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La garçonnière del gerarca Ettore Mutidi Fabio Lambertucci . Dopo i due precedenti articoli dedicati alle avventure erotico-sentimentali dei gerarchi fascisti e nazisti – leggi qui e qui – non poteva mancare in questa rassegna colui che impersonò la quintessenza del fascista modello: Ettore Muti. Nato a Ravenna nel 1902, Muti si arruolò volontario a 15 anni negli Arditi nella Grande guerra, partecipò all’Impresa fiumana di D’Annunzio, poi con le “squadracce nere” fino alla Marcia su Roma nel 1922, pluridecorato pilota nelle guerre d’Etiopia, di Spagna, d’Albania e nella Seconda guerra mondiale. Nel 1939 Mussolini lo nominò Segretario del Partito nazionale fascista. Sposato con la ravennate Fernanda Mazzotti, ebbe una figlia, Diana. Separato di fatto, vorrà bene alla moglie fino alla morte violenta, nel 1943, ma le sue molte avventure sono un’altra cosa. A Roma ha infatti tanti amori e il più duraturo è con la soprano dilettante spagnola Araceli Ansaldo y Cabrera. Abbiamo inoltre visto, nel mio primo articolo “L’orgasmo del fascismo”, come Muti fosse, secondo la maitresse Fedora Sandelli, tra i più assidui frequentatori del bordello di lusso sulla via Appia antica e quando divenne uno dei massimi gerarchi gli venne concesso ad uso abitativo e di studio il torrione di Porta San Sebastiano sulle Mura aureliane ed incaricò il celebre architetto Luigi Moretti (*) di arredare il suo nuovo “scannatoio”. Interno di porta San Sebastiano arredato dall’architetto Luigi Moretti Scrive il giornalista e scrittore Corrado Augias ne I segreti di Roma (Mondadori, 2005): “Oggi le mura di porta San Sebastiano si presentano nude, ma per fortuna sono sopravvissute le fotografie custodite all’Archivio centrale dello Stato. Nel racconto del 2008 Puttana (Guanda) lo scrittore giallista Marco Vichi immagina Ettore Muti come lo stupratore ed assassino della ragazza Simonetta, gettata poi nel mare di Ostia, ma nella realtà fu Muti a morire di morte violenta, ucciso dai carabinieri nella pineta di Fregene nella notte tra il 23 e 24 agosto 1943. Ettore Muti con Dana Havlova Si trovava lì in un villino con la sua ultima fiamma, la bella soubrette cecoslovacca Dana Havlova (all’anagrafe Edith Fischerowa) che lavorava nella compagnia del cantautore Odoardo Spadaro (1893-1965) nella rivista Mani in tasca, naso al vento e venne in seguito sospettata di essere una spia al soldo dei nazisti. Delle misteriose circostanze dell’uccisione di Muti si è occupato nel 2002 il giornalista Arrigo Petacco nel suo saggio storico Ammazzate quel fascista! Vita intrepida di Ettore Muti (Mondadori). Che fine invece abbia fatto l’arredamento della garçonnière lo racconta, con un suo ricordo personale, Corrado Augias (nato nel 1935): Mosaico in stile romano (Anni Trenta del XX secolo), arredamento di porta San Sebastiano Note Tabella su Ettore Muti esposta al Museo Storico dell’Aeronautica Militare Italiana di Vigna di Valle (Bracciano, Roma) (foto di Fabio Lambertucci) – Cliccare per ingrandire Particolare (ritaglio) Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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