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Il meglio dai media (17). Il passato è una foresta pietrificata. Come ne usciremo?

Estratto e commento a cura di Tano Pirrone
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Stefano Cingolani, vagante penna di prestigio, approdato al porto vivace de Il Foglio dopo peregrinazioni odisseiche, dice la sua, da competente osservatore della politica globale, sullo stato attuale e sugli sviluppi possibili degli assetti di potere mondiali: dall’America alla Cina, dalla Russia alla Germania, dagli Emirati al Regno Unito; chi voleva lo scettro della leadership mondiale è stato sconfitto dalla pandemia. Siamo all’inizio di una trasformazione epocale: sulle macerie scende il crepuscolo, lo spegnersi della luce per quelli che si erano creduti, e tali molti li avevano creduti, veri e propri dei.

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Il presidente americano Donald Trump è in piena campagna elettorale in attesa delle elezioni di novembre (foto LaPresse). Dall’articolo su Il Foglio

Il crepuscolo degli dei

di Stefano Cingolani
Da Il Foglio Quotidiano, sabato 16 e domenica 17 maggio 2020

Il triangolo su cui era fondato l’equilibrio instabile del mondo (quello delle grandi potenze, Stati Uniti, Cina e Russia) è andato in pezzi; le Istituzioni che avevano costruito e, in qualche modo, garantito l’ordine mondiale (Onu, Organizzazione mondiale per il commercio e Fondo monetario internazionale) «sono deboli, divise, afone e impotenti». Sulla pandemia i governi sono in disaccordo su tutto: ognuno ha la propria teoria, che garantisce come buona e comprovata su origine, natura e metodi per combatterla. Il modo migliore perché sui litiganti vinca la pandemia, questa o la prossima o qualunque altra cosa possa avvicinarsi, anche in termini di metafora alla pandemia.

La parte dello scemo più scemo è intestata al capo della Casa Bianca: il «paese più ricco e potente, il vincitore della Guerra fredda, l’artefice della globalizzazione, il leader indiscusso delle tecnologie digitali, il signore del dollaro, vera e unica moneta mondiale, guida la luttuosa classifica delle vittime. American First è diventato un macabro slogan». Macchietta grottesca, è riuscito a gettare fango e sabbia negli ingranaggi del sistema, incapace di gestire l’emergenza; supportato dal più grande degli esperti nel campo epidemiologico, lo scienziato Antony Fauci campione nella lotta all’Aids, ha tentato di ridicolizzarne l’immagine, rimanendo immerso fino al ciuffo nel ridicolo. Non si sa ancora quando le elezioni presidenziali si svolgeranno: sarà comunque una lotta fra ombre e l’ombra più fitta copre il suo immediato futuro. Dall’ombra emergono, a contrasto, le autonome forze delle multinazionali: «Big Data, Big Pharma, Disney e Netflix non solo resistono, ma si rafforzano». Inoltre, se Trump non dovesse prevalere il principe saudita Mohammed bin Salman si troverà a fare i conti con i democratici già alleati dell’ex principe ereditario Mohammed bin Nayef, arrestato dall’attuale despota e fatto sparire.

Sul «grande ossimoro della storia», il “comunismo capitalista” scende l’abituale coltre di nebbia, che copre anche le difficoltà economiche e finanziarie, che per la prima volta dai tempi lontani di Mao – era il 1976 – la vede in preoccupante decrescita. Se da un lato si hanno segnali di controllo e gestione della crisi, dall’altro si attribuisce a Wuhan lo stesso impatto che ebbe Chernobyl per l’Orso sovietico: velocizzazione della perestrojka e conseguente dissoluzione dell’ordine politico già profondamente minato al suo interno.
L’analisi che Cingolani presenta si sviluppa dalla morte del Grande Timoniere fino a Xi Jinping, che cerca di gestire al meglio «la contraddizione sempre più palese tra forze produttive e rapporti di produzione».

In Russia si è svelata la sua debolezza economica; gli oligarchi sono in realtà dei boiardi la cui ingente ricchezza si basa non sulla produzione di merci, ma sul controllo delle risorse energetiche e minerarie. Non ci sono merci russe sui mercati mondiali e si è costretti ad importare beni alimentari di primaria importanza. La gestione della pandemia sembra essere stata fallimentare ed ogni giorno si hanno notizie di aggiustamenti verso l’alto dei dati ufficiali.

Boris Johnson ha sbeffeggiato l’Italia e nel momento in cui sognava di uscire dall’Europa per conquistare il mondo, s’è beccato il virus ed ha rischiato di restarci secco. Ha preso cantonate su cantonate: il suo Paese è schizzato in testa alle classifiche ed ha indossato la maglia nera del campionato europeo “Covid-19”. In compenso la genialata della Brexit che doveva rilanciare l’Inghilterra da corpo estraneo nella Comunità europea al magnifico e innovatore sovranismo anglosassone si è rivelata un disastro economico e istituzionale che s’aggiunge al disastro sanitario. Il tardo epigono di Winston Churchill, vista indebolire anche la tradizionale politica filo araba a causa del collasso delle quotazioni del petrolio, che ha minato anche i profitti dell’Aramco (la più grande compagnia petrolifera del mondo e tradizionale cassaforte della famiglia reale), ha volto la prua verso il Commonwealth.

La Germania, forte della forza ritrovata da Mutti, l’Angela Merkel dalle mille risorse: il sistema sanitario ha retto, grazie all’inappuntabile organizzazione e alla disponibilità di mezzi; rifornimenti fatti in tempo (non possono vantare la disponibilità folkloristica di un geniaccio della stazza di Arcuri, buon per loro), disponibilità finanziarie e volontà palese di mantenere in piedi la Comunità europea (un’Europa in rovina non conviene a nessuno, neanche ai tedeschi, qualunque cosa dicano improvvisati commentatori sempre infieliti contro la locomotiva tedesca).

«La pandemia sta accelerando processi, innovazioni, cambiamenti che covavano già da tempo, il mercato mostra la sua resilienza mentre lo stato salva-tutto viene dilatato fino a lacerarsi. Noi ragioniamo in termini di governi, partiti, presidenti, che sono ceppi di una foresta pietrificata, mentre la vita percorre nuovi sistemi , basati sulla scienza, l’informazione, l’innovazione, strutture trans-economiche e trans-nazionali: saranno loro forse a prevalere. Tuttavia nessuna grande trasformazione può avvenire nel vuoto.
Nel luglio del 1944 i paesi alleati contro il nazismo e il nazionalismo nipponico si riunirono a
Bretton Wood [3] sotto l’egida americana. Non avevano ancora vinto la guerra, ma avevano già gettato le basi del nuovo ordine mondiale. Chi oggi saprà fare lo stesso?»

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 La cavalcata delle Valchirie. Cesare Viazzi (1857-1943)

Immagine di copertina e qui sotto. Messa in scena de Il crepuscolo degli dei (Götterdämmerung, di Wagner); Lianqing Ma, Designer; 1-9 luglio 2017 – Taipei, Taiwan

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