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Serena come una giornata di pioggia

di Silveria Aroma
[1]

La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto
(Charles Bukowski)

Da qualche giorno il cielo muta di continuo. Grandi masse di nuvole grigie e minacciose virano sul viola, svaniscono lasciando una scia rosa. Altre compaiono bianche e soffiate. D’improvviso il limpido svanisce e inizia a piovere, grandina, torna il sole, sorride pochi istanti un arcobaleno e si continua così fino a sera, quando il vento prende a dominare la scena.
– Tempo magnifico, direbbe Morticia Addams guardando il cielo notturno illuminato dai lampi e vergato dai fulmini, senza smettere di mozzare i boccioli alle rose e sistemare nel vaso soltanto i rami spinosi.

Colori bellissimi, lontani dall’azzurro interminabile del sereno.

[2]

Ho un biglietto con me. Cinquanta centesimi, il costo della corriera per un residente.
I vetri oscurati non permettono di vedere dall’esterno, quando salgo scopro che viaggerò con un allegro gruppetto di signore arrivate dal nord Italia.
Ciacolano fra loro del tempo e della pioggia, della loro ultima gita prima dell’inverno. Nei loro golfini blu non soffrono la mancata possibilità di passare dal Bancomat in perizoma.

Ci fermiamo a raccogliere qualcuno con la mano alzata. Nell’abitacolo compare una donna, stessa età delle signore già sedute, ma senza maglioncino. Avanza con passo sicuro nei suoi stivali in pelle; la gonna corta davanti e lunga dietro, una folta coda di cavallo e unghie lunghe due centimetri con le quali afferra l’idea che l’età non fa l’abito o viceversa. In un colpo d’occhio al mascara le inquadra tutte. Siede gambe a lato, e in un battito di ciglia ha già conquistato il palco con la sua storia di imprenditrice con decine di dipendenti, ma lei è molto di più – gioca con le mani – sì, lei è generosa e filantropa: – Sapesse, signora mia…

Magari è vero, ma il mio pensiero è altrove: – Come farà, signora mia, a lavarsi con quegli artigli rosa?!
Senza contare che quando incontro persone che incensano a caso il loro stesso percorso di vita, mi si riempiono i capelli di punti interrogativi… Sono limitata, lo so.
Tra un elogio e una lode bisogna pur lasciar spazio all’educazione. Volano così brevi domande seguite da sbiadite risposte sulle vacanze, d’altro canto quasi tutti i passeggeri del bus sono sull’isola in villeggiatura.
– Avete fatto bene – si sveglia un uomo dal fondo – tra un po’ ci chiudono tutti come hanno fatto già in Francia e in Spagna tre giorni fa…
E io che ero rimasta al diciottenne col machete. Mi viene quasi voglia di parlare ma… ma sì, vita social in presa diretta. Sono sul punto di mettermi le cuffie e passare alla musica, quando una delle turiste nordiche sobbalza sul seggiolino: – Eccola, è questa la villa. Guardate, è proprio quella della televisione!
Sorrido mentre ci lasciamo alle spalle la Villa delle Tortore. Ponza non si batte.

La coetanea giovanile a quel punto sa di aver perso l’attenzione ma la vuole, la rivuole indietro. Prova con un nuovo argomento: il viaggio. In casa sua tutti soffrivano il mal d’auto, d’aereo, di mare… tutti, tranne lei. Le è toccato sorreggere ogni fronte (e ogni cor) negli spostamenti per anni, finché – durante un viaggio nell’est Europa – ha incontrato l’uomo che le ha svelato il magico effetto del grappino. Un sorso di grappa pura (che nella mia testa fa coppia con aloe vera, ma non chiedetemi il perché) e si può andare ovunque senza alcun problema. Da quel giorno ha salvato tutti i viaggi più uno grazie a questo metodo, e lo testimonia con vigore.
Abbondando con l’alcol si può viaggiare anche senza biglietto, secondo me.

Come un venditore ambulante di elisir, ripete: pura, e mostra la quantità con le dita.
Alcolici, unghie laccate, attori in pubblico che spesso sono comparse nella vita privata. Mi viene in mente Hank (Bukowski). Ho voglia di bere. Scendo.

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Fabio – dietro il bancone del bar – mi sorride.
– Un orzo in tazza grande, grazie.

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