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Epicrisi 279. Delle incertezze pandemiche ed economiche

di Rosanna Conte

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Ormai siamo alla fine delle prime due settimane di apertura dopo il lockdown e sembra che, almeno per la nostra regione, la situazione sia diventata più calma. Ciò che invece ci agita, adesso, è il problema economico.

Già molte famiglie ponzesi hanno subito danni e per molte altre ancora non si sa come andrà a finire, vista l’incertezza della stagione turistica. Sarebbe proprio il momento opportuno per inventarsi qualcosa e recuperare in autunno quanto si è perso in primavera. Dovremmo essere in grado di realizzare una prova di diversificazione delle offerte turistiche della nostra isola da sviluppare per il futuro, invece di puntare solo e soltanto a tirar fuori soldi dalle tradizionali attività estive, caso mai aumentando ancora i costi per chi si azzarda a venire a Ponza. Una selezione del turismo non passa solo per l’aumento dei prezzi, ma, assolutamente, passa attraverso una offerta qualitativa di livello in tutti gli ambiti del settore sia pubblici che privati. E Ponza credo che, pur avendo delle punte di ottimo livello, non ha un tessuto diffuso per reggere un simile cambiamento di target.

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Questo dovrebbe essere, oggi, l’oggetto della discussione, di un’ampia discussione, fra le forze economiche dell’isola, fra loro e l’amministrazione; ma così non è. La chiusura della Pro Loco, Chiusura ufficio Pro Loco [3]di Ponza, che avrebbe dovuto essere lo strumento principale per raccogliere e veicolare le offerte della nostra comunità, ci dice che siamo alla frutta. E’ pur vero che è grave che l’amministrazione non sia stata in grado di relazionarsi con essa, ma è altrettanto grave che gli imprenditori locali che ne erano parte, non abbiamo proposto azioni rilevanti e innovative per migliorare il tessuto socio-economico e acquisire l’autorevolezza necessaria ad imporsi.

E’ questa una situazione sintomatica di come manchi una visione d’insieme, manchi la capacità di discutere, confrontarsi. Come scrive Franco De Luca, Scienza e coscienza [4], se la discussione persegue la finalità di far prevalere la propria opinione senza la disponibilità a riconoscere che le idee degli altri possano essere anche migliori, non c’è democrazia, ma io aggiungo che purtroppo non c’è scampo. Se il dialogo non c’è o è imbastardito secondo i modelli propinati dai talk show, manca il luogo della fiducia nell’intelligenza dell’altro, manca la possibilità di immaginare una condivisione costruttiva ed anche il coraggio di esprimere le proprie idee.

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Ponza racconta istruzioni per l’uso. Astenersi perditempo [6]può essere letto proprio come un momento di chiarimento di una situazione intricata in cui, secondo la peggior retorica, si utilizza l’offesa gratuita invece che il ragionamento sui fatti. Chi agisce in questo modo ha necessità di affermare il proprio io, il proprio potere e parte dalla superiorità, che ritiene inconfutabile, delle proprie affermazioni. Manca qualsiasi apertura al dialogo a cui Ponzaracconta è sempre stata aperta.

L’accorato e dignitoso articolo di Sandro Vitiello, Cala Fonte, una vergogna ponzese [7], era l’occasione per sviluppare un dibattito sulle difficoltà e/o incapacità di questa amministrazione a risolvere un grosso problema, indicando espressamente gli ostacoli, le inefficienze o la scarsa volontà, ma è stato percepito come una resa dei conti. E’ molto divertente, ma piuttosto inutile guardare al dito e non alla luna.

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Sagacemente, in Finalmente [9], ‘zi Ntunino ha almeno indicato, con le sue metafore, uno dei punti di debolezza che ha condotto l’amministrazione a questo punto. Vincenzo, invece, nel suo commento a Una buona notizia per Chiaia di Luna [10], ha puntato a rilanciare il problema chiedendo una bussola per comprendere da quale lato stesse la verità.

Purtroppo la verità dei fatti è sempre difficile da cogliere e spesso si preferisce la scorciatoia della generalizzazione per arrivare a rapide conclusioni, uno strumento superficiale che, proprio per questo, fa veicolare facilmente le idee ed è molto adatto alle strumentalizzazioni. L’articolo di Tano Pirrone, Diamoci pure del tu. Ancora su La repubblica [11], ci ha dimostrato come poi sia faticoso smontare pregiudizi basati proprio sulle generalizzazioni: ci vuole impegno, determinazione e capacità argomentativa.

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Altro elemento che blocca il dialogo è la mancanza di fiducia nelle parole dell’altro perché si ritiene che ognuno pensi a tirare l’acqua al proprio mulino. L’individualismo serpeggia a tutti i livelli, anche fra i più poveri: ognuno pensa per sé. Potrebbe non essere un luogo comune, come vorrebbe spingerci a pensare Giuliano Ferrara in Il meglio dei media (16). Un primo bilancio: positivo [13], ma, se andiamo oltre le parvenze, risulta vero quanto affermato da Giuseppe Mazzella in Ischia. La fine del liberismo, ovvero quando l’economico non è sociale [14]: la sete del profitto cancella il sociale e con esso anche il valore della solidarietà che stiamo decantando in questo periodo di pandemia e che scomparirà subito, appena ci sarà l’arrembaggio alle attività economiche. La terza via, l’intervento dello Stato nel sociale è l’unica garanzia che non ci siano ceti schiacciati. Ma così non è stato.

Negli ultimi trenta o anche quaranta anni il liberismo ha soppiantato qualsiasi idea di intervento pubblico, e questo solo nei confronti degli ultimi perché per le grandi industrie sono stati sperperati miliardi nei diversi tentativi di salvataggio. Tutto questo, purtroppo, ci proietta molto indietro nel tempo, come suggerisce a Sandro Vitiello la vicenda narrata in Quando muore un pescatore… [15]

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Se nelle nostre isole passa il progetto di un turismo estivo a numero chiuso, come riporta l’articolo Ponza e Ventotene. Collage di articoli dal Messaggero di oggi [17], come sarà gestito? Chi ci guadagnerà?

Probabilmente conviene cercare strade completamente nuove a chi ha poche possibilità di inserirsi in una spartizione che utilizzerà una concorrenza spietata e vedrà vincere i più forti e i più furbi. In ogni caso è vitale discuterne, come si faceva una volta, guardandosi negli occhi e non con rilanci di parole su fb.

Forse l’autenticità, cioè la corrispondenza fra il dire e il fare, fra l’essere e l’agire senza cedere a falsificazioni, insomma quello che una volta distingueva l’onorabilità delle persone, potrebbe accompagnare un nuovo cammino.  Guardando Ulissea, il corto ponzese premiato come migliore produzione [18], [18]il bel lavoro in cui i nostri giovanissimi hanno recitato, cogliamo un po’ il senso di queste corrispondenze: la gestualità e gli sguardi che incrociamo in questo corto, ci raccontano dello sforzo di esprimere la corrispondenza fra gesti e azioni davanti alla videocamera.

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L’arte è sempre stata una grande educatrice perché fa crescere i sentimenti, perché ne vaglia la sincerità e la contraffazione mettendoli in gioco in tutte le situazioni possibili. Patrizia Montani ce lo suggerisce parlando di due opere in cui i protagonisti vivono in un contesto epidemico come il nostro: In tema di epidemie…Il velo dipinto, il libro, i film [20] e Altre epidemie: il colera e l’amore [21].

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Nella settimana di Ponzaracconta molti sono stati i sentimenti messi in moto dai diversi articoli, nonostante la pandemia. Silverio Lamonica, in Per la giornata della mamma [23], si è preoccupato di non lasciare le mamme senza una poesia dedicata e ci ha comunicato la notizia che ci sarà una traduzione in inglese di “La Galite”, “La Galite” in versione inglese [24]; Ilaria D’Atri ha provato la soddisfazione di aver vinto il dottorato a Brighton e naturalmente l’abbiamo provata anche noi tutti, Le notizie belle. Dottorato di ricerca per Ilaria D’Atri [25]; Silverio Guarino, con la piacevole leggerezza che lo contraddistingue, Il traversone [26], ci ha fatto fare un affondo in un mondo passato, quando in piazza c’era la Zi’ Capozzi, e si giocava a carte nei tempi morti; Luisa Guarino in Una canzone per la domenica (93). Se i pinguini Tattici scoprono Rino Gaetano [27]usa la mediazione canora per farci cogliere la molteplicità e ricchezza dei sentimenti che attraversano la complessità del quotidiano; né poteva mancare la fede, compagna consolatrice nei momenti di dolore e paura, specie se si tratta della co-patrona di Ponza, Buona festa di S. Domitilla [28]; anche la delusione dopo l’accanito rincorrere i voti on line per non avercela fatta nella gara di Visit Lazio, Ancora poche ore per votare [29], è fra i sentimenti che abbiamo provato durante questa pandemia.

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La ricchezza di sentimenti aiuta a sentirsi empatici, a mettersi nei panni altrui e vorrei tanto credere che nella prossima estate, così carica di incertezza, non si allargherà ulteriormente il fossato fra i deboli e i potenti, fra i piccoli e i grandi.

Ma perché questo non avvenga, non è sufficiente incrociare le dita: bisogna intervenire ognuno secondo le proprie possibilità.