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Cronaca di una conferenza mancata

di Rita Bosso

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Seguo da qualche anno un corso di archeologia interessante, con relatori di gran nome; giunto alla trentanovesima edizione, ora prosegue a distanza, il direttore ricorda gli appuntamenti e informa gli iscritti tramite whats’app.
Un paio di giorni fa ha inoltrato un paginone di giornale, precisamente de Il Giornale del Lazio.

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Il telefonino vibra, leggo il mittente, XXXIX Corso Archeologia, clicco sul messaggio, constato che supera le due righe canoniche, rimando la lettura a tempi migliori, sobbalzo: nelle due foto che campeggiano a centro pagina ci sono la rada di Sant’Antonio e la pelata di Emilio Aprea!
Giungo subito alle conclusioni: il tema del corso è “Imperatori a palazzo, imperatori in villa” e Ponza, con il suo patrimonio archeologico, si inserisce bene; di cosa parlerà Emilio non so, la speranza è che voglia riservare al piccolo gruppo di iscritti (una sessantina di persone, tutti appassionati, molti esperti) delle chicche: che so, la Cisterna della Parata, la Grotta del Serpente, il Mitreo; magari ci mostrerà qualcuno dei reperti recentemente catalogati, di cui Silverio Lamonica ha dato notizia …

Dalla foto di destra della pagina del Giornale del Lazio – il selfie di Emilio Aprea – sono passata a quella di sinistra, l’ho ingrandita, l’ho gustata in tutta la sua bellezza: la rada del porto di Ponza è stata la più bella piscina del mondo con i suoi diversi livelli di fruizione, dal summariello che permetteva al bambino di familiarizzare col mare, agli scogli-trampolino per i tripli salti carpiati dei giovanotti atletici.
La foto della baia quasi libera, quella incoraggiante dei ragazzi impegnati nella pulizia dell’arenile di Giancos hanno fatto galoppare la fantasia: quest’anno si farà di necessità virtù e le rive sabbiose, accessibili dall’alba al tramonto, permetteranno a chiunque di godere del mare anche per soste di un’ora o due, anche solo per leggere il giornale cullati dal suono quieto delle onde. L’accesso dalle sette del mattino alle otto di sera forse non risolve i problemi di distanziamento ma li attenua, le presenze si spalmano anziché concentrarsi nella classica fascia oraria 11-17.

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Il Covid costringe luoghi e individui a scoprire e utilizzare risorse sottovalutate, ad affrontare con creatività scenari nuovi, ciascuno nel suo ambito, ciascuno per la propria sfera di competenze: la cuoca più inetta ha dovuto rinunciare alla comodità della pizza da asporto ed è diventata maestra di lieviti e farine; chi ha avuto la fortuna di conservare il proprio lavoro ha dovuto imparare in fretta e furia a declinarlo secondo le regole dello smart working… c’è speranza per tutti. Gli esperti ci hanno spiegato che i problemi possono, devono tradursi in opportunità.

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Queste banalità pensavo pochi giorni fa, mentre il telefonino continuava a scaricare messaggini e io, guardando la provenienza, stabilivo automaticamente l’azione: cestinare, scorrere velocemente, rispondere, archiviare per rileggere più tardi.
A sera, seduta al pc, mi sono preparata a gustare il paginone inviato dal direttore del corso di archeologia, a capire come e quando si sarebbe parlato delle ville di Ponza; avrei trovato, forse, risposte a tante curiosità.
Ho letto la prima mezza pagina: niente di nuovo, i dissapori tra amministrazione comunale di Ponza e pro loco sono noti da tempo.

Poi una riga orizzontale netta, cattiva, beffarda, tutt’altro che un innocente segno di separazione; nella mezza pagina inferiore si parla del mio corso di archeologia che prosegue, proponendo varie residenze imperiali: la Capri di Tiberio mercoledì scorso, la Domus Aurea di Nerone ieri, la residenza di Domiziano a Castel Gandolfo tra qualche settimana; il territorio è ricco, siamo pur sempre ad Alba Longa. I relatori- in genere soprintendenti e storici dell’arte- si soffermano anche sui tanti ostacoli che incontrano nel loro lavoro: la burocrazia, la mancanza di fondi, l’abusivismo; ovunque, il recupero dei beni pubblici non è mai cosa semplice, richiede competenza, tenacia, divulgazione continua, riflettori perennemente puntati sugli scempi compiuti e su quelli in corso d’opera.
L’intervento di Emilio Aprea è stata una mia associazione mentale errata, frutto di consultazione frettolosa del telefonino e di ottimismo inguaribile; non era previsto, non ci sarà ed è meglio così, Emilio ci avrebbe detto che quest’anno la fruizione del patrimonio archeologico di Ponza non solo non si amplia ma è ridotta, annullata drasticamente dalla chiusura delle cisterne.
A deprimerci ulteriormente provvede Francesca Iacono che ieri, nel suo blog Frammenti di Ponza, ha ripreso il discorso della Cisterna di via Parata [4]. L’articolo è da leggere perché Francesca è documentata e precisa come al solito, ma non vi aspettate buone notizie.

Qui di seguito, in formato .pdf, l’intera pag. 22 da “Il Giornale del Lazio” – 4-18 giugno 2020 – con entrambi gli articoli citati:
Giornale del Lazio. Proloco… Imperatori… [5]

 

Nota della Redazione
Per i numerosi articoli che il sito Ponzaracconta ha dedicato all’importante (e negletto) monumento storico-archeologico nel corso degli anni, digita: – Cisterna della Parata – nel riquadro “Cerca nel Sito”, nella colonna di sin., in Frontespizio