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Cronaca di una conferenza mancatadi Rita Bosso . Seguo da qualche anno un corso di archeologia interessante, con relatori di gran nome; giunto alla trentanovesima edizione, ora prosegue a distanza, il direttore ricorda gli appuntamenti e informa gli iscritti tramite whats’app. Il telefonino vibra, leggo il mittente, XXXIX Corso Archeologia, clicco sul messaggio, constato che supera le due righe canoniche, rimando la lettura a tempi migliori, sobbalzo: nelle due foto che campeggiano a centro pagina ci sono la rada di Sant’Antonio e la pelata di Emilio Aprea! Dalla foto di destra della pagina del Giornale del Lazio – il selfie di Emilio Aprea – sono passata a quella di sinistra, l’ho ingrandita, l’ho gustata in tutta la sua bellezza: la rada del porto di Ponza è stata la più bella piscina del mondo con i suoi diversi livelli di fruizione, dal summariello che permetteva al bambino di familiarizzare col mare, agli scogli-trampolino per i tripli salti carpiati dei giovanotti atletici. Il Covid costringe luoghi e individui a scoprire e utilizzare risorse sottovalutate, ad affrontare con creatività scenari nuovi, ciascuno nel suo ambito, ciascuno per la propria sfera di competenze: la cuoca più inetta ha dovuto rinunciare alla comodità della pizza da asporto ed è diventata maestra di lieviti e farine; chi ha avuto la fortuna di conservare il proprio lavoro ha dovuto imparare in fretta e furia a declinarlo secondo le regole dello smart working… c’è speranza per tutti. Gli esperti ci hanno spiegato che i problemi possono, devono tradursi in opportunità. Queste banalità pensavo pochi giorni fa, mentre il telefonino continuava a scaricare messaggini e io, guardando la provenienza, stabilivo automaticamente l’azione: cestinare, scorrere velocemente, rispondere, archiviare per rileggere più tardi. Poi una riga orizzontale netta, cattiva, beffarda, tutt’altro che un innocente segno di separazione; nella mezza pagina inferiore si parla del mio corso di archeologia che prosegue, proponendo varie residenze imperiali: la Capri di Tiberio mercoledì scorso, la Domus Aurea di Nerone ieri, la residenza di Domiziano a Castel Gandolfo tra qualche settimana; il territorio è ricco, siamo pur sempre ad Alba Longa. I relatori- in genere soprintendenti e storici dell’arte- si soffermano anche sui tanti ostacoli che incontrano nel loro lavoro: la burocrazia, la mancanza di fondi, l’abusivismo; ovunque, il recupero dei beni pubblici non è mai cosa semplice, richiede competenza, tenacia, divulgazione continua, riflettori perennemente puntati sugli scempi compiuti e su quelli in corso d’opera. Qui di seguito, in formato .pdf, l’intera pag. 22 da “Il Giornale del Lazio” – 4-18 giugno 2020 – con entrambi gli articoli citati:
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