La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto
(Charles Bukowski)
Da qualche giorno il cielo muta di continuo. Grandi masse di nuvole grigie e minacciose virano sul viola, svaniscono lasciando una scia rosa. Altre compaiono bianche e soffiate. D’improvviso il limpido svanisce e inizia a piovere, grandina, torna il sole, sorride pochi istanti un arcobaleno e si continua così fino a sera, quando il vento prende a dominare la scena.
– Tempo magnifico, direbbe Morticia Addams guardando il cielo notturno illuminato dai lampi e vergato dai fulmini, senza smettere di mozzare i boccioli alle rose e sistemare nel vaso soltanto i rami spinosi.
Colori bellissimi, lontani dall’azzurro interminabile del sereno.
Ho un biglietto con me. Cinquanta centesimi, il costo della corriera per un residente.
I vetri oscurati non permettono di vedere dall’esterno, quando salgo scopro che viaggerò con un allegro gruppetto di signore arrivate dal nord Italia.
Ciacolano fra loro del tempo e della pioggia, della loro ultima gita prima dell’inverno. Nei loro golfini blu non soffrono la mancata possibilità di passare dal Bancomat in perizoma.
Ci fermiamo a raccogliere qualcuno con la mano alzata. Nell’abitacolo compare una donna, stessa età delle signore già sedute, ma senza maglioncino. Avanza con passo sicuro nei suoi stivali in pelle; la gonna corta davanti e lunga dietro, una folta coda di cavallo e unghie lunghe due centimetri con le quali afferra l’idea che l’età non fa l’abito o viceversa. In un colpo d’occhio al mascara le inquadra tutte. Siede gambe a lato, e in un battito di ciglia ha già conquistato il palco con la sua storia di imprenditrice con decine di dipendenti, ma lei è molto di più – gioca con le mani – sì, lei è generosa e filantropa: – Sapesse, signora mia…
Magari è vero, ma il mio pensiero è altrove: – Come farà, signora mia, a lavarsi con quegli artigli rosa?!
Senza contare che quando incontro persone che incensano a caso il loro stesso percorso di vita, mi si riempiono i capelli di punti interrogativi… Sono limitata, lo so.
Tra un elogio e una lode bisogna pur lasciar spazio all’educazione. Volano così brevi domande seguite da sbiadite risposte sulle vacanze, d’altro canto quasi tutti i passeggeri del bus sono sull’isola in villeggiatura.
– Avete fatto bene – si sveglia un uomo dal fondo – tra un po’ ci chiudono tutti come hanno fatto già in Francia e in Spagna tre giorni fa…
E io che ero rimasta al diciottenne col machete. Mi viene quasi voglia di parlare ma… ma sì, vita social in presa diretta. Sono sul punto di mettermi le cuffie e passare alla musica, quando una delle turiste nordiche sobbalza sul seggiolino: – Eccola, è questa la villa. Guardate, è proprio quella della televisione!
Sorrido mentre ci lasciamo alle spalle la Villa delle Tortore. Ponza non si batte.
La coetanea giovanile a quel punto sa di aver perso l’attenzione ma la vuole, la rivuole indietro. Prova con un nuovo argomento: il viaggio. In casa sua tutti soffrivano il mal d’auto, d’aereo, di mare… tutti, tranne lei. Le è toccato sorreggere ogni fronte (e ogni cor) negli spostamenti per anni, finché – durante un viaggio nell’est Europa – ha incontrato l’uomo che le ha svelato il magico effetto del grappino. Un sorso di grappa pura (che nella mia testa fa coppia con aloe vera, ma non chiedetemi il perché) e si può andare ovunque senza alcun problema. Da quel giorno ha salvato tutti i viaggi più uno grazie a questo metodo, e lo testimonia con vigore.
Abbondando con l’alcol si può viaggiare anche senza biglietto, secondo me.
Come un venditore ambulante di elisir, ripete: pura, e mostra la quantità con le dita.
Alcolici, unghie laccate, attori in pubblico che spesso sono comparse nella vita privata. Mi viene in mente Hank (Bukowski). Ho voglia di bere. Scendo.
Fabio – dietro il bancone del bar – mi sorride.
– Un orzo in tazza grande, grazie.