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Lamento d’amore. Lettera aperta

di Corrado Guida

 

Riceviamo in redazione e volentieri pubblichiamo
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A: Ponza racconta
e a:
– Sindaco di Ponza
– Pro loco di Ponza
– RSU ambiente Ponza
– Polizia locale
– Latina Oggi
– Confcommercio/federalberghi

Amo Ponza. La amo fin da quando, più di cinquant’anni fa, misi piede per la prima volta sull’isola. Conservo tuttora un gradito ricordo per quell’amore a prima vista. Fui incantato da quella luce splendida, dai colori vivi, dai panorami stupendi, dal mare cristallino, dai fondali spettacolari, dalle case multicolori, dai vicoli profumati, dall’atmosfera serena, dalle baie, le cale, le brezze marine, le ginestre, gli angoli suggestivi… Non potevo non ammirare quel senso di libertà che dà il contatto col mare.
Sono stato conquistato da sensazioni nuove che pervadono il visitatore ad ogni scoperta, ad ogni passo.
Ho apprezzato soprattutto il calore degli abitanti, tra i quali ho trovato amicizie che mi hanno riempito la vita di calore e affetto sincero.

Da quel primo bagliore ho frequentato Ponza con assiduità, tanto che mi sono arbitrariamente attribuito il titolo di ponzese adottivo e, come tale, non posso non dolermi per i tanti problemi che costituiscono il rovescio della medaglia: la confusione estiva (che è diversa dall’animazione), la mancanza di professionalità di tanti, le bande di giovani assatanati che ogni estate si giovano dell’assenza di controlli, i servizi carenti, la raccolta dell’immondizia a singhiozzo, il fetore degli scarichi fognari, il parcheggio selvaggio, linee telefoniche frammentate, bus sovraffollati, movida notturna con assembramenti pre-Covid, escrementi canini vere trappole per i disattenti… e si può continuare per molto, ma…
Ma chi conosce Ponza sa che questi sono mali endemici, forse inevitabili in una località che è semideserta per dieci mesi all’anno e invasa dalle cavallette per i restanti due mesi.
Chi giudica con bonarietà accetta questi disagi con serena rassegnazione perché compensati dai tanti preziosi doni che l’isola può dare a chi la conosce bene. Tuttavia c’è un altro male, relativamente più recente, che prospetta un peggioramento del precario equilibrio: parlo del “rumore”. Il rumore sta pian piano conquistando l’ambiente circostante e sembra inarrestabile, a cominciare dalla musica (ma non è musica) che martella come un poderoso maglio tutto l’arco del porto facendo felice una minoranza ma torturando una sofferente maggioranza che subisce stancamente questo frastuono fino ad ore notturne e antelucane. Altra fonte di rumore viene da piccole iniziative private: turisti isolati che giungono con apparecchi straordinariamente potenti per trasformare in discoteche i terrazzi degli appartamenti affittati.
Motorette rombanti ed enormi camion fanno da sfondo ai mezzi più rumorosi di tutti: gli elicotteri. Dal fracasso degli elicotteri non ci si può difendere; uno solo di questi mezzi riesce a spargere inquinamento acustico per chilometri intorno, sia quelli che fanno “esercitazioni” (in estate, non in inverno), sia quelli che riescono ad atterrare nel cortile di casa. In questo caso la sproporzione è stridente: un solo elicottero riesce a disturbare migliaia di persone.

Non sono un visitatore saltuario e penso di potermi indignare a buon diritto di tutto ciò, ma quello che non capisco è la connivente apatia della “maggioranza silenziosa”, la stanca inerzia di coloro che subiscono passivamente tali prevaricazioni e che sembrano vinti dalla ineluttabilità del fenomeno.
Non deve essere così. Se Ponza non combatte i suoi mali, se non ha anticorpi nel suo sangue, rischia una progressiva degenerazione dei malanni.
Una infezione non curata tende a propagarsi, il cattivo esempio fa proseliti. Prima o poi qualcuno dirà “se gli altri possono fare così, allora posso farlo anch’io”.

È iniziata un’altra estate, forse la più difficile, ancora una volta chi ama Ponza dovrà soffrire. Ma sarò ancora un amante fedele. Il mio non è un “flirt” ma un sentimento duraturo… nonostante tutto.

Corrado

Acclusa allo scritto una serie di foto (NdR):

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