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Il turismo, un fenomeno mutevole

di Francesco De Luca

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Nei ricordi, anche dei miei coetanei, il turismo è illuminato da presenze indimenticabili: Mariroc, il bar d’a Surecella, la falesia lunata di Chiaia di Luna. Il paese di mare (Ponza) tentava di creare attrazioni di divertimento con qualche locale notturno, con qualche jukebox.

L’animazione turistica era avvertita dagli isolani e tollerata perché i vacanzieri portavano un guadagno alternativo alla pesca o all’imbarco (uniche possibilità di lavoro nell’isola post-bellica).
In seguito si è imposto, nell’economia turistica, l’approdo dei natanti. I pontili sono diventati necessari per il turismo nautico.
La permanenza per vacanza sull’isola si è trasformata di anno in anno. Non più periodi mensili ma settimanali. Il che ha fatto esplodere le case da affittare. Il tutto in simbiosi con fenomeni economici di dimensione sia nazionale sia mondiale.
Le crisi nei paesi africani, l’inflazione nei paesi industrializzati, l’abusivismo e relativo condono, l’inizio dello spopolamento invernale sono stati fattori che hanno influito sul fenomeno turistico. Da parte sua sempre più ingrossato, definito nei tempi, mutevole nel manifestarsi.

L’isola si è affermata nella domanda turistica, ma a favore principalmente della gioventù.
A causa delle caratteristiche morfologiche, delle leggi di tutela e del clima sociale nazionale Ponza si sta dimostrando inadatta al turismo degli anziani. Più favorevole ai giovani. I quali si muovono economicamente in un certo modo e abbisognano strategicamente di spazi, di locali, di servizi idonei.

È in grado Ponza di soddisfare le esigenze delle folle giovanili? A me appare di no. Gli spazi sono ristretti, il territorio fragile, quello urbano limitato e quello marino soggetto a degrado per inquinamento, i servizi sociali sono inadeguati alla folla giovanile.
La coabitazione fra popolazione residente e flusso turistico intenso e debordante e racchiuso in tre giorni settimanali mostra crepe.
La sera e la notte nel Centro storico c’è chiasso, disturbo, malcontento.
Le isole, attualmente, sono scombussolate dalla pressione turistica. L’unico beneficio evidente è quello economico. Ma una comunità che si tiene unita soltanto per l’aspetto economico è destinata a soccombere. Gli aspetti sociali, relazionali, comunitari languono e tendono a consumarsi.

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Lo spopolamento invernale è il fenomeno più appariscente ma esso si porterà dietro altri guai: la perdita delle istituzioni scolastiche, lo svilimento delle istituzioni sociali esistenti: quelle medico-sanitarie, quelle religiose, quelle amministrative. Permangono ferreamente quelle militari ma anche di esse occorrerebbe parlarne.
A me appare deleterio il senso della precarietà esistenziale. Per dirla brutalmente si va imponendo la certezza che a Ponza non si può vivere per tutta la vita.
Chi sopporta male la precarietà esistenziale? I giovani e gli anziani.
Chi legge questo Sito riscontra queste considerazioni da lungo tempo perché è da tempo che si evidenziano queste analisi senza trovare confronto negli organi preposti alla tutela della comunità.
Un articolo non è espressione di una coscienza comune e un autore non è il portavoce di verità rivelate. Ciascuno tacita la propria coscienza sociale a suo modo.