- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Il Flegetonte… e gli altri

di Silverio Guarino
[1]

.

Me li ricordo ancora, avevano i nomi di fiumi: Sesia (grande affluente piemontese di sinistra del Po, 139,6 km di lunghezza), Tànaro (grande affluente piemontese di destra del Po, 276 km di lunghezza), Frigido (piccolo fiume della Toscana, 17 km di lunghezza) e, per finire, Flegetonte (quest’ultimo fiume di fuoco e di sangue dell’Averno descritto anche da Dante Alighieri nel Canto XII e XIV dell’Inferno).

Erano le navi militari “cisterna”, che trasportavano l’acqua potabile dalla terraferma all’amato scoglio negli anni ’50 e ’60, se ben ricordo. Arrivavano spesso di sera tardi, attraccavano alla “punta del molo” e i militari provvedevano al trasferimento del prezioso liquido.

Non era una manovra semplice, quella di far arrivare l’acqua, in quanto era necessario utilizzare delle “manichette di gomma-tela impermeabilizzata” lunghissime che venivano attaccate le une alle altre collegandole con sistemi metallici, fino a giungere all’imbocco dove l’acqua veniva immessa nel circuito del paese; davanti al negozio di De Luca, all’inizio di via Pisacane.

Ad ogni attacco delle manichette, lì dove c’era una “giuntura”, si verificava pressoché costantemente uno zampillìo di acqua, in quanto la chiusura non era mai perfettamente sigillata.

Durante tutta la nottata si provvedeva allo scarico dell’acqua; lentamente gli scafi delle navi cisterna si sollevavano per la perdita del carico; la linea di galleggiamento arrivava decisamente in alto tanto che la nave stessa perdeva il suo consueto aspetto “acquattato” ed usciva fuori dai flutti.

Così, costantemente, queste navi (grigie color militare) hanno portato l’acqua alla nostra isola, prima che le attuali navi cisterna (le “bettoline”), non più “militari” succedessero nell’impegno trasportatore.

[2]

La nave-cisterna Cesare ancorata a Calinferno, in un periodo successivo a quello cui lo scritto si riferisce

Ma la mia curiosità non si è fermata ed è andata, grazie al web, a vedere un po’ di più e meglio chi fossero queste navi. Leggete un po’ e strabiliate: le ho ritrovate tutte e quattro!

[3]
Il Frigido al molo S. Vincenzo di Napoli

Dal sito della Marina Militare Italiana: Elenco delle navi “cisterna” in disuso

Flegetonte: origine USSYW-83-Sudtirol America (A5371), dislocamento 1.517 tonnellate, in servizio dal 1948 allo 01/08/1974. Lanciato come USSYW-95

Tànaro: origine USSYW-83-Sudtirol America (A5376), dislocamento 1.517 tonnellate, in servizio dal 1948 al 1986. Lanciato come USSYW-95

Sesia: origine Italia (A5375) dislocamento 1.460 tonnellate, in servizio dal 1934 al 1972.

Frigido: origine Giappone (!), dislocamento 405 tonnellate, in servizio dal 31/01/1931 al 1975. Per quest’ultimo, la seguente nota: Lanciato nel 1916 in Giappone (banchine Shirato Zozemsho – Osaka) come Takin Maru, distribuito nella Regia Marina Italiana come dragamine G.5. Dal 21/07/1921 trasformata in nave cisterna acqua come Frigido.

Si è appurato quindi che: Flegetonte e Tànaro erano “gemelle” e di origine USA; un po’ più piccola Sesia, nata in Italia; più piccola ancora il Frigido che era stato costruito nel paese del sol levante e che da lì fino da noi era venuto…

[4]

Una nave cisterna ancorata al molo, insieme ad un postale (il Margellina?); dall’assenza di prolungamento della banchina, si deduce l’epoca: anteriore a quella delle altre foto. Si può vedere la Caletta, com’era prima che la distruggessero!

Ricordate il Frigido con quel suo curioso e persistente sbuffare quando scaricava l’acqua, che è stato interpretato onomatopeicamente dai ponzesi come: “t’un fizz’, t’un fizz’, t’un fizz’, t’un fizz…”, cui corrispondeva una risposta di un altro natante: ’nt’i pacch’, ’nt’i pacch’, ’nt’i pacch’, ’nt’i pacch’…”.
Il Frigido portava sul fumaiolo uno strano copricapo che assomigliava molto al coperchio di una pentola che bollendo, lo faceva sobbalzare ritmicamente, ricordate?

E mi fermo qui. Per ora.

***

Integrazione del 20 maggio 2020 

Del “Frigido” e di come avvenivano le operazioni per lo scarico dell’acqua dalla nave cisterna alla piscina della Dragonara recuperiamo, su segnalazione di Isidoro Feola, un bel racconto di Silverio Schiano pubblicato sul sito il 22 giugno 2011
all’interno dell’articolo Nostalgia di Ponza [5]

[6]