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Mussolini e Hitler. Due dittatori a confronto (3) L’incontro del Brennero

di Stefano Cecini

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Per l’articolo precedente, leggi qui

L’incontro del Brennero (18 marzo 1940). L’ennesima occasione persa.

Troppo note le vicende che segnarono l’inizio di quella grande tragedia che fu il secondo conflitto mondiale per riportarle in questo testo.
In quella primavera del 1940, in bilico fra la guerra e la pace, Roma conosce un’intensissima attività politica e diplomatica. I fautori del disimpegno e quelli dell’intervento immediato a fianco della Germania si fronteggiano con successi alterni.
Alcuni uomini influenti del regime – Giuseppe Bottai, Dino Grandi, Galeazzo Ciano – cercano di frenare le impazienze di un Mussolini sempre meno incline a guardare come spettatore i grandi avvenimenti che scuotono l’ Europa. Importanti settori dell’ industria e dell’ esercito si affrettano a sfornare dati e memoriali da cui risulta l’assoluta impreparazione del nostro esercito. Molti guardano a Casa Savoia; ma il re Vittorio Emanuele III, che i sudditi chiamano non si sa quanto affettuosamente “Pippetto” o “Sciaboletta”, è come al suo solito, impenetrabile.

Ci pare opportuno in questo contesto ricordare l’ incontro che si ebbe tra i due dittatori nel periodo di non belligeranza italiana, e che rappresentò l’ennesimo fallimento del duce di imporre ad Hitler la sua visione politica degli avvenimenti di quei giorni (Mussolini ignorava che Hitler, sorpreso dalla dichiarazione di guerra alla Germania presentata da Francia e Gran Bretagna a seguito dell’invasione tedesca della Polonia aveva deciso di abbandonare la politica per impegnare il suo Paese in una lotta che non aveva altra alternativa alla vittoria che la completa distruzione).

Per meglio comprendere le posizioni così distanti dei due leader a poche settimane dell’attacco della Germania ai paesi scandinavi, preludio della ben più importante offensiva in suolo francese, bisogna fare un passo indietro e riferirsi a una importante lettera redatta da Mussolini e indirizzata al Fuhrer il 5 gennaio del 1940. In essa Mussolini, dando ancora una volta prova della sua indubbia capacità di analizzare con lucidità e perspicacia le vicende politiche che di volta in volta si trovava ad affrontare, affermava che pensare a una vittoria definitiva della Germania e dell’Italia sulla Francia e sulla Gran Bretagna “significava illudersi”.
Il duce avverte Hitler che gli Stati Uniti non avrebbero mai permesso il crollo delle democrazie europee. Perciò, Mussolini sollecita l’alleato a orientare le proprie minacce verso quello che facilmente si può considerare un nemico di tutto l’Occidente, e cioè l’Unione Sovietica, invitando Hitler a denunciare il patto di non aggressione (cd. patto Molotov-Ribbentrop di durata decennale stipulato a Mosca il 23 agosto 1939).
Infine, Mussolini offre una possibile via di uscita che permetterebbe alla Germania di consolidare le conquiste già avvenute e, attraverso la creazione di un piccolo stato polacco, offrire a Francia e Gran Bretagna una via di uscita dal conflitto che avrebbe permesso alle democrazie occidentali di salvare la faccia. Inutile dire che il duce si sarebbe riservato il comodo e celebrato ruolo di mediatore e salvatore della pace del mondo, ripetendo, in grande stile, a soli due anni di distanza, l’operazione già coronata da successo degli accordi di Monaco .
Tale lettera rappresentò per i vertici nazisti un vero shock, tanto che la risposta tardò più di due mesi, e – a testimonianza dell’importanza della questione – ne fu latore direttamente il ministro degli esteri della Germania, Von Ribbentropp, che si recò personalmente a Roma per spiegarne il contenuto al duce e per chiedere formalmente un incontro tra i due dittatori che si terrà appunto, il 18 marzo al Brennero.

Carbone tedesco in transito al Brennero (1940)

Dai Diari di Galeazzo Ciano (*). “L’ incontro con Hitler è cordialissimo da ambo le parti. Il colloquio è piuttosto un monologo, Hitler parla sempre, ma con più calma del solito: pochi gesti e voce pacata. Mussolini lo ascolta con simpatia e deferenza. Parla poco e conferma l’impegno di marciare con la Germania. Riserva solo la scelta del momento. Il colloquio conclude con una rapida colazione nel vagone-salotto del treno del Duce”.

C’è su quel giorno al Brennero un breve filmato del cinegiornale “Istituto Luce”. Si vede il treno che porta da Roma la delegazione italiana entrare nella stazione trainato da due FS E.636 il nuovissimo locomotore delle ferrovie italiane. Il Duce, i gerarchi del seguito e in primo piano c’è Ciano, passano in rassegna il picchetto armato mentre da nord arriva il treno del Führer. Nevica forte, Mussolini e Hitler si salutano con particolare calore e Hitler sale sul convoglio del Duce. E questo gesto riempie Mussolini di orgoglio. Un colloquio di novanta minuti. Segnerà in maniera tremenda, con la storia d’Italia, quella del mondo intero.

Qui di seguito il link dell’arrivo e della partenza di Hitler alla/dalla stazione del Brennero (durata 1 min. 44″).

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Non conosciamo il motivo della diversa sottolineatura del motivo musicale che fa da tappeto all’arrivo del dittatore tedesco – all’inno della Germani fa riscontro la canzoncina Giovinezza che da inno goliardico degli universitari torinesi, con il tempo – e con le opportune modifiche nel testo – venne eletta a inno degli alpini, prima, inno degli arditi poi e infine patrimonio del Partito Fascista – rispetto a quello, molto malinconico, che accompagna la partenza di Hitler.
Con il vantaggio che ci offre la conoscenza degli avvenimenti del passato, possiamo dire che mai commento musicale fu più appropriato. Sappiamo infatti che da quel momento le possibilità di una soluzione diplomatica del conflitto non esistono più, e che all’Italia non è rimasta alcuna via di uscita diversa dall’impegno bellico a fianco dell’ingombrante alleato.
L’incontro avviene dopo che il Presidente americano Roosevelt ha negato a Mussolini l’autorizzazione a intavolare una trattativa per la pace.
Al duce non rimane quindi che aderire alle ipotesi che Hitler prospetta in vista della prossima offensiva alla Francia: in caso di una rapida avanzata tedesca l’Italia sarebbe stata decisiva per l’attacco finale; se invece le truppe francesi avessero opposto tenace resistenza, l’Italia poteva attendere momenti migliori . Inutile dire che Mussolini, fiducioso nella tenuta della linea Maginot, tenta, per l’ennesima volta, un disperato bluff, manovra che nel passato lo aveva visto sempre vincente, ma che il sorprendente crollo dell’esercito alleato questa volta renderà fatale.


Nota
(*) Renzo De Felice (a cura di), Diario 1937-1943. Per la prima volta l’edizione completa della più celebre testimonianza del periodo fascista, Rizzoli, Milano, I ed. 1980. Collana SuperSaggi n. 34, BUR, Milano, 1990-2000

[Mussolini e Hitler. Due dittatori a confronto (3) – Continua]

 

1 Comment

1 Comment

  1. Patrizia Maccotta

    2 Luglio 2020 at 15:55

    Bisognerebbe rivisitare la Storia quando si è tentati di dire che i tempi precedenti erano migliori.

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