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Una canzone per la domenica (111). Battisti e… la compagnia

di Gabriella Nardacci

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Spesso, quando qualche nuova ruga appare sulla mia pelle, immediato il pensiero corre al tempo che avanza incessante e senza sosta. Spero sempre che qualche mente geniale inventi una macchina del tempo che permetta a tutti di poter tornare indietro, in un’età che preferirebbero ri-vivere, per qualche anno ancora.
Credo debba togliermi questa illusione perché è da tanto che aspetto e questo sogno rimane sospeso e impossibile.

Però, qualche sera fa, mentre facevo zapping alla ricerca di qualcosa di interessante da vedere, una canzone ha catturato la mia attenzione e mi sono fermata. Era un programma su Lucio Battisti e sulla sua grande produzione discografica.

Un programma ben fatto con interventi di altri cantautori e di gruppi che hanno interpretato Lucio Battisti e collaborato con lui, con esperti musicali che ne hanno spiegato le sonorità, con i grandi che hanno raccontato di quel periodo e con gli amici che ne hanno ricordato la personalità, l’originalità e tutto il suo percorso fino alla fine dei suoi giorni.
Un apolitico che ha fatto politica con la sua musica, innovativa per quegli anni. Un artista che si è distinto anche all’estero e che è stato tradotto anche da colossi della musica straniera. Ricordo a tal proposito David Bowie.

Non voglio scrivere di ciò che si può trovare su internet.
Voglio parlare di emozioni allo stato puro, di nostalgia, ma soprattutto di storia. Sì, di storia. In fondo, se tanto se ne parla, di quel periodo, è perché è stato un periodo di forti rivoluzioni. Un periodo in cui l’uomo guarda all’uomo e comprende che occorre volersi bene. Comprende che l’Amore vince su ogni cosa e marcia con bandiere che inneggiano alla pace. Un periodo in cui i giovani cominciano a ribellarsi ai pregiudizi dei ‘matusa’ e reagiscono pacificamente facendosi crescere i capelli e ornandosi di fiori. È il periodo nel quale i giovani scoprono di stare bene in gruppo e di comunicarsi ogni cosa, dai disagi personali ai disagi sociali. Il periodo in cui si innamorano facilmente perché l’importante è che si ha bisogno d’amare. E se una persona ha bisogno d’amare, non ha pregiudizi ed è disposta ad amare senza discriminazione alcuna.
Non avevamo altre armi. Per noi tutti, quello era un modo di sconfiggere… le guerre!

L’album del ’76 in cui era incluso il pezzo: “La batteria, il contrabasso, eccetera”

Battisti c’è stato sempre in quel periodo. In discoteca, per strada, in piazza e a casa. C’è stato quando ci raccontava il suo ragionare sulle Emozioni che sentivamo allo stesso suo modo, C’è stato quando, innamorati, speravamo non fosse Un’avventura, c’è stato con La canzone del sole quando cantavamo forte nel ritornello di quel mare nero che ci faceva paura, c’è stato nei ‘Fiori rosa fiori di pesco’, quando ne facevamo ghirlande e collane, c’è stato in ‘Pensieri e parole’ quando si ballava e ci si stringeva forte quando la canzone diceva… davanti a te ci sono io, dammi forza mio Dio…, c’è stato nelle lacrime di un addio nell’immaginare come si potesse vivere senza di lui/lei (‘Io vivrò’), c’è stato nelle incertezze di Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi, c’è stato ne ‘Il mio canto libero’ e poi ‘Ancora tu’ e ‘Anche per te’ e ne ‘Il tempo di morire’ e nel sogno che fra quelle ‘Dieci ragazze’ ci fossimo anche noi ragazze figlie dei fiori e c’è stato in tante altre canzoni ancora.

Ho lasciato per ultima ‘La compagnia’ scritta da Mogol e un certo Carlo Donita, un autore poco conosciuto, di cui Battisti aveva molta considerazione. Rispetto alla versione originale, già molto ritmata, Battisti ha operato qualche modifica, rallentandola alquanto.

La canzone fu interpretata anche da Mina, dai Tazenda, dal gruppo de I Nuovi Angeli, fino a Vasco Rossi.
‘La compagnia’ era stata scritta per Marisa Sannia, nel lontano 1969. Battisti la interpretò nel 1976. Bella in tutti i casi, ma l’interpretazione di Battisti è quella che ha il colore della mia nostalgia.
Da YouTube:

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YouTube player

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– Ma è possibile che ti abbia già dimenticato? Eppure ieri morivo di dolore! – dicono le parole. E ancora… Felicità. Ti ho persa ieri ed oggi ti ritrovo già… con la sua voce graffiante, con quei farsetti finali urlati, quasi a sorprendersi da solo per quella felicità ritrovata, grazie a una sconosciuta compagnia.

E mi sono rivista piangere con le mie amiche in un sabato sera per la fine di un amore così come mi sono ritrovata la domenica, triste e sconsolata, in casa di un’amica per festeggiare il suo compleanno cantando e ballando insieme ad altri amici nuovi tra i quali c’era già il mio nuovo ragazzo. Ero serena e felice ed ero giovane.

Forse il motivo di tanta nostalgia dei tempi andati sta nel fatto che la gioventù è durata troppo poco come quegli amori che tutti abbiamo vissuto o che non abbiamo finito di vivere.

Ma quella serata con le canzoni di Lucio Battisti, è stata davvero un tornare indietro nel tempo. Peccato non essermi potuta fermare qualche anno…

Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà!
Grazie Lucio.

 

Note (a cura della Redazione)

Nel Sito, su Lucio Battisti:

Una canzone per la domenica (18). Stefano Testa su Battisti-Mogol
del 28 ottobre 2018

Una canzone per la domenica (54). Omaggio a Battisti e all’Equipe 84: in Concerto
del 4 agosto 2019

Una canzone per la domenica (56). La mia Equipe 84
del 18 agosto 2019

 

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