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Epicrisi 299. Verso un futuro a fosche tinte con il volto visibile a metà

di Enzo Di Fazio
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L’autunno è ormai arrivato. Con i suoi improvvisi temporali  e le giornate che si sono accorciate, ma anche con i colori intensi e catturanti delle albe e dei tramonti.

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E’ questa una stagione che invita alla meditazione e al riordino dei pensieri e delle idee dopo i frastuoni, gli inciampi, gli ingorghi (anche di esseri umani) dei mesi passati. Se questo tempo, per tutto quello che lo rappresenta, è di norma atteso nel ciclo della vita, quest’anno l’autunno fa un po’ rimpiangere l’estate appena trascorsa per quei tre mesi vissuti con la diffusa illusione di un incubo rimosso, quello della virulenza del Covid-19.
Faccio questa considerazione alla luce dei dati e delle notizie preoccupanti che giorno dopo giorno leggiamo. I numeri crescenti di casi positivi ci riportano inevitabilmente alle preoccupazioni e alle paure del periodo del lockdown.
Stiamo tornando progressivamente al volto visibile a metà, sopra la mascherina.
Ormai si susseguono, uno dopo l’altra, le ordinanze (prima di alcuni comuni, come Formia, e poi di intere Regioni, come il Lazio) che obbligano l’uso della mascherina anche all’aperto.
Oggi non siamo più quelli di prima, è vero. I mesi della clausura e le tante vittime ci hanno resi più consapevoli e più attenti. I francesi, attraverso un articolo pubblicato su Le Figaro, dicono che ce la stiamo cavando bene [3].

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Ma c’è ancora tanta leggerezza nell’affrontare il problema.
Chi lo ha sottovalutato, da sbruffone a viso scoperto, è stato puntualmente toccato. Lo è stato anche chi, scettico, pensava di essere immune, probabilmente per il potere di cui era stato investito.

L’ultimo in ordine di tempo, il presidente degli Stati Uniti Trump, dopo che analoga esperienza era toccata ad  altri “eccellenti” esempi di “rappresentanti del popolo”, come Boris Johnson, Bolsonaro e Lukashenko.
E Trump, l’altro ieri, ha dovuto perfino “umiliarsi” di entrare in ospedale.
Dell’arroganza di Trump un recente esempio ci deriva dall’incontro/scontro di qualche giorno fa, in vista delle prossime elezioni di novembre, con l’avversario candidato democratico Biden.
Emilio Iodice, da attento conoscitore e studioso delle personalità e degli atteggiamenti degli uomini di potere, con un suo articolo (leggi qui [5]), inviato anche al N.Y Times, fa un’analisi dei mezzi di comunicazione utilizzati dai due politici e delle tecniche usate, soprattutto da Trump, per mettere in difficoltà l’avversario.
L’incontro è stato definito da tanti osservatori il più brutto della storia delle elezioni americane. La conclusione, per certi versi anche quella di Emilio, è che non abbia vinto nessuno.
Piuttosto ha perso il popolo americano alla ricerca di contenuti, idee, informazioni che durante il dibattito non sono mai emerse.

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Fa specie la cosa, soprattutto perché associata alla più famosa democrazia al mondo e non può essere che a tutta questa mediocrità, che poi è globale, non ci sia nulla di rivoluzionario (nel senso buon della parola) e nuovo da contrapporre.
“Forse le donne, forse i giovani. Forse l’ambientalismo, forse la sobrietà. Forse lo spirito dell’uguaglianza, forse l’anima mundi che ci risolleva dopo decenni di umiliazione e di spoliazione” scrive Michele Serra [5]nella sua rubrica Amaca di Repubblica (da noi inserita a corredo dell’articolo di Emilio).
La riflessione ci porta allo scritto con cui Sandro Vitiello [7]ha ricordato le figure di due uomini politici retti e da prendere in esempio, uno lontano miglia da noi, il Presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, ed uno molto vicino, il compianto sindaco di Pollica Angelo Vassallo.

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Rappresentare la collettività, intendo quell’esercizio che deve mirare alla tutela del bene comune in maniera trasparente contro gli interessi di parte e fuorvianti, non è facile. Uno dei pilastri della trasparenza è la comunicazione.
Ventotene, la piccola Ventotene, ce ne dà un esempio.
Ventotene ci è arrivata non per caso ma mettendo in piedi un progetto che l’ha tenuta impegnata diversi anni. L’esigenza di tenere costantemente aggiornata la comunicazione ha fatto sì che ne beneficiassero anche tante attività, prima fra tutte quella legata al confino politico e al Manifesto di Altiero Spinelli.

A chi volesse saperne di più consiglio di andare sul sito Comune di Ventotene – Progetto di comunicazione. [10]
Fatto sta che Ventotene, nel suo piccolo, è, con i suoi eventi, spesso al centro del mondo. Sulle pagine del sito non di rado riportiamo esempi virtuosi delle iniziative che l’isola promuove nell’ambito sportivo-culturale, come quella decritta nell’articolo Dall’Africa a Ventotene per fare pace con il mare e con la vita. [11]

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Ma Ventotene sa andare anche oltre riuscendo ad intercettare le opportunità che arrivano dai momenti difficili come quello che stiamo vivendo.
Ne prendiamo atto leggendo che la biblioteca dell’isola si è dotata di una postazione per lavorare in smart working [13], la qual cosa significa, in un’epoca votata al digitale, consentire, a chi può e lo vuole, di lavorare restando su un’isola.
Vedere concretizzata a Ponza una cosa del genere (sono stati scritti fiumi di parole al riguardo sul sito) significa proiettare concretamente l’isola oltre i confini del mare e verso il futuro.

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La carenza di comunicazione (ma anche la frammentaria comunicazione) da parte del nostro Comune non ci consente di essere informati (parlo ovviamente dei non addetti ai lavori, alias comunità) sui tanti progetti in corso (Zannone, Cala Fonte, Cala Feola, Chiaia di Luna, porto, ecc,) che, sostenuti da cospicui finanziamenti, interessano la nostra isola.
Sul sito capita di parlarne a turno (per esempio,  quando c’è un consiglio comunale), ma è raro che gli argomenti o gli interrogativi che ne scaturiscono siano supportati o rimossi da resoconti, puntualizzazioni, dichiarazioni, spiegazioni ufficiali.
Questa settimana è la volta del dissalatore [15], questione posta da Silverio Lamonica.
Questione spinosa che riguarda la risorsa acqua, bene primario, la necessità di tutelare l’ambiente, la localizzazione dell’impianto, la possibilità di utilizzo di forme alternative di rifornimento, il rispetto delle esigenze della comunità fornese e tutto ciò che vi gira intorno.
Da una parte il Comune, dall’altra Acqualatina, in mezzo la comunità isolana, in una situazione che, a chi non conosce i fatti, sembra di stallo.
Magari stiamo anche ad un buon punto della soluzione del problema, ma c’è che non lo sappiamo.

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La vita è comunicazione. Anche decidere di non comunicare (leggi “silenzio stampa”) in effetti è un atto di comunicazione. E’ opportuno tener presente che sia le parole che il silenzio hanno valore di messaggio e entrambi inducono chi è dall’altra parte a fare delle scelte.

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Passiamo oltre sfogliando le pagine del sito per vedere quali altri argomenti sono stati proposti nel corso della settimana.. Non tantissimi ma tutti abbastanza interessanti

Un articolo su Mussolini [18]dove l’autore Fabio Lambertucci tratta della raccolta di lettere, argomento poco conosciuto della vita del duce, ricevute, soprattutto da tantissime donne, durante il ventennio della sua carriera di dittatore. Curiosità e gossip… ce n’è per tutti.

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Altro argomento, di natura sociologica, è quello che, prendendo spunto dalla tragica morte del militare di Milazzo annegato [20], pone l’attenzione sul delicato aspetto del linguaggio vuoto e superficiale di tanti giovani di oggi, piaga della nostra società di cui non può non ritenersi responsabile una parte della politica cui dobbiamo lo sdoganamento di tanti termini offensivi.

Dall’agro pontino, invece, una bella storia: quella esemplare, fatta di vita semplice e sacrifici di Rosetta [21], un’anziana colona che ha festeggiato i suoi cento anni alla presenza del sindaco e dei suoi dieci figli.
Sandro conclude il racconto del suo viaggio con l’ultima puntata di Montecristo [22], tra le fatiche dei percorsi rocciosi e i richiami alle cose che tutte le isole hanno in comune, compresi i ricordi.

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Infine l’isola, la nostra isola
Presente nella cronaca delle morti di Zerrouali Echelh [24], conosciuto semplicemente come Michel, e di Ilda Feola [25], la fruttivendola di Sant’Antonio, due figure legate al territorio e volute bene da tutti.
Ma presente anche  in tre begli articoli:
29 Settembre [26]di Franco De Luca, una storia, tra fantasia e realtà, di esuberanza giovanile, amore ed emozioni che ha come splendida cornice la conca del Bagno Vecchio.

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Serena come una giornata di pioggia [28] di Silveria Aroma, la simpatica cronaca di un viaggio sulla corriera per Le Forna, fatto casualmente con un allegro e variopinto (anche nel linguaggio) gruppetto di signore arrivate dal  nord.
Infine Zannone, dodici scatti [29], sempre di Silveria, un misto di poesia, natura ed  emozioni che, nello scorrere delle immagini e delle parole, mi ha riportato ai tempi in cui con quell’isola ho condiviso tante stagioni dell’infanzia e dell’adolescenza.
Speriamo di poterla sempre salvaguardare quest’isola, per la sua unicità e per la sua bellezza, migliorandola ma proteggendola da qualsiasi tipo di speculazione.

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Buona domenica a tutti ed usate, quando è prescritto, la mascherina.