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Epicrisi 277. E ritornammo a veder le stelle

di Sandro Vitiello

 

Buona domenica a tutti.
Da domani si potrà mettere la testa fuori casa e forse sarà un po’ complicato ricominciare.
Ma bisogna ricominciare, con tutte le cautele ma dobbiamo ritrovare il nostro vivere come comunità.
Siamo quello che siamo perché abbiamo scelto di condividere la nostra esistenza come persone civili; è il nostro destino.

Parliamo del nostro piccolo mondo, parliamo degli scritti apparsi sulla nostra pagina in questa settimana appena passata.
Iniziamo con la comunicazione che il sedici aprile scorso la giunta comunale della nostra isola ha deliberato di procedere alla redazione della variante generale al Piano Regolatore Generale di Ponza che risale al 1983.
E’ un passaggio importante  perché con questo strumento si decidono le nuove regole per gestire il territorio dell’isola. Bene ha fatto il consigliere comunale Carlo Marcone a inviare una nota in cui sollecita il più ampio concorso di idee nella redazione del nuovo piano.

Se è vero che l’incarico sarà affidato a professionisti che trasformeranno in legge le esigenze della comunità, è altrettanto vero che quanto sarà scritto sarà il prodotto di indicazioni e volontà che verranno espresse prima di affidare l’incarico.
Queste volontà potranno essere partorite dalla mente del singolo amministratore, da un comitato d’affari che cercherà di condizionare il futuro dell’isola per trarne profitto o da esigenze espresse dalla comunità, attraverso un dibattito, il più ampio possibile. Si tratta di scegliere e decidere chi avrà voce in capitolo.
Si tratta di capire se Ponza è ancora un’isola che cerca di tutelare gli interessi di quanti hanno scelto di viverci costantemente e di valorizzare la sua bellezza unica oppure se lasciare campo aperto a chi pensa a progetti di natura speculativa.
Staremo a vedere; sapremo vigilare.

Emilio Iodice ci ha segnalato il suo ultimo libro “Liberazione” dove racconta le storie di quanti – partigiani italiani e soldati alleati – hanno messo in gioco la loro esistenza per liberare il nostro paese dalla tirannia nazi-fascista.

Bene ha fatto Franco de Luca a ricordare che il risultato più concreto della lotta di Liberazione è stato quello di scrivere la Costituzione dello stato repubblicano italiano. A Galli Della Loggia che qualche anno fa ricordava in una serie di incontri a Cesano Maderno, nel settantesimo della Liberazione, che la nostra Costituzione è retorica in tanti passaggi, diversi tra i partecipanti risposero che l’attualità di quel documento è dimostrata soprattutto dagli strumenti che ancora oggi ci dà per tutelare le nostre libertà e i nostri diritti.
E ritornano in mente le parole di Pietro Calamandrei nel 1955 quando, in una serie di incontri con studenti universitari, raccontò la nostra Costituzione. Vi proponiamo due frasi:
“Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”
«La Costituzione, vedete, è l’affermazione, scritta in questi articoli che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune: ché, se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. È la carta della propria libertà, la carta, per ciascuno di noi, della propria dignità d’uomo».

Belli gli scritti di Pasquale Scarpati che si lascia andare a ricordi e considerazioni attraverso gli scritti “I quattro silenzi dell’isola”. Li trovate a questi link: il primo e il secondo.

Leggiamo anche la risposta dell’assessore Michele Nocerino  a Mimma Califano che, con due scritti, aveva precisato la vicenda Zannone portandoci a conoscenza dell’iter e rivendicando  il suo importante ruolo in questa vicenda.

Non fosse altro che per dare un minimo di senso a tutte le ingiurie che costantemente si piglia, Mimma, dal fu sindaco Vigorelli.
Lo scritto di Nocerino si spiega solo se sta programmando il suo futuro da sindaco dell’isola, altrimenti, credo, non bastano tutti i suoi argomenti – nobili propositi, solidali intenti, lavorare spalla a spalla per decine e decine di notti – ad alleggerire un confronto aspro che lui ha esasperato rivendicando a sé tutti i meriti.

Si avvia alla conclusione l‘importante contributo di Biagio Vitiello che, grazie al libro “L’ile de la Galite” di Achille Vitiello, ci ha raccontato l’incredibile storia di una piccola comunità ponzese, di fronte alle coste dell’Africa.

La memoria è importante e il dialetto è parte della memoria; un bel contributo attraverso questo scritto.

Sandro Russo ci riporta all’attualità nazionale domandandosi cosa succede al maggiore quotidiano nazionale: La Repubblica. Staremo a vedere.

L’argomento virus è ovviamente ancora presente ma, per fortuna, non è più così ossessivo.
Piano piano ritroveremo una parvenza di normalità anche se ho paura che quel mondo e quelle relazioni che ci appartenevano fino a pochi mesi fa dovremo aspettare parecchio prima di rivederlo e riaverle.
Ne scrivono con diverse sensibilità Tano Pirrone, Patrizia Montani e ancora Tano Pirrone parlando del documento della CEI che si mette a litigare con il governo che non ha ancora autorizzato a riaprire le chiese per le funzioni religiose.
Per fortuna ci ha pensato papa Francesco a ricordare che la chiesa non ha interesse a veder crescere la pandemia.

Meno male che è arrivato lo scritto “Antologia delle bufale…” a ridimensionare  quanto messo insieme con le congetture di Enzo Pagano, “Il mondo che verrà”.
Ponzaracconta
, come dice Sandro Russo in un commento a questo testo, ha grande rispetto per tutti i suoi collaboratori, ma ciò non significa condividerne il pensiero.

E per chiudere ricordiamo che venerdì è stato il Primo Maggio, la festa dei lavoratori.
Per la prima volta, dalla fine della seconda guerra mondiale, nel nostro paese non c’è stata neanche una manifestazione pubblica.
Dobbiamo tutelare la nostra salute.
Ne ho scritto io, ne ha parlato Rosanna ricordando la storia della canzone simbolo del Primo Maggio: l’inno dei lavoratori.
E ne ha scritto anche Adriana Terzo.
Molto bello lo scritto di Rita Bosso quando ricorda i Primo Maggio ponzese, partendo dalla foto di un giovane confinato nella nostra isola.

E chiudo con le parole di Angelo Poliziano, poeta e drammaturgo del quindicesimo secolo, che poi sono diventate parte di una bellissima canzone di Francesco Guccini.

Buona domenica a tutti

Ben venga maggio
e ‘l gonfalon selvaggio!

Ben venga primavera,
che vuol l’uom s’innamori:
e voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,
vi fate belle il maggio…

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