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Ma che hanno questi nostri ragazzi?. Prima che ne scriva Michele Serra e mi dia delle piste incommensurabili, riporto una notizia drammatica, che mi ha molto colpito, tanto che ci ho pure fatto un sogno sopra, durante la penica pomeridiana. La riporto da la Repubblica di oggi (in file .pdf), ma sarà su tutti i media. Mi ha colpito specie la parte dei messaggi dei ragazzi (su Facebook e Instagram). Successivamente i messaggi sono stati cancellati: ne è comparso un altro, di questo tenore (leggi anche nell’articolo riportato): Ma che hanno questi ragazzi? Ormai incapaci di dire Ho bisogno di aiuto, o anche semplicemente Grazie! Come se avessero perduto la capacità di esprimere i sentimenti… Solo quelli positivi, però, perché per quelli di rancore e di sarcasmo le parole le trovano eccome! Sembra quello stato d’animo che a Ponza si chiama ’a rraglia – ne abbiamo parlato con Giuanne ’i Matrone, viene un po’ da ’a rraggia (la rabbia vera e propria) e un po’ dal raglio dell’asino – una collera sorda, contro tutto e tutti, un voler contraddire a tutti i costi. Non sono molto qualificato a fare analisi – ho solo registrato (e riferito) la sensazione di qualcosa di profondamente sbagliato in questo. Mi piacerebbe però leggere il parere di qualcuno che ne ha più esperienza di me.
L’articolo riportato in file .pdf: La Repubblica p. 20 lunedì 28 sett. 1 commento per Ma che hanno questi nostri ragazzi?Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Cosa succede ai nostri ragazzi? Il fenomeno io lo vedo come una deriva della società civile, analogamente a quanto è accaduto di recente a Lecce e alcuni giorni fa a Caivano (NA), per restare solo agli ultimi fatti di cronaca.
Abbiamo incorporato la tecnologia del tempo, della velocità che ci consente di fare tutto sul momento, il che fa perdere il lume della ragione anche a delle persone mature, figuriamoci a dei ragazzini. Si tratta di due fattori che si sommano: uno patologico e uno sguaiato; entrambi senza alcuna attenzione ai cambiamenti intervenuti nel clima (ivi incluso il mare) in un tempo molto breve (non più di 10-15 anni).
Lascio agli esperti la dolorosa analisi della psicopatologia degli eventi e a me – a noi – il comune dolore per ciò che è accaduto… dolore non meno profondo.
Riprendo a scrivere da poco, con le forze che sento tornare…
Un saluto a tutti, ciao Sandro!