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Arriva ‘u vapore (ovvero “il Postale”)

di Tonino Impagliazzo

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Nell’immaginario collettivo, l’espressione arriva ‘u vapore, veniva utilizzata dagli abitanti delle isole per ricordare un evento gioioso e ricco di significati, perché il postale iniettava negli adulti l’antidoto  contro la solitudine e l’abbandono e stimolava nei giovani l’idea del  nuovo che avanza.

Il “Servizio  del  Postale”, dalla sua istituzione e fino agli  anni ’50 e ’60, si propose agli abitanti delle piccole isole come quel servizio  capace di assicurare un collegamento continuativo con la terraferma paragonabile ad un faro di  luce nel  buio dei servizi  minimi essenziali.  Ciò voleva dire, tra l’altro, anche l’acquistodi merci e la possibilità di accedere ad un’assistenza specialistica ed ospedaliera qualificata.

La società delegata a tale  servizio, per conto dello Stato, era  la SPAN di Napoli (nata nel 1912), la quale effettuava in  particolare, negli anni ’50 e ’60, due viaggi alla settimana per Napoli ed un viaggio per Gaeta (pontile  Elena) poi sostituito dal  pontile ex Temperini  in Formia.

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La SPAN  veniva  retribuita per il servizio reso ed era disciplinata dai Ministeri competenti, attraverso  una specifica Convenzione  che prevedeva il numero delle corse, i porti e gli scali di servizio, nonché  le caratteristiche tecniche dei battelli destinati al servizio e  l’obbligo di esporre nella parte alta del pennone della nave una piccola bandierina triangolare con la scritta “P” (che voleva significare Servizio  Postale) .

La  Convenzione, meglio descritta come “Servizio  sociale  minimo  a  favore  delle  piccole  isole”, proveniva  da un’attenta analisi condotta dai funzionari  dello Stato, considerando le carenze concrete riscontrate sui  territori  .

I  battelli utilizzati per garantire il servizio delle isole sin dal 1912, portano i nomi  M/n “il Lampo”, M/n “Il Frisio” (noleggiato in attesa delle nuove costruzioni), M/n Regina Elena (Ancona 1912), M/n Santa Lucia (Ancona 1912), e dopo la guerra abbiamo M/n Principessa di Piemonte che prenderà poi il nome di M/n Mergellina, M/n il Meta, M/n il Giannutri che hanno  lasciato negli abitanti, nelle famiglie, negli studenti e negli addetti ai servizi per l’isola il ricordo dei mitici viaggi, delle traversate avventurose, degli ambienti per il trasporto poco accoglienti e suddivisi  per classi sociali, senza dimenticare la durata di sette ore per Napoli  e di tre per  Gaeta.

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Il “Postale” partiva  dal Molo Musco di Ponza alle 4,30 del mattino e giungeva all’isola di Ventotene intorno alle 7,30;  gettava  l’ancora  davanti  al Porto Romano e/o in zona Parata Grande e calava una scaletta laterale per consentire alla barca a remi proveniente dall’isola  di  iniziare lo scarico ed il carico delle merci e l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri .

Le operazioni di carico e scarico erano  precedute dalla salita sulla Nave del titolare del Servizio postale dell’Isola, cioè  ”l’Ufficiale Postale”, il quale si recava dall’Ufficiale di bordo, per la firma di consegna  dei plichi (i famosi sacchi di  juta sigillati). In questi erano custoditi: i Valori Postali Ordinari (lettere, corrispondenza e stampa varia), i Valori  e i Plichi Speciali (raccomandate, assicurate, atti giudiziari, atti speciali ed altro) e anche i Valori  e i Plichi  Economici Garantiti, visto che  in quegli anni  gli uffici Postali  delle isole di Ventotene e Santo Stefano  ungevano anche da Banca e Depositi Fiduciari per rimesse estere e per danaro destinato agli emolumenti dei militari in servizio sulle isole e/o agli addetti ai servici pubblici ed ai  carcerati.

Il  Postale ripeteva la  stessa  operazione via mare nelle acque antistantil’isola di Santo Stefano, e capitava sovente di assistere, nella corsa diretta a Napoli, all’imbarco degli ergastolani per udienze di rito, testimonianze od altro, con l’assistenza di due Carabinieri per ogni  carcerato.

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Nel prosieguo  il Postale faceva  una breve sosta a Ischia Porto ed a Procida e giungeva a Napoli intorno alle 11,30  del  mattino; il giorno successivo ripeteva il viaggio di ritorno per le isole partendo alle 10,00 del mattino.

Nelle isole, il servizio di distribuzione della posta ai cittadini avveniva nel Centro Storico di ciascuna isola: a Ponza sulla piazzetta Pisacane, sotto il Comune; a Ventotene sulla piazzetta posta sui gradini di Casa Balzano ed a Santo Stefano sotto la casa del Direttore sui gradini del Tabacchi. In questi luoghi si radunavano i cittadini che attendevano notizie dai loro cari e i “pacchi dono” provenienti in  prevalenza dagli Stati Uniti. La distribuzione si caratterizzava per essere fatta ad alta voce: il postino indicava il nome ed il cognome del destinatario ma quando non vi era alcun riscontro li ripeteva aggiungendovi  il soprannome.

Concludo con una considerazione.
I viaggi del Postale, negli anni ’50 e ’60, hanno spalancato agli abitanti di questi territori  la strada dell’emancipazione  sociale e della crescita culturale e questo, con il sostegno economico integrativo delle famiglie, ha consentito ai ragazzi  di proseguire  gli studi,  lontani dai  nuclei familiari con la possibilità di alloggiare presso collegi, case famiglie e/o convitti.

L’esclamazione Arriva  ‘u vapore, seppure oggi rimane l’espressione legata ad  un viaggio immaginario, di certo non stimola negli isolani, soprattutto nei giovani, né la consapevolezza delle enormi potenzialità di lavoro che questi luoghi possiedono, né una sufficiente analisi delle problematiche sociali, culturali ed economiche legate al periodo invernale. Mancano il desiderio di vivere  all’interno della propria realtà insulare e l’impegno per il miglioramento dei servizi di cui c’è bisogno, quasi si temesse di  salire la scala della rinascita  sociale, culturale ed economica puntando sul senso di appartenenza alla propria terra.