di Rosanna Conte
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Le dispute dei giorni scorsi scatenate dalle parole del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che sminuivano il valore sociale degli anziani, ha stimolato diverse riflessioni.
E’ da quando si è ingigantita la figura dei giovani, in maniera abnorme e con una ricaduta dannosa sui valori della vita sociale, che di rimando si svaluta quella degli anziani, da sempre, invece, considerati memoria, guida e faro delle comunità.
La loro esperienza è stata il lievito che ha fatto crescere le comunità umane e solo oggi, nell’era in cui si pensa che tutto sia presente in internet, sono ritenuti superflui per la società a meno che non siano titolari di una pensione che vada a impinguare il reddito di figli e nipoti, o che ne costituisca il solo loro reddito.
A volte sono ritenuti un peso, specie se hanno bisogno di cure e attenzioni.
Noi a Ponza, riusciamo ancora a mantenere il legame inter-generazionale che è determinato dagli affetti, ma, se ci fermiamo un attimo a riflettere, possiamo anche cogliere l’importanza della funzione degli anziani. Ce ne rendiamo conto quando ci serve sapere come tirar su i muretti a secco per mantenere in sesto il nostro terreno, o come evitare allagamenti e frane legate all’acqua ricostruendo i percorsi dei vecchi canali distrutti dall’abusivismo o dall’incuria di noi moderni, ma a loro ricorriamo anche per conoscere meglio il nostro mare quando vogliamo ottimizzare la pesca.
I racconti dei vecchi sono pieni di cose che i giovani ignorano e che, in una comunità sana, costituirebbero la ricchezza di tutti.
Intanto bisogna dire che l’età della vecchiaia si è spostata molto più in là di una volta e molti anziani svolgono attività utili per la comunità, magari anche gratuitamente. E non sono solo i vecchietti che si vedono a Napoli come a Trieste all’ingresso delle scuole per aiutare i bambini ad attraversare la strada o anche quelli che sorvegliano i piccoli parchi, ma anche quelli che continuano a dare il loro contributo nel campo in cui hanno lavorato.
Chissà perché a nessuno viene in mente di mettere a riposo un Berlusconi, un De Benedetti, uno Scalfari e così via. Anche i vecchietti che hanno guadagnato di meno hanno una loro esperienza di vita che va salvaguardata e valorizzata.
Mi è piaciuto molto un articolo uscito sull’Avvenire che allego in calce. Si riferisce agli anziani di oggi che quando erano giovani hanno lottato per cambiare tante cose.
Il giusto salario, la tutela del lavoro, l’assistenza sanitaria per tutti, l’accesso all’istruzione anche per i meno abbienti, l’autodeterminazione delle donne col nuovo diritto di famiglia, le leggi sul divorzio e sull’aborto sono alcune delle conquiste di quei giovani che adesso sono vecchi. E, in un periodo in cui tutte queste conquiste rischiano di andare perdute, ce la sentiamo di metterli da parte, di ignorarli, invece di porli al centro della nostra attenzione per chiedere loro dove avessero preso quella forza e quella capacità di lotta che i giovani di oggi non riescono a capire, ma nemmeno a vedere?
File pdf dal quotidiano “Avvenire”