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2 novembre 2020, 1964, 1952

di Francesco De Luca

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Sto scendendo la scalinata che dal piano del Cappellone porta giù, sono nel Cimitero per questo 2 novembre. Intorno gente che gironzola vicino alle fosse dei morti. Il mare calmo e azzurro si apre davanti. Mi fermo vicino al muretto come vinto da qualcosa. Ricordo.

[1]
Ero al terzo anno delle Superiori, avevo ormai preso confidenza con l’ambiente: zona tuscolana, le Mura Latine, via Magna Grecia, scuola Margherita di Savoia. Gli amici, quelli più ‘boiacci’ mi chiamavano ‘Napoli’, forse per l’inflessione del parlato. Non mi importava perché avevo bisogno di sentirmi accolto, dopo aver frequentato le Medie in collegio. Avevo visto Gary Grant in un film, indossava un maglioncino bianco con la V azzurra. Simile a quello esposto nelle vetrine di Modital. Lo comprai. Sarebbe stato il mio segno distintivo a Ponza dove avevo deciso di andare per la ricorrenza dei Morti. I giorni di vacanza erano pochi ma con gli anni avevo preso confidenza col tragitto Roma-Formia-Ponza. Vi andai.
I Morti che avevo nell’animo ancora erano quelli dell’infanzia: i nonni paterni Aniello e Civita. Quelli di mamma erano nel viterbese.
“Nonno Aniello… va bene …ma nonna Civita dov’è?” Mi venne in aiuto Aniello, mio cugino, memoria del passato, già allora.
Vi andai senza devozione, lo ammetto. Era una consuetudine cui non ci si poteva sottrarre. La gioia dei miei genitori era evidente ed io non potevo deluderli.

[2]
Un via vai brulicante sul Cimitero. Le cappelle tutte aperte e dentro donne in nero in atto invitante: “Cca ce sta Tonino mio… iette a ffa’ ‘u militare… cadette… ‘na disgrazzia”. Fiori a dovizia e insieme lumini… e sullo sgabello la donna implorante Requiem aeterna per quel figlio reciso dalla vita anzi tempo. Lei, sarebbe stata lì per tutto il giorno.
Gli adulti passavano fra le viuzze, con giacca e cravatta: mio padre, ‘u lanternaro, l’avvocato Sandolo, si soffermavano talora su una lapide e discutevano.
L’adolescenza è selettiva, non ammette mezze misure. In me lo era in modo forse squilibrato. C’erano i grandi, gli adulti, e c’eravamo noi, quelli che adulti stavano diventando. Le ragazze erano fuori dai miei interessi perché a Ponza non avevo frequentato nessuna. Non era per attirare i loro sguardi il mio maglione bianco. Mi mancava un ancoraggio nel corpo dell’isola. Volevo identificarmi come lo studente che frequenta Roma (questa è la conclusione di oggi).

Mi tornò utile però. Spirava per quel poggio un levantuolo fresco. Tanto che portò la voce di don Salvatore, che officiava messa sulla piazzetta, all’aperto. Le note gregoriane del Dies irae per un attimo mi rapirono e stavo per cedere ai suoi richiami, ma il taglio con la religione lo avevo già compiuto.
Seppure scosso nell’animo cercai sui marmi le frasi più toccanti per tentare di allacciare un filo di compartecipazione con coloro che avevano calcato la terra di quest’isola.
Perché? Perché mettiamo fiori vicino ai volti, perché ci soffermiamo pensosi vicino a date, perché invochiamo la ‘pace eterna’? Quei volti, quelle date, quella pace già sono stati consumati! Hanno brillato nell’attimo del tempo. Del nostro attimo invece ne vediamo l’effimero bagliore, e vorremmo renderlo eterno.

[3]
Non ho disillusioni da partecipare né voglio alimentarle. Ognuno manifesti pietà a modo suo. E’ commista ogni espressione umana di sentimento e ragione, di passione e carnalità.
Avevo indossato il maglioncino bianco per tentare un’integrazione con la mia comunità di origine e mi ritrovavo più vicino ai morti che ai vivi.
Aniello mi scovò e mi sollecitò a seguirlo per dirmi i loculi degli zii Antonio, Francesco, Marianna, Veruccella. Li avevo dimenticati perché allorquando, da piccolo, mettevo la scarpa sotto il letto, vi ritrovavo l’indomani mattina il biglietto scritto: ‘Fai il bravo e ubbidisci a papà e mammà, firmato: nonni Aniello e Civita. Insieme a mostarde, fichi secchi, caramelle Rossana, cioccolatini e un pezzo di carbone. A segnalare che la buona volontà può seguire il gusto, l’affetto e può venir meno.
Oggi il tempo è bello e mi rasserena questo stato d’animo. Oggi sono più vicino ai vivi. Con la gente intorno ci si sorride partecipi. Non indosso alcun maglione.