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Lettera aperta a Emilio Iodice sulle elezioni americane

di Tano Pirrone
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Georgia, sul bus al seggio con gli afroamericani

Gentilissimo Iodice,
leggo i suoi scritti pubblicati su Ponzaracconta, anche se non sempre. Non in tutto sono d’accordo, ma la dialettica è il motore del mondo e del progresso… Le scrivo per avere chiarimenti, se vuole e può, su un argomento messo in luce da un reportage letto su Repubblica del 31 ottobre (in allegato .pdf in fondo a questo scritto).
L’articolo, a firma dell’inviata Anna Lombardi, affronta un problema per me incomprensibile: la sistematica –
perseguita con costanza e premeditazione – diminuzione dei seggi elettorali in ambiti in cui la popolazione è per la gran parte rappresentata da elettori afroamericani anziani.
Un esempio: «I seggi sono sempre meno: dal 2018 ne hanno soppressi 1200 […] la gente di Gainsville deve andare a Jefferson, 50 chilometri più in là, per votare. Molti non hanno l’auto. Sono demotivati. Per troppo tempo li hanno esclusi dai loro diritti». Parla La-Tosha, ex cantante jazz, che assiste elettrìci ed elettòri di quel target. In Georgia nel 2013 la Corte Suprema annullò buona parte dei diritti elettorali, introdotti nel 1965 da Lyndon Johnson (ricorda che macello c’era stato a monte?) per proibire ogni forma di discriminazione.
Diminuendo i seggi aumenta la dispersione e – nel caso che questi elettori vadano a votare – la durata della fila.
Riferisce Lombardi che il tempo impiegato da un votante “anziano afroamericano” è del 45% in più del corrispondente wasp (White Anglo-Saxon Protestant – NdR). Ad Atalanta ci sono state attese anche di 11 ore (superato anche il record per fare il tampone nei drive-in di Roma: io ho atteso dalle 9,20 fino alle 18,40, comodamente in macchina, pregando un dio a caso che non mi venisse di fare pipì; a farmi compagnia, c’era mia moglie, avevamo libri e giornali, caramelline – senza zucchero – e la radio. E non dovevamo scegliere fra Biden e l’uscente).

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Riferisce l’articolo che nel 2018 il locale segretario di Stato in corsa (poi vinta) per la carica di governatore, il repubblicano Brian Kemp (è l’elegante figuro rappresentato nella foto qui sopra, ripresa da Wikipedia). Nonostante l’evidente, eclatante conflitto d’interesse, cancellò a loro insaputa – W la democrazia, W la trasparenza, W l’eguaglianza – 600 mila persone (mica cotiche!) dai registri perché non avevano votato alle precedenti elezioni. Congelandone altre 53 mila per “accertamenti”. Il risultato fu che la sua avversaria (donna e afroamericana) l’avvocatessa Stacey Abrams, perse per 55 mila voti.
La matematica non è un’opinione. La democrazia, evidentemente, sì.

Chiudo, anche se l’articolo continua fornendo altri dati interessanti. Inserisco però un allegato .pdf per lèggere direttamente il
report di Anna Lombardi.
La saluto e attendo un’illuminata risposta.
Tano Pirrone

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Georgia, sul bus al seggio con gli afroamericani ‘L’elezione si decide qui’ Di Anna Lombardi da la Repubblica del 31.10.20 [4]

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2 novembre 2020 h. 12

Il file .pdf segnalato da Emilio Iodice nel suo secondo commento (Cfr.) viene allegato qui di seguito:

J.F.K. Discorso inaugurale [5]

[6]

Appendice.2 (Cfr. Commento di Vincenzo Ambrosino del 2 novembre)

Da Brexit a Trump l’inganno delle élite dietro alla crisi dell’Occidente [7]

 

Appendice.3 (Cfr. Commento di Sandro Russo del 3 novembre)

[8]

La vignetta di Massimo Bucchi su la Repubblica di oggi

 

Appendice del 5 novembre 2020  (nella perdurante incertezza sull’esito delle elezioni americane) – Cfr. Commento di Tano Pirrone.

Articolo di Paolo Garimberti su la Repubblica del 4 novembre: La democrazia alla prova di Paolo Garimberti [9]