- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Nenni e Mussolini prigionieri a Ponza (luglio 1943)

 di Fabio Lambertucci

 

Gentile Redazione di Ponzaracconta, Vi invio una nuova proposta di articolo storico. Grazie, saluti e Buon Ferragosto. Fabio Lambertucci.

[1]

Scena da “Il giovane Mussolini” (1993): scambio di vessilli tra il socialista Mussolini (Antonio Banderas) e il repubblicano Nenni (Luca Zingaretti)

Nel 2007 il ricercatore storico argentino Mario José Cereghino ha scoperto nei National Archives di Kew Garden nel Surrey, a sud di Londra, le copie fotografiche degli appunti di Benito Mussolini del diario Pensieri pontini e sardi relativi alla prigionia nel 1943 a Ponza e alla Maddalena.
Sono 88 fogli a quadretti scritti in tedesco poiché si tratta della traduzione fatta eseguire subito da Hitler quando Mussolini fu portato nel settembre 1943 in Germania dopo la sua liberazione al Gran Sasso.
Gli originali italiani vennero distrutti ma pubblicati su un giornale austriaco, grazie a un ufficiale delle SS che aveva salvato una copia in traduzione tedesca. Le copie tedesche rinvenute da Cereghino furono trovate dagli Alleati nel bunker di Hitler a Berlino nel maggio 1945 e riversate poi negli Archivi nazionali britannici.
Tuttavia le discrepanze tra le due versioni non paiono essere particolarmente decisive per riscrivere la storia della caduta del fascismo.

In questi scritti, Mussolini dà invece di sé l’immagine di un uomo che si sentiva ormai finito. Destinato dapprima all’isola di Ventotene, venne lì rifiutato dal direttore del carcere perché, secondo lui, gli antifascisti lo avrebbero sicuramente ucciso. Venne portato quindi a Ponza, dove per ironia della Storia, si trovava confinato l’ex amico, prima repubblicano poi socialista, Pietro Nenni (1891-1980). Arrestato dai nazisti l’8 febbraio 1943 in Francia, era stato estradato in Italia il 5 aprile ’43 e deportato nell’isola, dove Nenni vide Mussolini vivo per l’ultima volta la mattina del 28 luglio 1943.

Scrive il giornalista e scrittore Arrigo Petacco (1929-2018) in un articolo intitolato “Caro Pietro Caro Benito”, apparso su Storia Illustrata (Mondadori) nell’ottobre del 1988:
“A Ponza, in quei giorni, i confinati stavano vivendo momenti di eccitazione. Gli eventi precipitavano: gli Alleati erano sbarcati in Sicilia il 10 luglio, quindici giorni dopo il fascismo si era autoliquidato consegnando praticamente il duce nelle mani dei militari e del re. La liberazione dunque era vicina. Ma l’eccitazione più grande si registrò quando si sparse la notizia che era giunto nell’isola un nuovo “prigioniero”, l’ex duce Benito Mussolini. Si possono facilmente immaginare le reazioni di quegli uomini, molti dei quali languivano al confino da decenni proprio per volontà di Mussolini. Per esempio, il compagno di stanza di Nenni, Tito Zaniboni (1883-1960), che nel ’25 aveva attentato alla vita del Duce, voleva a tutti i costi uscire per affrontarlo. Fu Nenni a impedirglielo. “Non si aggrediscono i vinti“, gli disse. Poi Nenni si procurò un cannocchiale e lo puntò sulla casetta verdastra in località Santa Maria, dove si diceva che Mussolini fosse stato relegato. Lo inquadrò quasi subito: il prigioniero si sporgeva dal poggiolo. “E’ in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte” scrisse Nenni nel suo diario (Pagine di diario, Garzanti, 1947). Poi aggiunse: “Scherzi del destino! Trent’anni fa eravamo in carcere insieme legati da un’amicizia che pareva dover sfidare il tempo e le tempeste della vita, basata come era sul comune disprezzo della società borghese e della monarchia. Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola: io per decisione sua, lui per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo… Mi piacerebbe stasera riprendere con Mussolini la conversazione interrotta venti anni fa a Cannes, l’ultima volta che ho parlato con lui“.

[2]

Benito Mussolini prigioniero a Ponza inginocchiato davanti a un frate (luglio 1943).

Scrive il grande storico del fascismo Pierre Milza (1932-2018) nel suo Mussolini (Carocci, 2000): “Mussolini rimase a Ponza fino al 7 agosto, sistemato alla buona in una “casa verdastra, seminascosta da grandi pescherecci in disarmo” (Storia di un anno).

La notizia del suo arrivo aveva fatto il giro dell’isola prima ancora che la Persefone avesse gettato l’ancora, e allorché egli mise piede a terra, poté vedere che “tutte le finestre e i balconi si erano gremiti di uomini e donne, armati di binocoli”. Furono giornate di estrema solitudine […] Il 29 luglio, “festeggiò” il suo sessantesimo compleanno mangiando due pesche. Parecchi tra i carcerieri e gli ufficiali del corpo dei carabinieri pensarono che sarebbe stato l’ultimo, tanto forti erano i dolori che lo assalivano giorno e notte. Il suo morale, come concordano tutte le testimonianze, era a terra. si considerava politicamente defunto”. 

Continua nel suo articolo Arrigo Petacco: “Chi salvò Pietro Nenni dalle grinfie delle SS? Su questo interrogativo non è ancora stata fatta luce. Ciò che è certo è che durante il lungo e insensato attraversamento della Germania in carro piombato (il viaggio, iniziato a Parigi il 12 marzo si concluse al Brennero il 5 aprile 1942) il “caso Nenni” fu certamente al centro di complesse trattative. Nenni, per esempio, era convinto che a salvarlo fosse stato Pierre Laval (1883-1945), leader collaborazionista di Vichy. Secondo il giornalista Carlo Silvestri (1893-1955), confidente di Mussolini durante i cupi mesi di Salò, a salvarlo sarebbe stato il Duce dopo uno scambio di lettere con Hitler. Da parte sua, Mussolini, nell’estate del ’43 durante la detenzione a Ponza scrisse nel suo diario: “Quando giunsi a Ponza, vi era confinato Nenni. Oggi sarà ormai un uomo libero. Ma se è ancora in vita lo deve proprio a me. Sono molti anni che non lo vedo, ma non credo che si cambiato molto”. Molti anni dopo Pietro Nenni cercò di chiarire questo episodio ancora oscuro della sua vita di perseguitato. Si rivolse infatti in questo senso al giornalista Duilio Susmel (1919-1984), appassionato cultore delle opere e della memoria di Mussolini. “Ella è, mi dicono” gli scrisse “uno studioso del ventennio mussoliniano, ed è anche un ammiratore. E’ comunque allo studioso che chiedo se abbia idea di dove potrebbe trovarsi il carteggio Hitler-Mussolini che Silvestri avrebbe consultato. Angelo Tasca, ora defunto (nato nel 1892, morto nel 1960, ndr), sosteneva che io avevo scampato la fucilazione per l’intervento di Laval… Le due versioni non sono in contraddizione, ma su di esse il carteggio Mussolini-Hitler potrebbe fare luce completa…“.

[3]

Pietro Nenni (a destra) con Giuseppe Di Vittorio nella sede dell'”Avanti!”
a Parigi negli anni Trenta del Novecento.

Ma luce, come si vede non c’è stata. I documenti esistenti confermano soltanto che la richiesta di estradizione di Nenni partì da Roma nella primavera del 1942. Che a Roma fu deciso il suo confinamento nell’isola di Ponza e che Mussolini sanzionò personalmente il suo internamento nell’isola “per tutta la durata dell’attuale conflitto”.

Forse vale la pena di aggiungere che l’isola di Ponza era un luogo di pena certamente assai più gradevole di qualsiasi lager tedesco” conclude Petacco. Inoltre recentemente lo storico contemporaneista Paolo Mattera, dell’Università Roma Tre, ha confermato nella trasmissione “Passato e Presente” (Rai Tre e Rai Storia), dedicata ai rapporti tra Nenni e Mussolini, che sui documenti italiani vi è l’annotazione specifica “su ordine del Duce” e che nessuna commissione per il confino si riunì per decidere il caso di Pietro Nenni.