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Ancora sui “pariolini”

Segnalato da Umberto Prudente

 

Gentile Redazione,

dal noto sito online Dagospia riporto prima la presentazione (a cura del sito) e a seguire un articolo del giornalista Gianluigi Nuzzi (Rete4) pubblicato sul quotidiano “La Stampa”.

Nuzzi, come ben noto, e’ l’ideatore di “Ponza d’Autore”, frequenta Ponza da oltre un decennio ed era sull’isola fino a pochi giorni fa.

L’articolo è corredato da ‘fermo immagine’ dei vari servizi del Tg1 e da foto di vari scorci di piazze e locali ponzesi. Dalle immagini appare palese il mancato rispetto delle varie normative anti Covid 19.

Grazie e saluti

Umberto Prudente

 

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L’estate stronza di Ponza.
Come ogni anno, l’isola è travolta dai pischelli viziati dei Parioli, ma con il virus la convivenza si è fatta quasi impossibile. Assembramenti e movida ingestibili per i 6-7 carabinieri, scazzottate, bici e motorini rubati per assenza di autobus e la tensione con i pescatori che, mentre loro fanno baldoria, alle 5 escono per tirar su le reti…

 

[2]


Gianluigi Nuzzi per La Stampa

Quando a Ponza arrivano i pariolini con i rotoloni da 50 euro nelle tasche zeppe, gli shorts mozzafiato delle ragazze, il cantastorie moderno dell’isola, Antonio De Luca, appena può lascia gli ormeggi del porto dove lavora e si arrampica su al Fieno, una tra le zone meno contaminate e accessibili.

Tra i vigneti di Biancolella che si nutrono del sole calante di Palmarola, ha costruito una casetta con i resti del mare – travi, frasche, cocci – e l’ha dedicata a Ferdinando Pessoa, venerato poeta portoghese, musa del Mediterraneo.

Qui si beve acqua piovana filtrata perché non arriva nemmeno l’acquedotto, figurati l’eco dei bagliori di questi minorenni che si sballano di superalcolici per poi lanciarsi in imprese spericolate, tra tuffi vietati in porto e violenze di ogni degradazione sociale. «I soccorsi per eventi traumatici – spiega Daniele Caico, medico del poliambulatorio – sono aumentati del 30-40% rispetto alla scorsa estate. I casi più complessi richiedono l’immediato trasporto in elicottero agli ospedali del continente».

E non parlatene a Gaetano, l’autista dell’unica ambulanza sull’isola, che ancora sbuffa e sgrana gli occhi indignato per quei 14 interventi compiuti in un’unica notte, manco fossimo in una metropoli. Per carità, è da almeno quarant’ anni che i ragazzi della Roma bene vengono sull’isola nell’ultima decade di luglio, ma quest’ anno la percezione è diversa, l’arroganza mal tollerata.

L’amore ponzese per i turisti che sostengono l’economia si opacizza e, soprattutto, ogni episodio si dilata, crescendo di bocca in bocca, con una scia di fake news che rimbalzano sui social: il caso del coma etilico elitrasportato era una crisi epilettica, il positivo al coronavirus nemmeno esisteva, le auto devastate erano uno specchietto divelto.

Certo, l’ombra del Covid 19, o, meglio, dei suoi effetti sociali si staglia su questa trama e rende più difficile la convivenza. La pandemia ha convinto molti a trascorrere le vacanze non lontano da casa, facendo così incrementare le presenze nelle mete vicino alle città. E Ponza per molti romani è una sorta di appendice, di quartiere satellite, ideale in questo momento di ansia pandemica.

L’aumento dell’occupazione degli spazi esterni per gli esercizi pubblici incrementa la percezione di sovraffollamento. Senza dimenticare che qui l’assembramento è la matrice di ogni momento della giornata: da quando si arriva sulla banchina, alle passeggiate per il corso stretto stretto, alle pochissime spiagge balneabili e via fino alla serata nei locali e alle albe attese con i postumi etilici, ciondolanti al porto. In centinaia, uno a fianco all’altro.

E si incrociano due mondi: loro, i pariolini e Matteo, Mattia, Andrea e gli altri pescatori: sveglia alle 5, escono per tirar su le reti, sognando scorfani, ricciole e aragoste. In realtà, nella tensione la percezione conta più del vero. E infatti a sentire le compagnie di navigazione, quest’ anno si soffre per il distanziamento su traghetti e aliscafi con crolli fino al 40% delle persone trasportate.

Diminuiscono i viaggiatori e aumentano i turisti, possibile? La contraddizione si scioglie guardando in faccia chi arriva: truppe di minorenni capitanati dal maggiorenne indispensabile per firmare il contratto dell’appartamento e comprare alcolici nei minimarket, foglia di fico di genitori che vivono meglio i figli quando sono distanti. Anche se hanno 15, 14 o 13 anni.

Dal comando provinciale dell’Arma nell’ottobre del 2019 erano partite le richieste al prefetto di convocare il comitato per l’ordine pubblico per cucire una prevenzione sartoriale in tempo per questa estate. E aumentare quella dozzina di telecamere che sorvegliano la zona portuale, tra movida e caserme. Ma poi l’attenzione è andata via tra emergenze quotidiane, coronavirus e lockdown, fino ad oggi.

Di notte, a tutela della sicurezza di tutti, ecco cinque, sei, al massimo sette carabinieri. Le statistiche di luglio raccontano poco: 421 persone controllate (262 nel 2019), 8 denunciate, 14 comunicazioni di notizie di reato alla procura. Nei momenti più delicati si sono aggiunti dal continente cinque militari dell’ottavo reggimento, quelli del Sio, il servizio intervento operativo.

Sembravano palline da ping pong impazzite, avanti e indietro da ogni angolo dell’isola, con quegli otto chilometri di curve e saliscendi tra allarmi che dalle Forna riportavano al porto e viceversa: dalla scazzottata davanti alla caserma della guardia costiera, con tanto di video virale sui social e sfondo di ragazzine che ridono – nervose o entusiaste, chissà -, sino al caso della discoteca al Campo Inglese, nel centro isola.

Quando ha aperto nessuno aveva previsto l’ovvio, ovvero che questi ragazzini, a fine serata, avrebbero avuto desiderio di tornare a casa, distante diversi chilometri. E come ci tornavano senza auto e con gli autobus che all’alba non circolano? A piedi, ovvio. Chi in buon ordine, chi rubando un motorino, chi portando via delle bici.

E di nuovo baldoria, schiamazzi fino a ritrovare all’alba il maresciallo Sergio Bertolotta grondante di sudore che sposta il carrello di un suv lasciato in mezzo alla strada dopo esser stato rubato e usato come mezzo di trasporto per tutta la discesa della Panoramica che riporta al porto. E poi le situazioni degenerano. Quella notte, Maradona, un contadino della zona, si è svegliato in piena notte per la baldoria.

E’ uscito di casa inviperito quando ha visto delle auto danneggiate, ha bastonato due ragazzini a caso che passavano di là. Denuncia per lesioni al costato. E così con la compagnia di barcaroli, che dopo un momento di tensione con i pariolini, hanno ridotto i collegamenti alla spiaggia dell’aperitivo, il Frontone, terminandoli alle 17. «Non riusciamo a gestire la calca dei ragazzi – raccontano – meglio ridurre le corse».

Ma così i problemi non si risolvono, si rinviano. E in fondo è questa la sensazione diffusa che serpeggia in questo angolo di cielo, tra Raffaellina che prepara il tonno per l’inverno e la ristoratrice Giovanna che si lamenta dell’assenza del pediatra fisso sull’isola: la politica del rinvio, della provvisorietà, del rammendo su rammendo fino a quando si può. «Da noi manca una visione per il futuro dell’isola – si lamenta il cantastorie De Luca – si vive alla giornata, sperando che la situazione mai precipiti». E va a riempirsi un bicchiere, ovviamente di acqua piovana filtrata.