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E se il Coronavirus rappresentasse un’opportunità per Ponza?

di Arturo Gallia

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Vorrei condividere brevissime riflessioni, da forestiero, sia ben chiaro, che possano animare un po’ di dibattito costruttivo, anche con qualche lieve provocazione, ma sempre con le migliori intenzioni.

L’avvento e, soprattutto, gli effetti che il Coronavirus sta avendo e avrà sul settore economico e quello turistico in particolare sono a dir poco drammatici. Eppure, se in questa austera previsione si racchiudesse una luce, una possibilità di nuovo sviluppo per Ponza?
Siamo abituati ormai a schemi economici che riteniamo immutabili, eppure se provassimo a ridefinirli proprio la situazione emergenziale potrebbe rappresentare una grande opportunità.

Se ci fermiamo un attimo, se poniamo il bene pubblico davanti a tutto e al tempo stesso il bene e la tutela di tutti gli attori economici dell’isola, si potrebbe provare a ridefinire le linee di sviluppo e quindi le modalità con le quali affrontare la stagione estiva.
Che turismo vogliamo per Ponza? E, quindi, in quale futuro crediamo?

Ho letto di paure del tipo “se i bar chiudono a mezzanotte, quale caos succederà dopo?” (ho parafrasato, perché nel commento letto si parlava di orge…). Be’, facciamo in modo di decidere quali turisti e per quanto tempo debbano stare sull’isola. La movida dei “pariolini”? Le famiglie? Gli anziani? Il turismo da diporto? O forme integrate e target diversi? Non importa, ma l’importante è decidere cosa si vuole per l’isola, essere artefici del proprio destino, abbandonando facili forme di vittimismo.

Troppo semplice parlare dall’esterno? Sì, è vero, ma forse avere un punto di vista non coinvolto direttamente, un “interlocutore forestiero”, può essere utile.
Utopia? Non so prevedere il futuro, ma qualcuno che mi saprà rispondere sicuramente ci sarà, magari cum grano salis (o anche questa è utopia?).