- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Salutiamo Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso

di Sandro Vitiello

 

“Il comunismo ha sbagliato ma il comunismo non è sbagliato”.

Potremmo riassumere in questa frase il pensiero e la vita di Rossana Rossanda, la scrittrice, la giornalista, l’intellettuale, la militante politica, la compagna di tante battaglie condivise.
Ma le faremmo un torto.
Lei era molto di più.
Ha avuto il coraggio verso la fine degli anni sessanta, di non accettare i dogmi di un comunismo che da troppo tempo mostrava i suoi limiti nei paesi che si professavano comunisti.
Lei non rinnegava l’idea comunista, lei metteva in discussione l’incapacità degli apparati e degli uomini, che non erano in grado di trasformare una grande idea in un progetto concreto.
Ma non si limitava a criticare. Il suo impegno era totale, a tempo pieno.
Era una giovane ragazza – nata nel 1924 a Pola, allora italiana – quando arrivò a Milano insieme alla sua famiglia. Era una giovane universitaria durante la seconda guerra mondiale.

Aderì alla resistenza e, finita la guerra, si iscrisse al Partito Comunista Italiano.
Negli anni successivi Togliatti la nominò responsabile della politica culturale del partito.
Era parte della corrente di sinistra, legata a Pietro Ingrao.
Riconobbe come autenticamente di sinistra il movimento degli studenti e le lotte degli operai di fine anni sessanta. Non si tirò indietro nel condannare, senza mediazione, l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. L’impegno suo, insieme a quello di Luigi Pintor, di Aldo Natoli e di Lucio Magri la portò a fondare “Il Manifesto”; prima periodico, poi quotidiano.

Rossanda con Lucio Magri, Aldo Natoli e Luciana Castellina

Tutto questo creò la più grave lacerazione nella storia del Partito Comunista Italiano perché, di fatto, apriva una forte discussione su cosa avrebbe dovuto essere un partito di sinistra.
Il destino elettorale del “Manifesto” prima, associato al partito di unità Proletaria poi e ad altre esperienze successivamente, non ebbe mai particolare successo.
Grandi idee, analisi ineccepibili ma voti pochi.
La stagione dell’impegno collettivo andava via via perdendosi anche sotto i colpi del terrorismo di sinistra.
Ancora Rossana Rossanda denunciò il linguaggio delle Brigate Rosse come qualcosa che aveva avuto una genesi nella storia del partito comunista: in quello stalinista soprattutto.
In un articolo sul “Manifesto” ebbe a scrivere: “chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle BR. Sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria”.
Macaluso rispose a muso duro dalle colonne dell’Unità, ma forse Rossana aveva ragione.
Negli anni ottanta si staccò dalla politica attiva, abbandonò la direzione del giornale che aveva mantenuto sin dalla fondazione e si dedicò soprattutto alla scrittura e al giornalismo.
Non smise di indagare e raccontare la complessità della condizione umana.
Non è mai stata una femminista definibile con i canoni classici eppure è stata una figura di riferimento anche per il mondo delle donne.
Leggere o rileggere il libro della sua vita “La ragazza del secolo scorso” ci da l’idea della complessità del suo pensiero, della determinazione con cui ha difeso le sue idee nel corso della sua lunga vita, del coraggio con cui ha fatto le sue scelte.


E’ stata compagna di una vita dell’intellettuale polacco Karol, scomparso cinque anni fa.
Ha accompagnato in Svizzera a morire Lucio Magri, stanco di vivere.
E’ stata un’esperienza terribile ma non ha lasciato da solo il compagno di tante battaglie.
Rossana Rossanda è morta la notte scorsa a Roma all’età di novantasei anni.