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Epicrisi 285. La marmotta non è un animale…

di Sandro Russo
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Rifacendo il verso a Cochi & Renato, si può dire che no: la marmotta non è un animale propetamente ponzese, anzi… Frequenta i climi freddi: valli alpine, Nord America… Sarebbe perfino più sconosciuta di quanto già non è, se non fosse per alcune sue caratteristiche che l’hanno fatta entrare nell’immaginario della bestia capataz.

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È utilizzata infatti come termine di paragone per persone mentalmente pigre; tarde, ottuse, sempliciotte. Anche per indicare un sonno molto profondo, pesante “come quello delle marmotte quando vanno in letargo”.
E poi: – Non c’è animale più stupido della marmotta – disse l’etologo, – sta ferma ore e ore a contemplare il sole.
Ma (diverso parere e punto di vista): – Non c’è animale più stupido dell’etologo –, pensò la marmotta -, sta fermo ore e ore a contemplare me.

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Un’altra occasione di notorietà per la marmotta, è una tradizione nord-americana e canadese, utilizzata per predire il tempo, analogamente alla nostra Candelora del 2 febbraio:
Pe’ la candelora,
dell’inverno semo fora…
Ma si piove o tira vento,
dell’inverno semo drento.

Il primo “giorno della marmotta” venne osservato a Punxsutawney, in Pennsylvania, il 2 febbraio 1887. La tradizione vuole che in questo giorno si debba osservare il rifugio di una marmotta. Se questa emerge e non riesce a vedere la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, l’inverno finirà presto; se invece vede la sua ombra perché è una bella giornata, si spaventerà e tornerà di corsa nella sua tana, e l’inverno continuerà per altre sei settimane. In effetti, una giornata di cielo limpido, nell’inverno nordamericano, è spesso associata a temperature molto basse.

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Data l’ambientazione piuttosto “boreale” delle vicende marmottifere, il lettore pazientemente giunto fin qui si starà facendo la più classica delle domande: – Ma che c’entra con Ponza?
C’entra! …per un aspetto – personale ma credo facilmente condivisibile – dello stato d’animo del compilatore di turno dell’Epicrisi settimanale.

Un specie di insofferenza, insieme per il tempo che passa e per il fatto che tutto rimane uguale.
Certo… molta agitazione intorno al nulla; a Ponza l’inizio di una stagione turistica inusuale, di molti problemi e incerto futuro. Ma passerà anche questa. Torneranno l’autunno e il letargo invernale… E il ciclo ricomincia.
Questa impazienza / irrequietezza sarà stata la conseguenza dei mesi di lockdown? Della speranza (sempre frustrata) di un cambiamento? Forse. Io non faccio altro che registrarla. Utilizzando un film come chiave.

Che è questo. Si trova, in libera fruizione, su Youtube (1 h. e 36 min.); l’ho rivisto dopo molto tempo e di lì mi è venuta l’idea di utilizzarlo per l’epicrisi di questa settimana.

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Ci torneremo su. Vedo di riuscire a convincervi a vederlo.

Tra gli articoli del sito, quale che sia l’argomento specifico di cui trattano, molti denotano, nel profondo, l’insofferenza di cui scrivevo sopra. La riproposizione di situazioni e problemi giorno per giorno, anno dopo anno, senza che nulla cambi davvero.
In particolare gli scritti di Franco De Luca hanno questo umore: Sarà possibile? [6]L’intellettuale e… [7]Perdere tempo [8].

E un altro nostro contributore “storico” – Pasquale Scarpati – riverbera un simile sentimento, pur essendo molto diversi i temi, il modo di raccontare e il vissuto che c’è dietro: Il cruccio e il consiglio [9]La capra e il falò [10].

Anche chi parla/scrive del passato, in fondo è al presente che si riferisce. È trascorso invano il passato? Si ricomincia daccapo ogni volta o può servirci per capire, per aiutarci a migliorare? I tre articoli pubblicati finora da Stefano Cecini, insieme al quarto che completerà la serie, ci propongono una modalità di lettura in base alla quale anche i documenti d’epoca – bianco e nero e voce stentorea – dell’Istituto Luce prendono vita e significati: “voci e immagini dal passato per decodificare il presente”:

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Mussolini e Hitler. Due dittatori a confronto (1) [12]
Mussolini e Hitler. (2). Il famoso incontro di Roma del maggio 1938 [13]
Mussolini e Hitler (3). L’incontro del Brennero [14]

L’intervista a Emilio Iodice “sul futuro” [15] è particolarmente in tema; non a caso la inizia parlando del dust bowl – e per me è stato un utile ricordo, da Uomini e topi (1937) e Furore (1939) di John Steinbeck, ai tanti film che hanno raccontato quel periodo – la siccità biblica che funestò gli Stati Uniti tra gli anni ’20 e gli anni ’30, sovrapponendosi e aggravando la Grande Depressione del 1929. Anche Emilio, nel suo filmato su YouTube, dal passato trae deduzioni e insegnamenti per il futuro.

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Dust Bowl – Dallas, South Dakota. 1936

Varietà degli scritti. Sul sito è presente anche un articolo su un problema triviale ma non per questo meno importante, della “puzza” dal depuratore di Giancos di questi ultimi giorni: Incontro Comune – Acqualatina [18].
Ironia involontaria degli accostamenti. È capitato che i due  “incontri” sul Sito fossero pubblicati uno di seguito all’altro. A me ha fatto sorridere.

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Segnalo – attraverso i titoli, prima di tornare al film – altri articoli di rilievo che hanno arricchito la settimana di Ponzaracconta e che, per motivi diversi, mi hanno interessato e stimolato:
L’importanza di chiamarsi Giovannino [20] – che ho letto in sospensione e attesa prima di capire di chi si parlasse;
La preside Masci va in pensione [21] – una civil servant di cui non è mai abbastanza scrivere bene;
Ricordo di Sergio Piscitelli [22] – commossa storia di un’amicizia e di un sodalizio;
Il Premio Strega. La sestina di quest’anno [23] – articolone formativo-informativo che mette voglia di leggerli tutti, i libri di quest’anno;
Una canzone per la domenica (99). Gli ottant’anni di un mito [24] – dedicata a Guccini e ai passati amori.

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Non mi sottraggo alla conclusione, e scrivo del film che ho tirato fuori del cappello.

Ricomincio da capo (Groundhog Day)
è un film del 1993 diretto da Harold Ramis, interpretato da Bill Murray e Andie MacDowell.
Racconta di un cronista televisivo (metereologo) egoista e scorbutico – Phil Connors – che deve recarsi controvoglia nella piccola città di Punxsutawney, in Pennsylvania, per fare un reportage sulla tradizionale ricorrenza del Giorno della marmotta.
Qui però rimane intrappolato in una ripetizione temporale (loop): ogni mattina, alle 06.00 in punto, viene svegliato dalla radio che trasmette sempre lo stesso brano musicale (I Got You Babe di Sonny & Cher), e da allora la giornata trascorre inesorabilmente allo stesso modo della precedente. E questo si ripete e si ripete… all’infinito.
Riuscirà ad uscirne?
E come ne uscirà?

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“Invenzione” dello sceneggiatore Danny Rubin (Usa, 1957), il film ebbe una lunga gestazione. Fu sottoposto a numerosi produttori e a più registi per la realizzazione e anche Bill Murray come attore principale fu l’ultimo ad essere scelto.
In effetti la trama era inconsueta e fu chiesto allo sceneggiatore di provare a spiegare come e perché si fosse verificata la “trappola temporale”. Per fortuna Ramis (il regista) e Rubin furono d’accordo nel contrastare questa richiesta e il film è perfetto così: negli anni è diventato un “cult” [molte altre informazioni sul film in Wikipedia [27]].
Chi ama il genere, può trovarci un’atmosfera un po’ alla Frank Capra de La vita è meravigliosa, ma ad una seconda lettura rivela importanti correlazioni con il pensiero buddhista.

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La recensione dello psicologo (dura meno di 5 min.), di Luca Mazzucchelli.
Ascolta qui [29].

Spero di essere riuscito a arricchirvi la giornata con buone letture e visioni.
Buona domenica.