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Barbara, new entry in Ponzaracconta, ma old friend (presenza storica del corso di cinema di Gianni Sarro dai suoi inizi, sette anni fa).
Ha resistito a lungo, ma alla fine si è arresa. La canzone di oggi è una sua proposta (non stimolata da me).
Sandro
Una canzone della resistenza, che però nessun partigiano ha mai cantato: è stata scritta molti anni dopo dal musicista Armando Trovajoli, uno dei protagonisti di una grande stagione del cinema italiano, per un film di Ettore Scola: “C’eravamo tanto amati” .
L’atmosfera particolare di questo 25 aprile in quarantena ci ha fatto emozionare più del solito nell’ascoltare e cantare la più classica delle canzoni della Resistenza, “Bella ciao”. Stessa intensa emozione è stata per me ascoltare la ballata partigiana Io ero Sandokan nel film C’eravamo tanto amati e mi sono chiesta: – Perché questa canzone altrettanto coinvolgente non la cantiamo mai?
Grande è stata la sorpresa nello scoprire che il brano non è una canzone “storica”, ma opera di Armando Trovajoli, che la musicò appositamente per il film su testo dello stesso Scola.
Ha scritto Michele Anselmi sul Secolo XIX (20 gennaio 2016): “La canzone è stata opera di due uomini di genio; forse per questo, è diventata più vera del vero”.
I partigiani non avevano poi tutta questa abitudine di cantare in coro, un po’ per la natura della guerra partigiana; un po’ perché, divisi territorialmente come erano, non si sono affermati estesamente veri e propri canti “comuni” della Resistenza. Quelli cantati all’epoca e maggiormente ricordati sono stati Pietà l’è morta, Figli dell’officina e Fischia il vento; la prima canzone e l’ultima soprattutto nella zona del Piemonte.
Questa la canzone, da YouTube, montata con immagini del film di Scola (1974):
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A corredo del pezzo, su Youtube c’è questo scritto:
Quando il film è uscito, nel 1974, nessuno avrebbe potuto supporre che la Resistenza sarebbe mai potuta diventare oggetto di polemica o di tentativi di revisionismo, casomai che potesse divenire nel tempo un dato di fatto ormai lontano, privo di stimoli, un po’ come il Risorgimento. Le preoccupazioni erano di altro genere, per esempio la fine della solidarietà e l’affermarsi di un diffuso individualismo. Ognuno può valutare se i timori che Ettore Scola, Age e Scarpelli hanno espresso in questo film fossero fondati o meno.
Su YouTube esistono altri video con la canzone in edizione integrale, sia nella versione originale del film con solo accompagnamento di chitarra, sia nella successiva cover attuale da parte del gruppo Radici nel cemento. Mancava però la canzone nel contesto del film, a commento del momento di sintesi di tutta la storia, e con tutti e quattro i protagonisti in azione. Quindi eccolo, un buon stimolo per rivedersi tutto il film” (Alberto Truffi).
…E io ero Sandokan
(testo di Ettore Scola; musica di Armando Trovajoli)
Marciavamo con l’anima in spalla
nelle tenebre lassù
ma la lotta per la nostra libertà
il cammino ci illuminerà
Non sapevo qual era il tuo nome
neanche il mio potevo dir
il tuo nome di battaglia era Pinin
ed io ero Sandokan.
Eravam tutti pronti a morire
ma della morte noi mai parlavam
parlavamo del futuro
se il destino ci allontana
il ricordo di quei giorni
sempre uniti ci terrà
Mi ricordo che poi venne l’alba
e poi qualche cosa di colpo cambiò
il domani era venuto e la notte era passata
c’era il sole su nel cielo
sorto nella libertà.
Eravam tutti pronti a morire
ma della morte noi mai parlavam
parlavamo del futuro
se il destino ci allontana
il ricordo di quei giorni
sempre uniti ci terrà
Mi ricordo che poi venne l’alba
e poi qualche cosa di colpo cambiò
il domani era venuto e la notte era passata
c’era il sole su nel cielo
sorto nella libertà
patrizia Maccotta
17 Giugno 2020 at 21:29
Sì, più vera di una canzone vera. Mi piacerebbe rivedere quel film. Indimenticabile di Scola è per me “Una giornata particolare”, con Mastroianni e la Loren in stato di grazia. Ci ho pensato ogni volta che ho passeggiato sul terrazzo condominiale, tra lenzuola e camicie, durante il lockdown.
Grazie per averci fatto riascoltare la canzone.