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Si riparte

di Francesco De Luca

[1].

È un auspicio… Un obiettivo? È una domanda carica di dubbi!
Venendo dietro alla mia indole e al mio impegno voglio additare uno strumento che mi sembra possa rappresentare una sicura ri-partenza per i Ponzesi: Il Piano Regolatore comunale.
Quello precedente (1983) è stato ampiamente superato dalla realtà urbanistica isolana. La quale, contravvenendo alle imposizioni di quel Piano, ha stravolto le direttive per l’abitabilità delle zone, le cubature, i piani architettonici, quelli paesaggistici, rendendo quel Piano ampiamente superato.
Mettere mano per aggiornarlo, come si accinge a fare l’Amministrazione attuale, è opera meritoria. Lo dico da semplice uomo della strada. Per queste ragioni.

[2]

a) – I nuclei abitativi dei quartieri e dei rioni si sono ampliati non soltanto quantitativamente ma anche disordinatamente. A causa della pressione all’origine delle nuove costruzioni ovvero l’abusivismo. Il quale non ha risposto in nulla ai dettami dell’estetica, della funzionalità, del prospetto futuro dell’isola. E dunque, se si vuole incorporare l’abusivo entro planimetrie architettoniche cittadine, è questo lo strumento da adoperare. L’adeguamento del Piano Regolatore alla realtà urbana, a mio parere eliminerebbe tantissimi contenziosi pendenti fra i cittadini e l’Amministrazione. Ossia abolirebbe l’abusivo, non sanandolo ad occhi chiusi, bensì secondo criteri di utilità e di estetica cittadine, di buon senso e di legalità. Non un colpo di spugna bensì un atto mirato e circostanziato, legittimo e risolutore. Porterebbe sicurezza giuridica ai cittadini e porterebbe pace, togliendo astio e diseguaglianza. E inoltre metterebbe i giusti paletti per il percorso urbanistico futuro. E qui si va alla seconda ragione.

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b) – Definire il quadro urbanistico anche in prospettiva è bene. Vuoi perché smussa le armi a chi vorrebbe ripercorrere le vie dell’abusivismo, vuoi perché proietta il paese verso le esigenze di un futuro che va delineato. Specie per le strutture sociali di cui il paese ha penuria.

Ripensare in quale modo sia possibile migliorare le strutture sociali affinché l’infanzia possa crescere senza deprivazioni. E poi interrogarsi su cosa possano avere bisogno gli adolescenti in un’isola per non sentirsi handicappati al confronto coi coetanei in continente. Infine trovare risposte in termini di strutture sociali ai vecchi.
Infanzia, adolescenza, vecchiaia: queste tre fasi dell’esistenza dovrebbero trovare ricetto negli intendimenti di chi vuole assicurare la permanenza alla comunità isolana .
Per quanto attiene all’aspetto economico un posto di interesse obbligato ha la costituzione di un porto turistico a Le Forna, e la valorizzazione di tutta la contrada (ne ho parlato in un precedente articolo ).
La presenza di una darsena implicherebbe una serie di servizi in grado di garantire maggiore residenzialità.

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Non voglio dare l’impressione di possedere strumenti cognitivi per suggerimenti di ingegneria cittadina e di architettura urbana, perciò mi fermo qui.
Avvertendo per ultimo di non sprecare questa opportunità per giochi di potere. Il Comune di Ponza già ha visto come taluni strumenti urbanistici nel passato siano serviti per favorire alcuni. Sempre a danno della comunità. Tant’è che nei confronti degli Uffici Urbanistici da parte della popolazione si nutre un disagio morale giacché la fiducia è venuta meno.
L’opportunità che si offre non va sprecata, anzi, va colta per un percorso amministrativo di ri-partenza per l’isola di Ponza.