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Come ci vedono gli altri. L’Italia se la sta cavando bene

Da Le Figaro – Traduzione di Nazzareno Tomassini (il nostro inviato in Francia)

 .

Invio un articolo uscito su Le Figaro, che ho appena tradotto per i miei allievi di italiano. Qui sono tutti rimasti esterrefatti per i toni elogiativi espressi dal giornale nei confronti del nostro paese…
N. T.

Il primo paese europeo toccato dall’epidemia ha messo in atto una politica di test efficace
di Valérie Segond

Primo paese d’Europa ad essere stato toccato dal Covid-19, l’Italia è stata una pioniera nella lotta contro il virus. Dopo qualche difficoltà è riuscita a stabilizzare la situazione. Ogni giorno l’Italia, che controlla più o meno 100.000 persone, arriva a diagnosticare tra 1.300 e 1.600 casi positivi. Negli ultimi 14 giorni ha registrato 34,5 casi su 100.000 abitanti, contro i 204,5 della Francia e i 320 della Spagna. Quasi così bene come in Germania (26 casi).
Perfino il Financial Times, in genere mai tenero con la classe politica italiana, lo riconosce:
“L’Italia è riuscita meglio degli altri paesi europei a gestire la nuova emergenza e tiene sotto controllo l’espansione della malattia”.

Come ha fatto l’Italia, che si dipinge sempre impantanata nella sua burocrazia e nella sua palude politica, a tenere sotto controllo il virus? Quando si ritrovò piuttosto sola a primavera, ha saputo far funzionare come sempre il sistema D. (*).
L’uscita dal confinamento è stata più graduale che altrove – troppo lenta, dicevano alcuni – mentre Roma teneva la mano sul freno, prolungando lo stato di emergenza “nel caso in cui”. Che è quello che fece a metà agosto, quando fermò le discoteche e impose di portare la maschera in tutti “gli spazi aperti al pubblico” dalle ore 18 alle 6 del mattino, con una multa di 400 euro per i recalcitranti. E ora di nuovo Roma prevede di prolungare lo stato di emergenza di qualche settimana.

La responsabilità degli individui
Ma è soprattutto la sua politica dei test e della tracciabilità che ha cambiato tutto, spiegando che imporrà i test ai viaggiatori provenienti dalle zone rosse, come la Francia. Se con gli incontri familiari (e di vacanza) dell’estate, numerosi focolai sono apparsi in Sardegna, nel Lazio e in Lombardia, questi sono stati subito circoscritti grazie a test mirati, insieme ad un forte aumento delle capacità di analisi in laboratorio. I risultati sono stati ottenuti nello spazio di due o tre giorni, vale a dire più velocemente che in Francia.
Tutte le persone suscettibili di essere state infettate sono ormai sottoposte ai test e, se risultano positive, sono registrate presso l’autorità sanitaria locale (ASL), la quale ricostituisce tutti i loro contatti avuti nei 14 giorni precedenti, le allerte date e i controlli eventualmente fatti.
L’Italia realizza oggi quello che i virologi chiamano “lavoro capillare d’intercezione”. E cioè tutte le persone così diagnosticate e registrate presso le ASL devono mettersi in quarantena.
Se la misura d’isolamento si appoggia innanzitutto sulla responsabilità degli individui, ogni giorno la polizia opera dei controlli. Quelli realizzati su denuncia restano tuttavia poco numerosi.

Per “vivere con il virus” l’Italia ha anche concepito molto presto dei protocolli per tutti i luoghi dove si tengono inevitabili assembramenti. Tutte le imprese italiane, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e marittime, i mezzi di trasporto collettivi, i taxi e i ristoranti hanno adottato dei percorsi e delle misure di distanziamento che sono rispettate, compreso il controllo della temperatura corporea. A Lampedusa i migranti sono messi in quarantena su delle navi. E le elezioni di qualche domenica fa si sono tenute con un percorso ben studiato. Anche se dubitano delle loro istituzioni, gli Italiani hanno avuto sufficiente fiducia per andare a votare in massa.

Gli obblighi che riposano innanzitutto sulla responsabilità delle persone sono stati interiorizzati ed accettati da un popolo che, è vero, è spesso ipocondriaco.
In Italia, dove i contrari al vaccino sono tra i più numerosi d’Europa, non si è mai avuto un dibattito sull’utilità della maschera, sin dall’inizio più diffusa che in Francia. E anche quando le restrizioni del confinamento sono state più dure che in Germania, la manifestazione del 5 settembre a Roma dei “No Vax No Mask” ha riunito appena 1.500 persone, contro più di 38.000 a Berlino.

[Valérie Segond – Inviata speciale a Roma di Le Figaro – 30/9/20]

(*) – Système D. – E’ un’espressione satirica francese dove D starebbe per “se Débrouiller , cioè “sbrigarsela da soli” o “darsi da fare in qualche modo”.

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