostre camere e dei bagagli ivi giunti stamattina. Appuntamento per la cena e poi a nanna.
Fine della prima giornata.

[Capri. Second look (1) – Continua]