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E’ difficile realizzare da pubblico (ufficiale) ciò che si dice di fare da privato (cittadino)

di Francesco De Luca

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E’ una verità contro cui sbattono soprattutto i politici. Quali? Quelli che da privati cittadini scorgono malefatte, sopraffazioni, incongruenze e, una volta divenuti pubblici ufficiali si chinano alla ragione di Stato, alla ragione economica, a quella consortile.

Stiamo assistendo in questi giorni, a livello nazionale, a rovinose ritirate di chi velleitariamente denunciava (da pubblico cittadino) scelte e connivenze che, oggi, (con carica statale) volontariamente accetta e avalla.
Le facoltà messe in campo sono due: una è la volontà (cosciente e vigile) e una è la velleità (fumosa e pressapochista).
Le implicazioni di questa affermazione sono o potrebbero essere tante. Potrei essere tacciato di crogiolarmi nel brodo delle analisi radical-chic (si dice così?), mentre è la realtà dei fatti avvenienti quella che brucia e che va decifrata.

E allora propongo di trasportare pari pari quello che ho detto nella realtà attuale di Ponza.

Dio mio, quanto si era nel giusto nel denunciare, e quanto si è nel fango oggi nel permettere!
Mi riferisco, è chiaro, a chi interpreta il ruolo pubblico nel senso di non cedere ai compromessi familiari, ai ricatti per il consenso. Non cedere alle forze che si organizzano politicamente per dividersi la torta del potere, per acquistare diritti a spese della corretta amministrazione del bene comune.

Non è un discorso di sinistra e nemmeno di destra, è una presa di posizione di chi interpreta il mandato amministrativo come la Costituzione detta: con disciplina e onore (art. 54). E dunque chi approfitta del suo mandato amministrativo per favorire familiari e affini offusca l’onore del suo mandato.

Si era creduto che queste pecche appartenessero al passato, e invece…