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A Paul Fusco e alle elezioni americane
Sarà che si avvicina il responso delle elezioni americane (sono già cominciate da un pezzo, per corrispondenza, con il complicato sistema che le regola);
– sarà l’influenza di Emilio Iodice, che ci porta, per così dire, l’America dentro casa;
– sarà per un libro che ho comprato (e cominciato a leggere) proprio in questi giorni, in allegato a la Repubblica: una raccolta di articoli giornalistici selezionati, sulle 19 elezioni americane, dal 1948 a oggi (3-4 articoli per elezione).
– sarà infine l’impressione (e la sequenza di pensieri) innescata da un bellissimo articolo (di Michele Smargiassi) in morte (a 90 anni) di Paul Fusco, un fotografo americano tra i più grandi, autore di tanti servizi fotografici “per capire l’America”. Ma di uno in particolare: “…scattò le immagini dal treno su cui viaggiava la salma di Bob Kennedy”. L’ultimo saluto di una nazione al suo leader e a un sogno”.
L’articolo è riportato in file .pdf in fondo a questo pezzo, da la Repubblica di diverse settimane fa (17 luglio 2020) e va assolutamente letto; parla anche di un libro fotografico, tratto da quell’esperienza “Funeral train”, le cui immagini sono qui disseminate.
Per capire l’America, dicevamo, questa strana nazione che uccide i suoi eroi. Si chiamino Abraham Lincoln (1875), John F. Kennedy (1963), Martin Luther King (1968) o anche John Lennon (1980).
Amata odiata America che in mille modi, volenti o nolenti ci ha influenzato, entusiasti prima, quando la nostra età e il mondo erano giovani, poi sempre più critici e riottosi. Ma sempre ci ha condizionati, nel bene e nel male…
Si diceva una volta – quando il mondo era lentissimo – che i comportamenti americani arrivavano da noi cinquant’anni dopo; poi i tempi si sono progressivamente accorciati… dieci anni, due anni, ora quasi tutto succede in contemporanea, e in tutto il mondo – È internet, bellezza! …è la globalizzazione!
Perciò – dicette chille – …che siamo nella piccola isola o altrove: non mandare a chiedere per chi suona la campana… Essa suona per te!
Per questa connessione e interdipendenza ho scelto l’America per questa Epicrisi; perché le elezioni in corso sono forse ancora più importanti del Covid. E anche perché in alcuni momenti la storia delle nazioni (e del mondo) si torce, prende un’altra strada. Così non sapremo mai come avrebbe potuto essere il mondo se Robert Kennedy non fosse stato ucciso; se Trump non fosse stato eletto presidente, quattro anni fa.
Se questi sono i tempi e questi i fatti salienti – ripresa al galoppo della pandemia in Italia e nel mondo e elezioni americane – vediamo se gli articoli di Ponzaracconta hanno registrato la realtà del vasto mondo o hanno girato intorno all’ombelico degli isolani.
Preciso che le due istanze non confliggono né sono in antitesi tra loro: bisogna pur vivere la vita di tutti i giorni ma – p’a mato’ (citaz. Giggino) – con la consapevolezza di quel che ci succede intorno.
E cominciamo appunto con le belle cose da leggere che ci manda Emilio Iodice.
In questa settimana è appunto finito il suo racconto “mensile” “Il venditore ambulante e le vedove”, in sei puntate. Qualcuno ricorda i “racconti mensili” del libro Cuore di De Amicis? Quello mi ha richiamato alla mente – guarda Emilio, che è un complimento! È stato per me un libro indimenticabile –, con il valore aggiunto di fornire tra le righe una descrizione molto vivida dell’America degli immigrati italiani in America (Little Italy, Bronx) degli anni ’50-’60 del secolo scorso.
E ancora Emilio ci informa delle edizioni americana e in traduzione italiana del suo libro sulle qualità ideali di un vero Comandante in Capo (leggi Presidente degli Stati Uniti).
C’è stato un tempo, neanche tanti decenni fa, che la musica dei giovani suonava e cantava in inglese e si celebravano eventi – una volta tanto – positivi, con quelle parole. Una delle ultime occasioni di vera festa generazionale è stata la caduta del Muro di Berlino, quando soffiava – almeno così ci era sembrato – il vento del cambiamento (Wind of change).
Non un americano, ma un inglese mezzo tedesco (nacque in Austria da padre scozzese e madre in parte tedesca), Norman Douglas di professione scrittore giramondo domiciliato a Capri, ci racconta (in due puntate) come ha visto lui Ponza e i ponzesi ai primi del Novecento (1908), nella traduzione di Matteo Berlucchi (grazie come “nuovo entrato” tra i collaboratori del sito). Ma il Douglas, a parte definire i ponzesi “brutta razza: napoletani con una traccia di sangue saraceno” e i fornesi “cavernicoli”, mostra compassione umana zero e pregiudizi a raffica, oltre a infiorettare la sua prosa di varie inesattezze. Direi che questi dandy tardo-romantici avevano una visione del mondo tutta loro, frutto di fantasie oppiacee e letture decadentiste. Prendiamola come un’opera di fantasia; certo non storica né antropologica.
Un titolo e un modello di vita e lavoro “all’americana” per la seconda puntata “Ancora sullo smart working e sulla connessione a Ponza” (un saluto di benvenuto anche a Filippo Bucarelli come new entry). Argomento della massima importanza che dovrebbe essere assunto come prioritario da qualunque Amministrazione comunale degna di questo nome e consapevole del suo ruolo nello sviluppo dell’isola. Aspettiamo e vedremo.
Ci avviciniamo pian piano a Ponza, attraversando il mare Nostrum, incontrando a volo d’uccello – o anche di farfalla (con Silveria Aroma e Gaia De Luca) – prima la Sicilia letteraria di Tea Ranno e poi Ischia politica di Giuseppe Mazzella.
Tea ha appena pubblicato il suo nuovo romanzo di cui ci dà delle coordinate molto precise: “A Terramarina vado abitando quando non sono sveglia e neppure dormo”.
Giuseppe, più pratico, ci dà i numeri: 9 e 32 sulla ruota di Ischia. Aspettiamo fiduciosi che escano!
Bella e varia la presentazione del Mare Nostrum di Fabio Lambertucci ormai maestro del recupero da vecchi giornali di preziosità che ci erano sfuggite.
E sulle ali della fantasia – che solo quella c’è rimasta – pensiamo di solcare il mare con “La signora del Vento” in tutto il suo splendore, come l’abbiamo vista solo qualche anno fa in fasciame e sartiame (in carne e ossa, stavo scrivendo… tanto ci era sembrata viva!). Ne ha scritto con ragione e sentimento Enzo Di Fazio.
Accà se mange bbuone, ma chianu chianu, in lingua sdreuza si traduce slow food e l’articolo che ne tratta richiama molto analoghe esperienze che si stanno portando avanti anche a Ponza.
Esaurite le digressioni internazionaliste ci avviamo senza indugi addentro all’isola e tra le problematiche ponzesi.
Intanto auguri alla neolaureata Paola Porzio. Sempre invitiamo i giovani a partecipare alla vita del sito con la loro visione del mondo; raramente ci ascoltano… ma non demordiamo.
Ancora… strettamente su Ponza: storia e ricordi non guastano mai. Dal passato di Franco De Luca con le vicende della macellazione sull’isola e d’i ‘ianchiere, alle Case grotta di Alex Balzano, che partendo da un interesse personale ha permesso di richiamare quanto è già stato scritto su di esse, nel sito.
Ma altrettanto cogenti sono le questioni locali, gli storici tormentoni di Acqualatina, fogne e dissalatore si arricchiscono di nuovi contributi da parte di Associazioni e di privati cittadini. Vivaddio… c’è vita a Le Forna! Anche se spesso l’interlocutore manca di replicare, oppure i tempi di risposta sono un po’ lunghi. Magari alla lunga qualche risultato arriva, come per il trasferimento dei beni del Demanio al Comune di Ponza.
Pare non ci sia settimana che non si parla del Covid, tanto ci è entrato dentro! – Arrasse sia Signore! Molto e ineludibilmente in Rassegna Stampa ma anche per via indiretta, in forma di commenti ad articoli precedenti (…come nei vivaci commenti di Michele Serra, Tano Pirrone e Vincenzo Ambrosino).
Poiché la metafora del treno che attraversa l’America e le sue contraddizioni è stato il filo portante di questa Epicrisi, mi sia consentito proporne una anch’io. Vedo allo stesso modo – come un treno – anche Ponzaracconta viaggiare nella rete e incontrare gente e idee diverse, e in tutti suscitare qualcosa… interesse, emozioni, anche irritazione qualche volta: comunque stimoli.
Continuiamo a viaggiare.
In chiusura, consiglio vivamente di leggere l’articolo di Michele Smargiassi su Paul Fusco:
Cosi Fusco ha catturato il dolore dell’America. Di Michele Smargiassi. La Repubblica
Buona domenica

Emilio Iodice
1 Novembre 2020 at 10:25
Caro Sandro,
grazie a te e a tutta la squadra di Ponza Racconta per aver messo in luce “l’America” in questi giorni di fermento, dubbio, dolore, preoccupazione e paura.
Come hai notato, ciò che accade lì, alla fine arriva qui.
Quel corteo funebre lungo 328 Km per Robert Kennedy è stato un modo toccante per mostrare la diversità dell’America. La sua morte è stata un’altra enorme delusione per quelli di noi che credevano nella verità, nella giustizia e nella “via americana” di combattere per la libertà per tutte le persone.
Non ci ha impedito di continuare la lotta. Come lui, siamo rimasti “idealisti senza illusioni.”
Da ragazzo ho fatto una campagna per Robert Kennedy e ho avuto l’onore di incontrarlo. È stata una conversazione meravigliosa piena di speranza, entusiasmo e lo spirito di “non mollare mai.”
La sua stretta di mano era calda e naturale. Era “simpatico” e pieno di umiltà, buon umore e buon senso. Soprattutto, non aveva paura.
Era un devoto cattolico. La fede di Robert Kennedy era il suo scudo per affrontare le tragedie e i rischi della vita.
Ha parlato della nostra mortalità e del breve periodo in cui ognuno di noi risiede su questo pianeta e del nostro obbligo di cambiare il mondo in meglio, non importa quanta educazione abbiamo avuto o la nostra posizione nella vita.
Conosceva i rischi ed era pronto a morire per le sue convinzioni. Per me, rimane un simbolo di pace, amore, determinazione, dedizione e rettitudine. Era disposto a lottare per la giusta causa, anche se era il momento sbagliato.
La sua ispirazione è rimasta con me, per tutta la vita e mi ha aiutato a definire chi sono e quale sia la cosa giusta da fare, ogni giorno.
Mi ha aiutato nelle sfide che ho affrontato dal Bronx alla Casa Bianca all’Amazzonia e dall’Asia e Africa all’Europa.
La sua morte è stata un’altra tragedia nazionale. C’erano stati altri. Dopo il presidente Lincoln, i presidenti Garfield e McKinley furono assassinati. Tentativi di assassinio si sono verificati su Theodore e Franklin D. Roosevelt, Gerald Ford e Ronald Reagan. Ovviamente è impossibile dimenticare l’uccisione del fratello di Robert Kennedy, il presidente John Kennedy, anch’egli caduto sull’altare della Repubblica. I Kennedy e Martin Luther King, proprio come Falcone e Borsalino e altri eroici uomini e donne italiani, erano pronti a dare il loro bene più prezioso nella lotta per la libertà.
Nelle prossime settimane ci saranno più conflitti e disordini quando i risultati di queste elezioni inizieranno a entrare nella psiche nazionale e globale. Quello che accadrà, qualunque sia il risultato, è che le istituzioni che sono alla base dell’esperimento americano rimarranno intatte.
La brillante “separazione dei poteri” creata nella Costituzione degli Stati Uniti preserverà la democrazia, indipendentemente da chi viene eletto presidente e quale partito controlla il Congresso.
Sorgeranno domande sul collegio elettorale e se il Presidente, che è l’unico ufficio eletto da tutto il popolo, debba essere scelto con voto popolare o no? Le discussioni su questo sono state poste per quasi 200 anni.
La risposta si trova nel corteo funebre di Robert Kennedy, che ha attraversato l’America. Ha mostrato le differenze di terra e di persone dalla California all’Iowa, da New York alla Florida e dalla Georgia al Sud Dakota. La costituzione americana e il concetto del collegio elettorale riguardavano la conservazione e l’unione dei molti volti dell’America e il mantenerli insieme dopo la guerra rivoluzionaria, la guerra civile, la conquista dell’Ovest, i brutali maltrattamenti e le guerre con i nativi americani, le guerre mondiali, conflitti internazionali in cui un milione di soldati americani che hanno combattuto contro la tirannia riposano in tombe straniere, depressioni, disordini, rabbia, paura e speranza.
Tutti fanno parte del mosaico di questo esperimento imperfetto, complesso e meraviglioso che si chiama Stati Uniti d’America.
Grazie e un caro abbraccio a tutti,
Emilio
Nazzareno Tomassini
1 Novembre 2020 at 17:42
E che enorme e bella documentazione sugli USA!
Io ci sono nato e cresciuto con l’America dentro; ma tanto fu l’entusiasmo per quel paese così lontano ma così vicino, quanto lo è da diverso tempo la delusione per come si è andato trasformando e non riesco più ad accettarlo…