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Una canzone per la domenica (94). Del macigno nel cuore

Segnalato da Tano Pirrone
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Semplicemente riporto un breve articolo di Roberto Vecchioni ripreso da la Repubblica dello scorso 10 maggio che ha messo un macigno anche nel mio cuore. Senza toglierlo di là, provo a trasferirlo anche nel cuore dei lettori di Ponzaracconta.

In ricordo degli Yorum
Ho un macigno nel cuore
di Roberto Vecchioni (*)

In questi giorni che tutti i formaggi, i sughi pronti, gli assicuratori, i detersivi, i bancari, i concessionari si scoprono ad amare come non mai gli italiani che devono comunque comprare per essere felici; in questo semicomico affollarsi di spot che assicurano “tutto andrà bene” ed esibiscono bambini ignari col cioccolato in bocca; in questi giorni che dobbiamo sorbirci su ogni possibile canale stereotipi, ovvietà sesquipedali, stronzate minimali da audience peloso e mascherine così o colà e un metro, un metro e mezzo di distanza e vado al mare o non ci vado, senza nemmeno perderci la sceneggiata parallela di due esimi uomini di legge che “vengo anch’io” “no tu no” e “ah sì? Allora lo dico a tutti”; in questi giorni che come ti muovi sbagli e che il virus c’è e poi c’è ma di meno e il liberismo dopo aver ucciso mezzo mondo sta pure suicidandosi, nessuno, dico nessuno, ha nemmeno per un istante pensato di segnalare che tre ragazzi, tre musicisti, in un Paese non lontano, stavano morendo volontariamente uno per volta in un terrificante sciopero della fame per qualcosa che chissenefrega se si chiama libertà.

Il gruppo musicale è quello degli Yorum. Poco importa se fossero bravi o no. Cantavano un tipo di protesta civile dai toni nemmeno poi così accesi, ché se avessero esagerato, lì in Turchia, forse sarebbero morti prima.
Cantavano parole che noi siamo abituati ad ascoltare da De Gregori, Guccini, perfino da Celentano.
Raccontavano sogni e voglia di vivere insieme, parlavano di uguaglianza, fratellanza, roba che, a eccezione di CasaPound, perfino la nostra destra fa finta di crederci.
Il signor Erdogan si sveglia un mattino che non è quello di Bella Ciao e si chiede “a chi posso rompere le scatole oggi?”. Mette su quattro prove false per dimostrare che il Grup Yorum è affiliato a un movimento rivoluzionario (cioè che non la pensa come lui) di estrema sinistra e gli proibisce di esibirsi in pubblico.

Io ho un macigno dentro il cuore. Chi non è attore, musicista, saltimbanco non sa e non può sapere cosa significhi quel mondo che hai di fronte da un palco e conosci soltanto dai rumori e dai sospiri, dagli urli e dagli applausi, perché le luci che hai in faccia ti accecano.
Per un artista la folla è la vita. Se tolgo a un artista quel palco o una piazza è come a una farfalla le ali, è come togliergli l’anima: chiedetelo al Suonatore Jones di Fabrizio, chiedetelo al Caruso di Dalla.
Questi tre ragazzi si sono fatti mesi e mesi di sciopero della fame, perché senza l’anima del corpo non gliene fregava niente.
Nessuno del grande Occidente si è fatto vivo. Nessuno si è alzato, ha urlato in qualche fottuto congresso dove si ciarla solo di Pil, di spread, di Dow Jones. Ai media figurarsi, non faceva audience.
L’ultimo, Ibrahim Gökçek, è morto dicendo «ci avevano lasciato solo i nostri corpi per combattere».

Quel macigno che ho nel cuore per un simile mondo si chiama vergogna, noia, paura, schifo, viltà, indifferenza e disperazione. Senonché Ibrahim, morendo, ha tradotto tutti questi “si chiama” in amore.

(*) Roberto Vecchioni è cantautore, scrittore, ex insegnante e accademico

Un pezzo degli Yorum da YouTube:

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YouTube player

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In mancanza di informazioni controllate, o di prima mano, riporto le informazione sul gruppo riprese da Wikipedia:
Grup Yorum (in turco: commento) è un gruppo musicale turco fondato nel 1985. Ispirati agli Inti-Illimani dei primi anni del 1980, suonano un genere musicale definito Halk Müziği.
Prodotti da Kalan Muzik, famosi in Turchia ed anche all’estero, hanno pubblicato venticinque album tra il 1985 e il 2020 con oltre due milioni di copie vendute e nell’arco di un ventennio si sono esibiti in Germania, Austria, Australia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Inghilterra e Grecia.
Il Grup Yorum si riconosce nell’area socialista Internazionalista, contraddistinguendosi per i testi socialmente impegnati: a seguito di ciò il gruppo è stato perseguitato dal governo turco, impedendo loro di fare concerti e la vendita dei loro dischi e successivamente incarcerandone i membri con l’accusa di terrorismo.

Storia
Nel 1985, quattro amici nell’Università di Marmara hanno formato il Grup Yorum, con una formazione variabile: infatti, man mano che i membri del gruppo venivano perseguitati ed arrestati a causa dei testi delle loro canzoni, diversi musicisti si avvicendavano sul palco.
L’ultimo concerto dal vivo del gruppo risale al 2015, prima che fosse loro impedito di suonare dal governo turco. Successivamente numerosi membri del gruppo sono stati incarcerati con l’accusa di terrorismo ed accusati – senza prove ma solo in base a testimonianze estorte con la tortura – di essere collegati anche militarmente al Fronte rivoluzionario liberazione popolare, con pene che arrivano sino all’ergastolo, nonostante essi dichiarassero di non essere affiliati a nessuna organizzazione politica.
Nel 2019 alcuni membri del gruppo hanno iniziato uno sciopero della fame per protesta contro la propria detenzione ritenuta illegittima: a seguito di ciò sono morti nel 2020 dopo 288 giorni l’attivista e cantante turca Helin Bölek e Mustafa Kocak, ambedue di 28 anni di età.
Il 7 maggio 2020, dopo 323 giorni di sciopero per la stessa causa, é morto anche Ibrahim Gökçek, il bassista del gruppo, all’età di 40 anni. Lo sciopero ha coinvolto anche due dei loro avvocati difensori.

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Da il Manifesto del 7 aprile 2020
Helin e Mustafa, volti della lotta dei prigionieri turchi [4]
In link all’articolo

[5]

Da il Manifesto del 25 aprile
Dieci mesi a digiuno, Mustafa se ne va 20 giorni dopo Helin
In file .pdf : Manifesto. Internazionale.Mustafa Kocak [6]