Ambiente e Natura

In agonia

di Francesco De Luca

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Iniziò con una immagine: una barca, una bella barca grande, motorizzata, in male modo stravaccata in un terreno ai bordi della via Panoramica in Ponza.

L’erba alta la avvilisce, lei che con la chiglia fendeva il mare, e le murate sono state intaccate, qua un buco, la’ i chiodi si sono allentati. Il disuso mostra i suoi morsi e l’abbandono la rendono un oggetto brutto, fuori posto, un’anticaglia.

I colori che spiccavano nell’azzurro della superficie del mare, quando con spavalderia rompeva le onde e ne suscitava la bavosa ira bianca, ora sono spenti, e dimessi.
La vedi e speri che qualcuno le tolga la passione dell’esistenza.

Qualche altro scafo, ben visibile nel percorso stradale, ha smesso di agonizzare e s’ è defunta da sola, afflosciandosi su se stessa. Lo scheletro di legno è imploso e la carcassa  s’ è appoggiata su se stessa. Il massimo dell’infamia: defungere in un risicato angolo di terra, lontano dal mare, e diventare abitacolo di animali di frodo e riparo per erbacce.

Meglio morire su una spiaggia, a gomito col mare, e quando il levante incalza sentire lo strofinio della rena e degli spruzzi. E ricordare la lotta perenne col mare. Lotta esaltante, perché impari, perché tesa ad un orizzonte.

– Mamma, mamma… vieni, ho trovato una conchiglia – esulta Sofia, raccogliendo il guscio d’un murice fra i rottami delle paratie di quella barca vecchia sulla spiaggia. E’ stata vomitata dal mare.

Sembra destino comune divenire spazzatura dopo essere stata stella.

E’ possibile trovare un’altra immagine in analogia con questa, che sia attinente alla realtà’ sociale di Ponza?
Io penso di sì, ma non voglio presentarla, lasciando a voi, lettori, il piacere di evocarla.

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